ACEMHOIYUK
ACEMHÖYÜK (v. s 1970, p. 44, s.v. Anatolia). - Località dell'altopiano anatolico da identificare verisimilmente con Puruškhaddum-Puruškhanda, uno dei maggiori centri dell'area nel primo quarto del II millennio a.C. Sede di un importante quartiere commerciale assiro, secondo il testo epico in accadico detto II re della battaglia (la cui redazione è stata influenzata dall'espansione commerciale assira), essa sarebbe stata raggiunta da mercanti di Mesopotamia già durante il regno di Sargon di Akkad (XXIV-XXIII sec.). L'iscrizione ittita di Anitta, che riferisce di avvenimenti da datarsi approssimativamente tra il 1780 e il 1750, narra di come il sovrano di Puruškhanda consegnasse ad Anitta, re di Kaniš-Nesa (odierna Kültepe), «un trono e uno scettro di ferro», simboleggiando con quest'atto il passaggio da una città all'altra della supremazia sull'Anatolia centrale.
La missione dell'Università di Ankara ha portato alla luce, nel corso di numerose campagne di scavo, due edifici monumentali, uno nel settore N (Hatipler Tepesi) e l'altro sul rilievo a SE (Sarıkaya). I livelli I-IV si datano all'età delle «colonie assire». Successivamente la città venne abbandonata, e solo per l'età ellenistico-romana sono state rilevate lievi tracce di rioccupazione.
Il primo strato è assai disturbato. I modesti edifici del secondo strato (rappresentato su tutto il monticolo), costruiti direttamente sulle rovine del terzo riutilizzandone talvolta le fondamenta, o con muri innalzati su travi poste trasversalmente sul terreno, testimoniano un periodo di decadenza. Le tipologie ceramiche sono simili a quelle dello strato Ib del kārum di Kaniš.
Il terzo strato rappresenta un periodo di grande prosperità: l'insediamento comprendeva anche una città bassa raggiunta dai sondaggi a una profondità di c.a 7 m sotto il livello di campagna. La sua fine è segnata da un violento incendio. Il palazzo di Sarıkaya doveva comprendere una cinquantina di ambienti, e sui suoi tre lati conservati correva un porticato, di cui restano le basi in pietra dei pilastri. Di quello che insiste sull'altura di Hatipler Tepesi, eroso sul lato N, sono stati portati alla luce 75 ambienti. Il pianterreno di ambedue gli edifici era adibito prevalentemente al magazzinaggio, come mostrano numerosi pìthoi parzialmente interrati nel pavimento, giare da conservazione e lingotti di rame per un totale di 150 kg.
Un'accurata tecnica di costruzione prevedeva basamenti in pietra larghi fino a 4 m che sostenevano travi trasversali, sui quali s'innalzavano і muri in mattoni crudi contenuti in intelaiature di travi verticali. I due edifici erano a due piani, e quello di Sarıkaya potrebbe essere raffigurato nella decorazione pittorica di una vasca che presenta un palazzo con portici sovrapposti, verande e balconi lignei. Analisi dendrocronologiche provano che gli alberi per le travi delle fondazioni del palazzo di Hatipler furono abbattuti 152 anni prima di quelli di Sarıkaya (і quali precedono di 7 anni le travi tagliate per il palazzo di Kaniš); ma і due edifici furono in uso anche nello stesso periodo, come mostrano le forme ceramiche del tutto analoghe e le raffigurazioni impresse su cretule, simili a quelle di Kaniš II, ma che trovano paralleli anche in Kaniš Ib (ad A. non si ha dunque la cesura che separa і due strati di Kaniš). Alcune delle cretule iscritte hanno і nomi di Šamši-Adad di Assur (1812-1780), Aplakhanda di Karkemiš, e Dugedu figlia di YakhdunLim di Mari. Oltre a gioielli in oro, vasi in cristallo di rocca e ossidiana, e un frammento di zanna d'elefante, sono stati rinvenuti intagli in avorio che permettono di attribuire con sicurezza ad A. gli splendidi avori pervenuti negli anni '30 al Metropolitan Museum di New York da scavi clandestini. Essi raffigurano leoni, sfingi, uomini-toro e mostrano un'influenza siriana. Lo strato più antico raggiunto da sondaggi si data al Bronzo Antico II.
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