accogliere
. In senso proprio, come " ricevere " una persona con un particolare atteggiamento (in D. sempre favorevole) dell'animo, è usato in Pg XIV 6 (dolcemente... acco'lo, suggerisce Guido del Duca a Rinieri da Calboli, riferendosi a D.), Pd XI 12 con Bëatrice m'era suso in cielo / cotanto glorïosamente accolto, XXV 23 (a proposito di s. Giacomo e s. Pietro) così vid'io l'uno da l'altro grande / principe glorïoso essere accolto. In Pd XXX 53 è detto delle anime dei beati accolte da Dio nell'Empireo con un fulgore di luce; cfr. l'uso di ‛ accoglienza ' in questa stessa accezione. Così in Pg VII 90.
Nel senso di " raccogliere ", " radunare ", " mettere assieme ", appare in Cv IV XII 10 (detto delle ricchezze), e in If XIV 114, riferito alle lagrime del Veglio di Creta le quali, accolte, fóran quella grotta; così in IV 9 la valle d'abisso dolorosa [l'Inferno] / che 'ntrono accoglie d'infiniti guai, e Vn XXXV 2 una gentile donna... mi riguardava sì pietosamente... che tutta la pietà parea in lei accolta. Analogo è il significato di ‛ accoglitore ' in If IV 139. In antitesi con ‛ vigliare ' (secondo il significato che a questo verbo danno molti commentatori antichi e moderni) è in Pg XVIII 66 Quest'è 'l principio là onde si piglia / ragion di meritare in voi, secondo / che buoni e rei amori accoglie e vglia, " idest recipit et expellit " (Benvenuto).
Singolare l'uso di If XXX 146 se più avvien che fortuna t'accoglia / dove sien genti in simigliante piato : si tratta di azione causativa e vale " far capitare ".
Controverso è il senso di If VIII 24 Qual è colui che grande inganno ascolta / ... e poi se ne rammarca, / fecesi Flegïas ne l'ira accolta, dove il termine può essere inteso sia come " ricevuta ", " concepita " in seguito alla delusione sofferta, sia come " raccolta ", " rattenuta ", " compressa " (Andreoli, Torraca) : tra le due soluzioni appare però preferibile la prima, alla quale potrebbe portare il confronto con Vn XXXV 2 sopra citato.
Frequente l'uso pronominale, nel senso prevalente di " raccogliersi ", " radunarsi ", " riunirsi ", riferito sia a persone e a cose che a concetti morali: If XX 89 Li uomini poi che 'ntorno erano sparti / s'accolsero a quel loco; XXVIII 15 l'altra [gente] il cui ossame ancor s'accoglie / a Ceperan, dove indica, più esattamente, l'azione già compiuta: " si trova riunito "; e così anche in Pd XXXIII 104 'l ben, ch'è del volere obietto, tutto s'accoglie in lei (la luce del v. 100, cioè Dio); Rime XCI 42 e CII 37 (diverso il caso di If XXIX 100 Lo buon maestro a me tutto s'accolse, che vale " s'accostò "); Pd XIV 122 da' lumi che lì m'apparinno / s'accogliea per la croce una melode / che mi rapiva; Pg 114 Dolce color color d'oriental zaffìro, / che s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo, puro insino al primo giro: ma è da notare la particolare ricchezza e intensità dell'uso di a. in questi due ultimi luoghi. In entrambi, infatti, ha il duplice, complesso valore di " riunire ", " radunare " e " diffondere ", " espandere ": " esprime il diffondersi nello spazio e insieme l'unificarsi armonioso " (Sapegno) del suono e della luce. In Pd XXII 99, in varie edizioni moderne, anche nel Casella, che segue qui (cfr. Petrocchi, ad l.) il gruppo del Cento, s'accolse è variante di s'avvolse.
Da sottolineare, infine, l'uso in senso scientifico di a. in Pg XXV 46, ove D. illustra con estrema precisione il modo con cui il sangue dell'uomo " si unisce ", " si congiunge " a quello della donna, nel corso della generazione: Ivi s'accoglie l'uno e l'altro insieme, / l'un disposto a patire, e l'altro a fare.