ACHELOO ('Αχελῷος, Achelōus)
Nome del maggior fiume della Grecia antica. Sorto dalle pendici del Pindo in Epiro, dopo aver percorso, diretto verso sud, il paese abitato dagli Agrei, scorre attraverso a una vasta pianura dividendo la regione degli Acarnani da quella degli Etoli, e con un improvviso gomito sbocca nel mare Ionio sotto a Eniade di fronte al gruppo delle isolette Echinadi, sparse fra la costa della Grecia continentale e le isole maggiori di Itaca e di Cefallenia; alcune isolette del gruppo delle Echinadi sono state nel corso dei secoli unite al continente dalle alluvioni del fiume. La lunghezza di questo raggiunge circa le 24 miglia; esso per la sua impetuosità è stato originariamente. chiamato Thoas; per il colore bianco del suo letto, causato dalle argille che esso trascina, si chiama oggi Aspropotamo (v.).
Divinità e leggende. - Da principio tal nome probabilmente ha designato una voce generale per indicare acqua corrente (forse, ma è incertissimo, da una radice ἀχ "acqua"), nome che s'è poi localizzato per diversi corsi d'acqua speciali in Grecia, almeno cinque oltre al grande fiume etolico; per questo fatto si spiega il culto universale professato dai Greci per Acheloo, mentre le personificazioni di tutti gli altri fiumi e di tutte le fonti erano venerate solamente come divinità locali; il nome infatti continuò ad essere usato poeticamente nel senso generale di "fiume". Acheloo è già menzionato in Omero col titolo di sommo e, come il padre Oceano, sottoposto soltanto al grande Zeus. Secondo la tradizione più comune, quella di Esiodo, è il progenitore dei 3000 fiumi che Tetide partorì a Oceano; tra i numerosi figlioli a lui attribuiti sono le Sirene, che avrebbe avuto da una delle Muse, e numerose ninfe fluviali, come Calliroe, la ninfa della Fonte Castalia di Delfi, quella della Fonte Pirene di Corinto, quella della Fonte Dirce di Tebe. L'episodio più famoso della leggenda riferita ad Acheloo è la lotta contro Ercole per la mano di Deianira figlia di Oineo, lotta cantata fra altri da Sofocle e da Ovidio; per combattere l'avversario il fiume si trasformò da prima in serpente, poi in toro, poi in uomo a testa taurina; Ercole, abbattendolo, gli strappò un corno, che, consacrato alle ninfe e riempito di frutta e di fiori, divenne il corno dell'abbondanza; per la vergogna il fiume si rifugiò tra i canneti delle sue rive. Già gli antichi hanno dato a questa leggenda un significato storico, vedendovi cioè un'allusione alla bonifica delle rive paludose e all'infertilimento della regione. Un altro episodio della sua leggenda si riferisce a un fenomeno naturale, e precisamente all'unione delle Echinadi al continente prodotta dalle alluvioni: alcune ninfe, avendo sacrificato presso alle sponde del fiume a tutti gli dèi indigeni dimenticando Acheloo, per l'ira del nume sarebbero state trasformate nelle isolette. Il culto più importante tributato ad Acheloo era nel santuario di Dodona, dove tutti i responsi dell'oracolo avrebbero portato come clausola l'incitamento a sacrificare alla divinità fluviale.
L'Acheloo nell'arte. - Gli episodî della leggenda di Acheloo, e specialmente la sua lotta con Ercole, erano rappresentati frequentemente; sappiamo dalla tradizione che tale soggetto era trattato in rilievo sul trono di Amicle, e in un gruppo statuario nel tesoro dei Megaresi a Delfi. Tra i monumenti conservati si possono ricordare alcune raffigurazioni nei vasi, soprattutto in uno del Louvre; l'immagine del dio compare nelle monete di Eniade e di Metaponto; la sua testa forma uno dei motivi decorativi più consueti, nelle metope dei templì etruschi, per centro di bacili in bronzo, e quale medaglione di ricche collane auree.
Bibl.: Ronchaud, in Daremberg-Saglio, Dictionn. des antiquités, I, p. 25 seg.; Stoll, in Roscher, Lexikon d. griech. u. röm. Mythologie, I, i, col. 6 segg.; Wentzel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, col. 213 segg.; Oberhummer, Akarnanien, Monaco 1887; passim; W. Y. Woodhouse, Aetolia, Oxford 1897, pp. 49 segg., 82 segg., ecc.