CAMPANILE, Achille
Scrittore, nato a Roma il 28 settembre 1899. Fu per alcuni anni redattore di varî giornali e periodici (L'Idea nazionale, Corriere italiano, La Tribuna, Il Travaso delle idee, ecc.); ora collabora specialmente alla Gazzetta del Popolo e dirige (1938), con C. Zavattini, il settimanale umoristico Il Settebello di Roma.
Il C. rivelò le sue doti di singolare umorista in divagazioni tra paradossali ed epigrammatiche, in storielle e facezie, e soprattutto in quelle "tragedie in due battute", nelle quali abusate situazioni sentimentali o vieti luoghi comuni vengono spinti, con logica rigorosa, fino all'assurdo, al ridicolo. Ma accanto a tale aspetto farsesco, a questo modo di ridere "scemo", che ha qualche affinità con quello del primo Palazzeschi e di Petrolini, c'è pure nel C. l'aspetto malinconico, crepuscolare, tendente all'idillio e all'elegia; anzi quello non è che un mezzo o un tentativo di evasione da questo, che rimane il predominante.
E in verità tutti i libri del C., tutti i suoi cosiddetti "romanzi", risultanti spesso dall'accorta giustapposizione di scritti di giornale, confermano tale carattere del suo umorismo, da Ma che cosa è quest'amore? (Milano 1927) a Se la luna mi porta fortuna (ivi 1928); da Giovinotti, non esageriamo (ivi 1929) ad Agosto, moglie mia non ti conosco (ivi 1930); da In campagna è un'altra cosa (ivi 1931), a Battista al giro d'Italia (ivi 1932); da Cantilena all'angolo della strada (ivi 1933), che, prevalendo il tono elegiaco, è il più ricco di spunti e movimenti lirici, il più concreto artisticamente, ad Amiamoci in fretta (ivi 1933), a Chiarastella (ivi 1934). Il C. ha scritto anche per il teatro alcuni lavori (L'inventore del cavallo, Roma 1927; L'amore fa fare questo e altro, Milano 1931, ecc.), che ripetono, su disegno ampliato, il procedimento delle "tragedie in due battute".
Bibl.: P. Pancrazi, in Scrittori italiani del Novecento, Bari 1934, p. 227 segg. (ma lo scritto che riguarda il C. è del 1927); G. Ravegnani, I contemporanei, Torino 1930, pp. 297-310; A. Bocelli, in Nuova Antologia, 16 maggio 1933; S. d'Amico, Il teatro italiano, Milano-Roma 1932, pp. 257-59.