ACCURSIANI
. Al giurista Accursio, che verso la metà del sec. XIII aveva raccolto nella sua Glossa magna al Corpus iuris quanto di meglio aveva creduto di trovare nel prodotto della scuola bolognese dei glossatori, seguì una serie di giureconsulti che per il particolare carattere della loro opera scientifica furono detti accursiani (1250-1300). Caratteristica del loro insegnamento e dei loro studî è quella di avere accentuato un indirizzo prevalentemente pratico, già delineatosi invero prima di Accursio: si partiva dal prendere in esame, più che i testi genuini del diritto romano, la glossa che la scuola vi aveva fatto, e ora la glossa raccolta da Accursio intorno ai testi stessi. All'esegesi delle fonti si preferisce, come praticamente più utile anche per essere quella seguìta dai tribunali, la discussione sulla glossa accursiana, alla quale però i giureconsulti vissuti nella seconda metà del Duecento prestano spesso così devoto ossequio da rimanerne menomata l'originalità del loro pensiero. Certo questo degli accursiani è un periodo di decadenza e di transizione, ed essi furono accusati, oltre che di supino rispetto alla glossa, di aver abusato del nuovo metodo dialettico. Ma, accanto a queste colpe, gli accursiani hanno anche grandi meriti; e cioè non solo quello di aver dato nel campo del diritto pratico e formale insigni giuristi come Rolandino Passeggeri, Guglielmo Durante e Alberto da Gandino, le cui opere ebbero non poca fortuna, ma anche il merito di aver introdotto, con la discussione logica dei principî giuridici e la visione costante della realtà cui il diritto deve servire, il nuovo metodo e le nuove correnti dottrinali che dovevano portare nel secolo seguente la scuola dei giuristi commentatori alla elaborazione definitiva del nuovo diritto italiano.
Bibl.: B. Brugi, Per la storia della giurisprudenza e delle Università italiane, Torino 1915.