ACCULATTATA
. Gli statuti medievali ammisero che il debitore potesse, se impossibilitato a pagare, liberarsi completamente, cedendo ai creditori tutti i suoi beni. Ma, per reprimere possibili abusi nell'esercizio di tale facoltà, gli statuti aggiunsero all'esecuzione anche l'infamia. Questa nota d'infamia, che nel sec. XIII si trova da per tutto adottata, consisteva in certe ignominiose solennità, alle quali doveva sottostare il debitore che cedeva i beni. La più usata era quella di fare spogliare seminudo o nudo addirittura il debitore in tribunale o nella pubblica piazza, facendolo sedere con forza per tre volte su di una pietra, che si chiamava la pietra del vitupero. Contemporaneamente doveva pronunciare le parole: cedo i beni. Qualche statuto imponeva al debitore di rimanere seduto sulla pietra durante tutta la seduta del tribunale o del Consiglio, talvolta portando quasi in berlina un berretto giallo o verde, che doveva tenere anche più tardi. Ad Amalfi, mentre il debitore batteva tre volte, sedendosi, la pietra del vitupero, doveva passarsi un pettine nei capelli. A Siena la cerimonia doveva ripetersi per tre giorni. Diverse le consuetudini francesi, dove la cessione dei beni non portava alcuna nota d'infamia.