ACCUSATIVO (dal lat. accusativus, che ricalca il greco αἰτιατική; fr. accusatif; sp. acusativo; ted. Akkusativ, Wenfall; ingl. accusative)
Le lingue indoeuropee nella loro fase antica mostrano una concordanza abbastanza notevole sia per le forme sia per i significati dell'accusativo.
Per la forma si ha al singolare maschile e femminile -m (dopo consonante -í): greco λύκον, ποιμένα (con α che risale a í), lat. lupum, lapidem, ecc.; al plurale -ns (dopo consonante -ís): greco λύκους, lat. lupos. Più varie le terminazioni del duale e dei pronomi.
Per il significato, vanno distinti l'accusativo grammaticale, cioè l'accusativo retto da un verbo transitivo (τὸν ἄνδρα ὁρῶ, timor consternabat populum), e l'accusativo libero, il quale ha varî significati (durata, estensione, ecc.), che si riconducono facilmente a quello fondamentale di direzione (eo Romam). Fu sostenuto da alcuni che il significato primitivo dell'accusativo sia questo secondo, e che ad esso risalga anche l'accusativo come caso del complemento diretto; ma, come per tutte le ipotesi glottogoniche di questo genere, non vi sono indizî su cui ci si possa fondare con qualche probabilità.
Nelle lingue romanze, venuta meno la declinazione latina, il nominativo e l'accusativo non si distinguono più che nei pronomi. Più a lungo la distinzione sussisté in Francia: la flessione a due casi del francese antico e del provenzale oppone regolarmente il nominativo all'accusativo. La forma unica dei sostantivi e degli aggettivi in tutte le lingue romanze risale, salvo poche eccezioni, all'accusativo latino.