CAGNA, Achille Giovanni
Nacque a Vercelli l'8 sett. 1847 da Francesco, di modeste condizioni, eda Giuseppina Musissano. Cominciò a frequentare la scuola tecnica, ma, espulso come "disutile" dal secondo corso, lavorò per due anni con il padre, stipettaio e presidente della Società operaia di Vercelli.
I suoi primi anni si svolsero fra gravi difficoltà: il padre guadagnava appena il necessario per mantenere la famiglia e il C., pur apprendendo il mestiere paterno, andava lentamente formandosi attraverso le più diverse letture alle quali consacrava il tempo libero dal lavoro di falegname e da quello, cui si dedicò più tardi, di portapacchi presso un negoziante; lo guidava nella scelta dei libri e ne indirizzava gli interessi artistici il professore Giovacchino De Agostini, a cui il padre lo aveva raccomandato. Impiegato poi, come segretario, nell'azienda di uno zio materno, ricco commerciante di cereali, il C. iniziò, tra un'incombenza commerciale e l'altra, la propria attività di scrittore.
L'inizio della produzione del C. si caratterizza nettamente come un periodo di apprendistato. Scarso l'interesse per la scelta dei propri moduli espressivi, lo scrittore viene esercitando la propria capacità a fornire trame, a strutturare personaggi, modellandoli sul più prossimo e accessibile gusto sentimentale tardoromantico, tipico della contemporanea letteratura di consumo. L'area dell'apprendistato si allarga in pari misura nel campo della narrativa, del bozzetto, della poesia, del teatro. Dal 1869 in poi scrive e pubblica, per il teatro: Maria, ovvero Così cammina il mondo (Milano 1869); In società (Milano 1872); Le vie del cuore (Milano 1873); Lei voi tu (in Racconti umoristici, II, Milano 1873), Feste nuziali (Milano 1877); Diogene (Milano 1881); Ultimo ricevimento (Milano 1883); Vecchia ruggine (Milano 1884); Spartaco, dramma in cinque atti (Milano 1885); Presso la culla (Milano 1888); Cavalleria leggera (Milano 1888); Caccia proibita (Milano 1890); Scena ultima (Milano 1891); Le tentazioni di Fiorenzo (Milano 1892).
La produzione teatrale del C., comprendente drammi e commedie in tre atti (alcune delle quali anche di successo, come Lei voi tu, Cavalleria leggera,Presso la culla), rivela la natura dell'ispirazione di, cui si nutre soprattutto attraverso i bozzetti, le farse, i dialoghi e gli atti unici che ne costituiscono la parte più cospicua. La qualità precipua del teatro del C. è data infatti dall'agilità e dal movimento dell'azione e del dialogo, mentre i personaggi si strutturano secondo una tipologia convenzionale che alterna l'elemento riflessivo e sentimentale con quello comico-umoristico al limite della macchietta.
La produzione in versi del C. è costituita da tre raccolte, Povera cetra! (Milano 1874); Serenate (Milano 1875;pref. di M. Savini) e la più tarda Valsesia (Vercelli 1907), ispirate ad un facile sentimentalismo che risolve le proprie componenti fondamentali, moralismo e sentenziosità, in una struttura di tipo esclusivamente discorsivo, che di lirico conserva solo il rispetto di esili forme metriche.
L'opera narrativa del C. muove i primi passi nell'area di una letteratura minore, largamente rappresentata nelle collane popolari, in cui la vena patetica e sentimentale si effonde attraverso schemi inventivi tipici, convenzionali, che spesso irrigidiscono in una monotona ripetizione una certa spontanea semplicità di narratore che resta la principale dote del primo Cagna. Negli anni tra il 1870 e il 1882, egli compie assaggi in varie direzioni, e tenta il bozzetto (Tempesta sui fiori, bozzetti sociali, Milano 1870), il romanzo (Un bel sogno, Milano 1871), la novella (Racconti umoristici, 2 voll., Milano 1873; Falene dell'amore, Milano 1878, poi rist., con qualche variante, con il titolo Bozzetti intimi, Milano 1882), la letteratura educativa (Noviziato di sposa, Milano 1880).
è questo il periodo in cui collabora alle Serate italiane (letture per famiglie), periodico fondato nel 1874 e diretto fino al 1878 da G. C. Molineri, attorno al quale si raccoglievano scrittori come V. Bersezio, S. Farina, E. Castelnuovo, G. Giacosa, G. Faldella.
Ma nel passaggio alla seconda maniera, più che la collaborazione, rimasta del resto marginale, alle Serate italiane, inclini comunque, per certi versi, ai moduli domestici e sentimentali prediletti dal C., fu determinante rinserimento dello scrittore nel circolo di Saluggia formatosi intorno a Giovanni Faldella. Con questo il C. strinse un'amicizia, destinata a durare fino alla morte, che esercitò grande influenza sullo scrittore.
Il Faldella infatti indicò al C. la via dello sperimentalismo linguistico come reattivo allo schematismo patetico e tardoromantico che rimarrà un dato costante della sua ispirazione; e lo avviò inoltre verso forme di rottura delle strutture narrative tradizionali.
All'accettazione di questa via è affidata l'appartenenza del C. all'area letteraria definita "scapigliatura piemontese", anche se fino nelle prime prove dello scrittore sono rintracciabili fermenti tipici di questa avanguardia, seppure utilizzati in maniera del tutto esteriore (da certo tarchettismo e, per quella via, echi di Richter e di Heine, dei Racconti umoristici e delle Falene dell'amore). Lo sperimentalismo linguistico tuttavia non costituì per il C., come per il Faldella, che l'impiegò in una precisa ricerca di tipo espressionistico, la struttura dello stile, ma trovò un impiego parziale, anche se assai precisamente diretto a rendere accettabile l'espressione di un mondo ben definito, la provincia, nella sua ambivalenza patetica e farsesca. Analogamente l'arca della ricerca linguistica del C. si restringe in maniera prevalente al vernacolo, laddove nel Faldella l'esplorazione procedeva fino al fondo della tradizione letteraria italiana, nel latino, nel linguaggio tecnico ed infine nel dialetto (e qui, oltre al rinvio a Faldella e a Dossi, si aggiunge il richiamo allo stile di G. Rajberti).
Prime prove di questo rinnovamento stilistico furono Il settimino di Beethoven (Vercelli 1882), poi ripubblicato come secondo capitolo dei Provinciali (Milano 1886); Alpinisti ciabattoni (Milano 1888); La rivincita dell'amore (Milano 1891).
In questo gruppo di opere sono già presenti le più mature prove dello scrittore: Provinciali, annunziato già nel 1880 con i titoli L'Arte in provincia e poi Microscopoli e Kalende, appare il più rappresentativo dei libri del C., anche se non è esente da qualche sfocatura sentimentale, come nel caso dei racconti de Il male nell'arte, in cui coesistono echi della scapigliatura e del naturalismo, inseriti in una struttura ricalcata per alcuni elementi sull'omonimo racconto del Faldella.
Con Alpinisti ciabattoni ilC. tenta il rinnovamento di un tema abusato nella prosa dell'Ottocento, la narrazione in chiave farsesca dei disagi che toccano al gitante provinciale. Le disavventure degli anziani coniugi Gibella servono al C. come pretesto per disegnare il quadro mosso e vivace di un angolo della provincia attraverso una rapidissima rassegna di tipi e macchiette, in cui l'inventivo estro linguistico dell'autore ha modo di scatenarsi senza limiti. Ma lo squilibrio tra la violenza espressiva e le esteriori trovate farsesche e l'incapacità dei due elementi a ritrovare nella fusione la loro necessità, fanno sì che Alpinisti ciabattoni, che si presenta come il libro del C. più fuso ed organico nel suo tracciato esterno, appaia da una analisi interna più disgregato e frammentario dei pur diseguali Provinciali.
Nel 1888, avendo appreso che per la legge Casati si poteva ottenere la nomina a professore nelle scuole professionali senza titolo di studio ma solo per opere pubblicate, chiese l'abilitazione all'insegnamento di lingua e letteratura italiana. Il Consiglio superiore, pur riconoscendo nelle opere del C. molto "ingegno istintivo e cultura e abilità descrittiva", obbiettò che si trattava solo di letteratura amena. Lo scrittore stese allora Marcia di una gente (Vercelli 1889), breve compendio di storia greca; grazie a questa opera gli venne concessa l'abilitazione provvisoria per tre anni, durante i quali prestò gratuitamente servizio di supplente di letteratura all'istituto tecnico di Vercelli. Ebbe così l'abilitazione definitiva.
Con il romanzo Quando amore spira…(Milano 1894, ristampa di La rivincita dell'amore;ilvolume veniva nuovamente edito a Milano nel 1899 e a Torino nel 1925sempre con il titolo Quando amore spira;brani dell'opera furono ripubblicati nei volumi miscellanei A volo, Milano 1905; Contrada dei gatti, ibid. 1925)il C. ritorna alla struttura narrativa tradizionale (anche se certi indugi e compiacenze descrittive segnano residue tendenze centrifughe rispetto alla compattezza dello schema del romanzo) con inserzioni di tipo realistico che rivelano l'apporto e la lezione della coeva letteratura verista.
Eletto successivamente consigliere comunale e membro della commissione scolastica, nel 1903pubblicava, completamente rifatta, una nuova ediz. dei Provinciali (Vercelli 1903), rist. a Torino da Gobetti nel 1925; del 1929 è la Moscheide stampata a Torino.
Alla sua opera di narratore il C. affiancò una limitata attività pubblicistica su periodici e quotidiani, collaborando, alla fine del secolo, alla Vitamoderna di Milano e, dal 1920, al Paese diTorino.
Il C. morì a Vercelli il 23 febbr. 1931.
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