ACHELOO
Figlio di Oceano e di Tetide, è la divinità del fiume omonimo, il maggiore della Grecia, che, sorgendo dalle pendici del Pindo in Epiro, scorre lungo il confine tra l'Acarnania e l'Etolia e va a gettarsi nel mare Ionio.
Nella parola stessa A., che da principio può avere avuto il significato generico di acqua corrente, sta la probabile ragione della diffusione del suo culto per tutta la Grecia. La lotta contro Eracle per la mano di Deianira, dove A., successivamente trasformatosi in serpente e in toro, fu infine vinto da Eracle che gli strappò un corno, è il mito più noto di questa divinità e quello più frequentemente rappresentato. Pausania lo descrive tra le figurazioni del trono di Amicle (iii, 18, 16) e come soggetto di un gruppo di figure in legno di cedro nel tesoro dei Megaresi ad Olimpia (vi, 19, 12). Lo stesso mito ci è noto da molte figurazioni vascolari, tra cui è prima, in ordine di tempo, quella di una kylix corinzia a Bruxelles (600-575 a. C.), dove è rappresentato Eracle che lotta a corpo a corpo con A., raffigurato come un centauro, nello stesso schema compositivo di una metopa selinuntina (metà del VI sec. a. C.), dove però A. sembra avere l'aspetto di un toro con volto umano. Questa seconda immagine del dio, insieme a quella di Eracle armato di spada o di arco, compare di preferenza nella ceramica attica a figure nere e rosse, mentre eccezionale deve ritenersi la rappresentazione di A. drago marino quale appare su di uno stamnos del British Museum.
Come toro con volto umano ritorna A. sulle figurazioni delle monete; più raramente lo troviamo effigiato come un uomo con testa taurina; ad es. su di una moneta di Metaponto (480-440 a. C.), dove si fa pure menzione di un agone in onore del dio.
Infine la sola testa umana, barbata e con corna taurine, in veduta frontale, costituisce uno dei motivi prediletti dell'arte etrusca per la decorazione di lacunari, applicazioni bronzee, antefisse e oreficerie durante il sec. VI e oltre.
Bibl: Opere generali: G. Wentzel, in Pauly-Wissowa, I, cc. 214-216, s. v., n. 8; H. W. Stoll, in Roscher, I, cc. 6-9, s. v.; L. de Ronchaud, in Dict. Ant., I, pp. 25-26, s. v. Acheloüs. Combattimento contro Eracle: O. Jahn, Heracles und Acheloos, in Arch. Zeit., XX, 1862, cc. 313 ss. e 329 ss., tavv. CLXVII-CLXVIII; M. Lehnert, Heracles und Acheloos, in Arch. Zeit., XLIII, 1885, c. 105 ss., tavv. 6-7; S. Bleecker Luce, Heracles and Achelous on a Kylix in Boston, in Amer. Journ. Arch., XXVII, 1923, p. 425 ss.; in particolare per la kylix corinzia: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 130 ss., cat. n. 986, tav. 34,6; per la metopa selinuntina: A. Salinas, Nuove metope arcaiche selinuntine, in Mon. Ant. Lincei, I, 1889, c. 957 ss., tav. III; H. Kaheler, Das griechische Metopenbild, Monaco 1949, p. 97. Per la figurazione sulle monete: O. Jahn, op. cit.; F. v. Schroetter, Wörterbuch der Münzkunde, Berlino-Lipsia 1930, n. 5, fig. 28. Per l'arte etrusca: G. Q. Giglioli, Arte Etrusca, Milano 1935, tavv. XCVII, CXXVII 2-5, CLXXX 3-4, CCCLXXVI 10.