ACCOMODAMENTO
. L'atto dell'accomodare (lat. commodus) dell'adattare; anche accomodazione. È termine in uso nell'esegesi biblica. In maniera generale si riferisce all'uso di citare frasi e passi delle Scritture in un senso diverso da quello che hanno nel contesto, basandosi spesso su mere analogie di parole o anfibologie. La Chiesa sin dai tempi più antichi ha fatto largo uso di tale accomodamento (o adattamento), specialmente nelle composizioni liturgiche. Scrittori ecclesiastici, teologi, moralisti e predicatori di ogni tempo hanno usato e abusato di questo sistema: la Chiesa ha riconosciuto come legittimo l'uso ragionevole dell'accomodamento, ma ha condannato l'uso di testi biblici accomodati in ragionamenti profani, specialmente giocosi (Conc. Trid., sess. 4, De edit. et usu SS. LL.). Varie norme per evitare l'abuso dell'accomodamento scritturale sono state formulate dagli esegeti.
Ma, di fronte al problema della ispirazione divina della Scrittura, il concetto che Dio, nel dettare le frasi e le immagini di cui rivestiva la rivelazione, soprattutto in materia di fenomeni naturali, si accomodasse al livello intellettuale e morale tanto degli strumenti della rivelazione (profeti e scrittori sacri), quanto delle masse a cui la rivelaziom era diretta, si trova ripetutamente formulato nella tradizione esegetica dei Padri della Chiesa, specialmente se dediti all'allegorismo (v. allegoria). Con ciò non si faceva che attribuire a Dio il metodo stesso dell'etica-pedagogica dei filosofi antichi: la συγκατάβασις "condiscendenza", cioè il metodo d'insegnamento che si adatta ai bisogni, ai preconcetti della mente dell'alunno per condurlo gradatamente alla conoscenza della verità. La frase κατ' οἰκονομιάν διδάσκειν, o semplicemente οἰκονομία, e gli equivalenti latini condescensio, demissio, o dispensatio sono termini famigliari agli scrittori ecclesiastici greci e latini.
Dell'uso di questa "economia" nell'insegnamento cristiano, delle sue distinzioni in negativa (dissimulatio) o positiva (simulatio), e dei limiti dentro i quali è lecito praticarla, si sono occupati i moralisti e i pedagogisti.
Ma il termine accommodantes è stato applicato in modo più specifico ai seguaci di certe scuole teologiche, che hanno fatto del principio dell'accomodamento il criterio fondamentale dell'interpretazione scritturale. La teologia della Riforma, escludendo l'autorità della tradizione ecclesiastica, aveva fatto della Bibbia la ròcca forte del cristianesimo riformato; e nella sua esegesi ebbe largo posto il principio dell'accomodamento che offriva una facile via di uscita da tanti problemi spinosi. Frattanto il progresso delle scienze demoliva tanta parte delle nozioni di cosmologia, di astronomia e di fisica, quali si riflettevano nel linguaggio biblico, e apriva il varco a nuove specifiche applicazioni della teoria dell'accomodamento. Con mossa più decisiva e radicale, durante la seconda metà del secolo XVII, una scuola di teologi tedeschi applicò questo principio esegetico non solo al linguaggio, alle immagini e alle nozioni scientifiche, ma a tutto il contenuto formale della rivelazione biblica, di modo che tutti i fatti della rivelazione in generale, la creazione, il vecchio e il nuovo patto, l'incarnazione di Cristo compresa, non erano da intendersi che come meri simboli per cui mezzo Dio accomodava alla mentalità e comprensione umana il contenuto fondamentale della rivelazione. Il trattato di Zacharia, Erklärung der Herablassung Gottes zu den Menschen (Schwerin 1762), contiene la prima larga esposizione di questo sistema, che fu in seguito svolto e completato da Behn, Über die Lehrart Jesu und seiner Apostel (1791); Senf, Versuch über die Herablassung Gottes (1792); Teller, Die Religion der Volkommenen (1792); Van Hemert, Über Accommodation im N. T. (1797); e Vogel, Über Accommodation (1799).
Il sorgere della nuova scuola che applicava alle Scritture il metodo della critica filologica e storica, mise fine alle fantasticherie degli accommodantes.
Lo stesso termine è stato applicato pure agli autori e difensori di quell'accomodamento liturgico-pratico del cristianesimo agli usi e tradizioni cinesi, che fu suggerito e praticato dai missionarî gesuiti in Cina (secoli XVII-XVIII) e poi condannato dalla Chiesa.
Bibl.: R. Hoffmann in Realencyklopädie für protest. Theologie und Kirche, I, p. 127 segg.; E. Mangenot in Vigouroux, Dictionnaire de la Bible, I, i, col. 112 segg.; oltre ai trattati generali d'interpretazione scritturale.