accostare
. Nella forma riflessiva, col suo significato fondamentale di " porsi accosto ", " mettersi vicino ", " avvicinarsi ", il verbo è presente nel Convivio e nella Commedia: If XXII 46 Lo duca mio li s'accostò allato; Pg X 11, XXIV 127 e, con uso figurato, Cv III 14. In alcuni passi, nei quali è usato in prima persona, ha valore più intenso : D. è mosso da paura e cerca quasi un appoggio : If X 29 m'accostai, / temendo, un poco più al duca mio; XXI 97 I' m'accostai con tutta la persona / lungo 'l mio duca; Pg VIII 41 stretto m'accostai, / tutto gelato, a le fidate spalle. Altra volta è Virgilio che offre protezione al suo allievo : la scorta mia saputa e fida / mi s'accostò e l'omero m'offerse (Pg XVI 9). Anche Sordello è spinto dall'amore e dal rispetto a porsi al fianco di Virgilio, offrendosi quale guida: per quanto ir posso, a guida mi t'accosto (Pg VII 42). In Pd XX 44 colui che più al becco mi s'accosta, equivale a " mi sta accosto ", " mi è vicino ", e con lo stesso senso, ma figurato, in Pd XXIX 93 chi umilmente con essa s'accosta, cioè " si conforma, aderisce a essa " (la verità rivelata), " non si svia da essa ". Nel significato di " apportare " (Pazzaglia), " aggiungere ", costruito transitivamente, in Rime LXXXIII 107 [vertù] simili beni al cor gentile accosta. Ricorre infine nella forma s'accosta, come variante (accolta nell'edizione del '21) di costa, in Cv IV Le dolci rime 119, nel significato di " si manifesta " (cfr. " Bull. " XXVIII [1921] 28-29 e, per tutta la questione, il commento a Cv IV XX 9 di Busnelli-Vandelli).