accompagnare [accompagne, II singol. pres. indic.]
Il verbo ha l'accezione fondamentale di " far compagnia ", " unirsi a qualcuno come compagno ". In tal senso figura nell'appassionata invocazione che Roma, per bocca di D., rivolge all'imperatore in Pg VI 114 Cesare mio, perché non m'accompagne? Il Buti spiega: " perché non stai tu meco? "; ma per effetto degli attributi vedova e sola che qualificano la condizione di Roma (cfr. il v. 113), l'espressione assume una sfumatura di protezione e di difesa, ben colta da Benvenuto: " Ne fiam praeda omnium ". Per la desinenza in -e della seconda persona singolare, comunissima nell'italiano antico e molto frequente in D. quasi sempre in rima, e sempre in verbi della prima coniugazione, v. Parodi, Lingua 253; Pagliaro, Ulisse 568.
Ricorrendo a un analogo riferimento al contesto, la forma passiva di Vn XXIX 3 questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch'ella era uno nove, cioè uno miracolo, si precisa nel suo valore figurato mistico-religioso, quando si tenga presente il passo del medesimo capitolo, che s'inizia con le parole Perché questo numero fosse in tanto amico di lei, ecc. (§ 2).
Gradazione più generica ha il verbo in Vn XII 11 13 se tu [il poeta si rivolge alla ballata] di lui [Amore] non fossi accompagnata / leggeramente ti faria disnore (cfr. i vv. 5-10 Tu vai, ballata, sì cortesemente, / che sanza compagnia / dovresti avere in tutte parti ardire; / ma se tu vuoli andar sicuramente, / retrova l'Amor Aria, / ché forse non è bon sanza lui gire). Altri esempi simili in Cv III XIV 11 e in Fiore CII 4.
In certi casi vale " mettere insieme ", " congiungere ": sì mi venne una volontade di volere ricordare lo nome di quella gentilissima ed accompagnarlo di molti nomi di donne (Vn VI 1); in questa accezione si trova frequentemente al participio passato seguito dalla preposizione ‛ da ', e vale " in compagnia di ": cavalcai quel giorno pensoso molto e accompagnato da molti sospiri ( Vn IX 7); quella gentile donna, cui feci menzione ne la fine de la Vita Nuova, parve... accompagnata d'Amore (Cv II II 1); oppure, seguito dalle preposizioni ‛ con ', o ‛ di ', con leggera differenza di significato, " unito ", " congiunto ": E dissi allora uno sonetto... e manda'lo a loro co lo precedente sonetto accompagnato (Vn XLI 1); e questa anima non è altro che un altro pensiero accompagnato di consentimento (Cv II VI 7). Altro esempio analogo in Cv II X 9.
Ancora un particolare senso molto vicino a quello di " unire ", " congiungere ", ha il verbo in Rime LXXXVII 10 quando natura mi chiese a colui / che volle, donne, accompagnarmi a vui (parla la pargoletta), dove più precisamente vale " dare per compagno ".
Infine, detto di fiume, con costruzione intransitiva pronominale, significa ancora " congiungersi " e quindi " confluire ": e dove Sile e Cagnan s'accompagna (Pd IX 49: si allude a Treviso, dove le acque del Sile e del Cagnano confluiscono e si fondono insieme).