accroccare
. Appare in Fiore CLXVL 11 e 'l più che puote, ne vad' accroccando, che riprende il luogo vicino del Roman de la Rose 13601 " E s' ele pluseurs en acroche... ". È derivato di ‛ crocco ' (v.), e letteralmente significa " prendere al crocco ", cioè " all'uncino, all'amo ", qui inteso metaforicamente per " seduzione femminile ". Il termine è inserito in un brano contenente metafore venatorie di derivazione ovidiana, con gestione fortemente ironica del materiale linguistico: così, se vada balestrando del v. 9 è parodia del ferimento ad opera delle frecce di Amore (rivelatore in questo senso è l'avverbio gentamente), vad' accroccando sarà da leggere alla luce dei giuochi metaforici su ‛ amo ' (hamus era etimo di amor per Andrea Cappellano) nella poesia cortese (v. ‛ amo ' nel glossario di Chiaro Davanzati Rime, a c. di A. Menichetti, Bologna 1965, 416).
La stessa metafora si applica, per antitesi, alle seduzioni dialettiche messe in atto da Ragione, in Detto 365 Ragion, cui poco amo, / già, se Dio piace, ad amo / ch' ell' aggia non m' ha crocco.
Immagini simili, trasposte a definizioni penali, saranno poi diffuse nella Commedia (cfr. ‛arruncigliare' nei canti dei barattieri).
Vad' accroccando è lettura del Parodi, parzialmente avvalorata dall'acroche del Roman che abbiamo citato, contro vada croccando del codice, tenuto dagli editori precedenti, per cui si potrebbe addurre il conforto di m'ha crocco (Detto 365), oltre al parallelismo in rima con vada balestrando.