Scrittore italiano (Roma 1899 - Lariano 1977); ha collaborato a numerosi periodici occupandosi anche di cinema e di televisione. Il suo umorismo, quando non inclina al malinconico e al crepuscolare, attinge felicemente e senza remore alla farsa e alla freddura, spingendo fino all'assurdo situazioni sentimentali e luoghi comuni. Dopo il grande successo iniziale e l'influenza sul giornalismo umoristico tra le due guerre, una rinnovata fortuna è toccata agli ultimi anni dello scrittore, che è stato considerato un precursore del contemporaneo teatro dell'assurdo, soprattutto per le Tragedie in due battute (raccolte definitivamente nel 1978 ma già note dai primi anni Venti) e per alcuni atti unici (Centocinquanta la gallina canta, 1924, e L'inventore del cavallo, 1925, messi in scena da A. G. Bragaglia, che ne coglieva la matrice futurista). Quasi altrettanto geniale il prolifico narratore: Ma che cos'è quest'amore?, 1927; Se la luna mi porta fortuna, 1928; Agosto, moglie mia non ti conosco, 1930; In campagna è un'altra cosa (c'è più gusto), 1931; Chiarastella, 1934; Il diario di Gino Cornabò, 1942; Viaggio di nozze in molti, 1946; Il povero Piero, 1959; Trattato delle barzellette, 1961; Manuale di conversazione, 1973; Gli asparagi e l'immortalità dell'anima, 1974; Vite degli uomini illustri, 1975; L'eroe, 1976. Postumo è comparso l'autobiografico Benigno, 1981.