ACCOLTI, Bernardo, di Benedetto (v.)
Nacque ad Arezzo probabilmente l'11 settembre 1458 e morì il 1° di marzo 1535 a Roma. Condotto ancora in fasce a Firenze dal padre, là trascorse la sua fanciullezza. Nel 1580 era a Roma, donde iniziò per un lungo periodo una specie di vagabondaggio poetico e un po' anche ciarlatanesco; cosicché egli riesce a brillare, accarezzato e applaudito a gara, nei più geniali ritrovi, nelle corti di Urbino, di Mantova, di Napoli e specialmente in Roma, in quella di Leone X. Più noto col soprannome di Unico aretino, godé larga fama alla fine del secolo XV e al principio del XVI come poeta estemporaneo, degno continuatore di quella lirica cortigiana, luccicante e arguta, che bene meritò l'epiteto di secentistica, e fu egregiamente studiata dal D'Ancona. Nelle sue rime "ci apparisce vivo e in azione, con quella sua posa fra sentimentale e aggressiva d'innamorato spasimante, assassino di duchesse, di marchese, di gentildonne fiorite, le quali, a sentirlo, andavano pazze addirittura di lui, mentre è probabile che talvolta se ne prendessero gioco". Scrisse anche una commedia, rappresentata nel 1493 per le nozze di Antiochio Spannocchi senese, intitolata, dal nome di sua figlia, Virginia, riduzione di una novella boccaccesca con uno sfondo di sacra rappresentazione, sul quale si proietta qualche figura di sapore moderno. I suoi scritti sono raccolti in Opera nova del preclarissimo messer B. aretino, scriptore apostolico et abbreviatore zoe soneti capitoli stranoti et una comedia recitata nelle solenne noze del magnifico Antonio Spanocchi nella inclyta cità di Siena, volume di cui la prima edizione uscì a Firenze, pare, nel 1513, ristampata a Venezia nel 1519 e più altre volte. Un manoscritto della commedia si conserva nella Biblioteca Nazionale di Firenze (Cod. Palat. 277). Alcune lettere dell'Unico sono a stampa con quelle di P. Aretino.
Bibl.: E. Guarnera, Bernardo Accolti, Palermo 1901; F. Gavagni, L'Unico aretino (B. A.) e la corte dei duchi d'Urbino, Arezzo 1006; F. Corsi, Un fenomeno della Rinascenza, in Rivista di Roma, III (1913), fasc. 3-5.