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MALVEZZI, Achille

di Giorgio Tamba - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)
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MALVEZZI, Achille

Giorgio Tamba

Nacque a Bologna nel 1413, primo dei nove figli maschi di Gaspare di Musotto e di Giovanna Bentivoglio.

Fu dapprima stretto collaboratore del padre, sia nell'attività finanziaria sottoscrivendo una quota della Nuova Tesoreria del Comune bolognese nel 1440, sia nell'impegno politico a favore di Annibale Bentivoglio. Per tale impegno nell'ottobre 1442 insieme con il padre e Bentivoglio fu arrestato da Francesco Piccinino e rinchiuso nella rocca di Compiano. Il colpo di mano con cui nel giugno 1443 Galeazzo Marescotti liberò Bentivoglio e la loro vittoria sulle milizie del Piccinino portarono il 20 agosto alla liberazione del M. e del padre, rinsaldando ancora di più il loro legame con il Bentivoglio.

Il 24 giugno 1445 il M. fu al fianco di A. Bentivoglio al battesimo del figlio di Francesco Ghisilieri. Non gli riuscì tuttavia di convincerlo che il successivo invito al banchetto da parte del Ghisilieri nascondeva una pericolosa insidia e Annibale cadde nell'agguato tesogli dai Canetoli. Nei sanguinosi scontri che ne seguirono il M. intervenne con estrema decisione, contribuendo validamente alla vittoria della fazione dei Bentivoglio. Non ebbe invece un ruolo altrettanto di primo piano nella gestione politica di tale affermazione. Forse ne fu motivo l'essere entrato nell'Ordine di S. Giovanni di Rodi, ove già dal 1442 aveva assunto il grado di precettore della commenda di Bologna.

Sostenne per contro incarichi militari. Nel 1445, quando le milizie viscontee cercarono di riprendere il controllo di Bologna, ebbe il comando del presidio di Porta Mascarella. Nel settembre dello stesso anno fu commissario al campo dei Bolognesi impegnati a riconquistare i vari castelli del contado occupati dai Viscontei, impresa che si concluse alla fine di dicembre con la resa dei difensori di Monte Budello e di Serravalle. La sedizione di Giovanni Fantuzzi e Romeo Pepoli nel maggio 1449 provocò una crisi nella fazione bentivolesca al potere. Per decidere le misure contro i ribelli nell'agosto il M. e il fratello Virgilio furono ammessi alle sedute dei Riformatori. Il M. fu poi commissario al campo che assediò Castel San Pietro occupato dai ribelli e nel 1452 e 1453 sovrintese a lavori di fortificazione militare.

Nel novembre 1452, morto il padre, venne cooptato nel Collegio dei riformatori il fratello minore del M., Virgilio, ma la relativa delibera recava la clausola che, in assenza di questo, il M. lo avrebbe sostituito. Agli interventi, tutt'altro che occasionali nel Collegio dei riformatori, il M. unì in seguito alcune ambascerie e incarichi di rappresentanza.

Nel novembre 1453 fu inviato presso Niccolò V per sollecitare la conferma come legato del cardinale Bessarione, in forte sintonia con Sante Bentivoglio, e vi tornò nel marzo seguente per chiedere al papa di annullare l'interdetto lanciato su Bologna quale ritorsione per l'uccisione di Battista Manzoli, canonico di S. Pietro, accusato di intesa con gli oppositori del Bentivoglio. Il 9 maggio 1454 a Pesaro sposò, per procura di Sante Bentivoglio, Ginevra, figlia di Alessandro Sforza, e alla testa di un fastoso corteo la condusse a Bologna. Nel marzo 1455 fu designato con Giacomo Grati e Pietro Antonio Paselli ad accompagnare Bessarione al conclave seguito alla morte di Niccolò V. Tra il 1454 e il 1459 intrattenne rapporti con Giovanni di Cosimo de' Medici per motivi di carattere più economico che politico.

Nell'agosto 1455, in qualità di commendatore della chiesa di S. Maria del Tempio, detta La Magione, commissionò ad Aristotele Fioravanti lo spostamento di una torre che ostacolava l'accesso alla chiesa. La torre, divelta alla base, fu trascinata su nuove fondamenta poste a 13 m dalle originarie. L'opera, eseguita con successo da maestranze guidate da Gaspare Nadi, provocò forte impressione tra i cittadini e i forestieri accorsi numerosi ad assistere.

Il 19 ag. 1458 dal conclave, convocato per la morte di Callisto III, Enea Silvio Piccolomini fu eletto papa Pio II. I rapporti del M. con il nuovo papa furono subito intensi. Il 25 agosto Pio II nominò il M. e Niccolò Sanuti tesorieri della Camera di Bologna e il loro incarico si protrasse fino al 1465; l'8 settembre creò il M. e i fratelli Virgilio, Ludovico, Ercole e Pirro conti di Castel Guelfo. A questi segni di stima da parte del papa corrispose la piena adesione del M. al progetto di una crociata contro i Turchi, propugnato da Pio II. Nell'aprile 1459 il M. assolse a nome del Comune di Bologna vari incarichi connessi alla organizzazione del Parlamento generale dei principi cristiani per la crociata convocato da Pio II a Mantova. Nel settembre vi prese parte con Giacomo Grati e Ludovico Caccialupi in rappresentanza di Bologna e vi espresse il totale sostegno della città alla crociata. Nel settembre 1463 a Roma, alla testa di una solenne ambasceria, ribadì l'impegno. L'11 ag. 1464 assunse il comando di una delle due galee che la città aveva acquistato a Venezia e armato; ma, com'è noto, la morte del papa pose fine all'impresa.

Al prestigio e alla notorietà che al M. erano derivati da questi incarichi fecero riscontro significativi riconoscimenti: nel luglio 1460 l'imperatore Federico III lo nominò con i fratelli conte palatino; nel novembre 1463 Pio II confermò l'esenzione concessa dal legato agli uomini del suo feudo di Castel Guelfo dalle gravezze imposte da Bologna alle terre del contado; in dicembre Firenze gli conferì la cittadinanza.

Negli anni seguenti i toni della sua vicenda mutarono profondamente, quasi che il fallimento della crociata bandita da Pio II e per la quale il M. si era tanto impegnato, avesse compromesso la sua capacità d'iniziativa e la sua stessa vitalità. Pochi furono gli incarichi di cui resta memoria: nel 1464 fu a Milano per sposare, per procura del nipote Giulio Malvezzi, Camilla Sforza; nel 1465 con Paolo Della Volta e Giacomo Marsili fu a Roma a sostenere, con poca fortuna in vero, presso il nuovo papa Paolo II le aspettative di autonomia della città. Ebbe anche problemi finanziari, accentuati da una malattia che lo colpì negli ultimi anni e il nipote Nestore, suo successore quale precettore dell'Ordine di s. Giovanni di Rodi in Bologna, si addossò l'onere dei debiti da lui accumulati.

Morì a Bologna il 4 genn. 1468 e fu sepolto nella chiesa di S. Giacomo.

Il Collegio dei riformatori deliberò di versare per le sue esequie la somma di 200 lire: un onore riservato di prassi ai membri effettivi del Collegio. Il M. era stato solo un sostituto del fratello Virgilio, ma la continuità della sua presenza in tale veste e l'intransigenza con cui vi aveva sostenuto le proprie tesi gli avevano dato all'interno del Collegio una tale autorità che, narra il Ghirardacci, il Collegio "tanto faceva quanto piaceva a lui" (p. 198).

È memoria di almeno due suoi figli naturali, Marc'Antonio e Guid'Antonio, detto Guiduzzo, ma della loro madre si ignora il nome. Crebbero in Bologna, probabilmente nella stessa casa che ospitava i tanti loro cugini. Alla scoperta della congiura promossa da loro congiunti nel novembre 1488 reagirono in modo diverso: Marc'Antonio, forse coinvolto, abbandonò la città e si stabilì nel Monferrato; Guiduzzo, per sottolineare la sua estraneità alla congiura, rimase in città e assunse il cognome Bentivoglio. Ciò non valse a sottrarlo alle ritorsioni nei confronti di tutti i membri del casato Malvezzi, anche se incolpevoli: il 4 luglio 1500 Guiduzzo moriva per mano di un sicario dei Bentivoglio.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Comune-Governo, VII, Signorie, Liber novarum provisionum, cc. 359, 374; IX, Riformatori, Libri partitorum, 1, c. 73v; 2, cc. 64, 65, 73v-74v, 115-119, 144-145v; 6, c. 110; Archivi notarili, b. 393, doc. 281; Arch. Malvezzi-Campeggi, b. 27/264: Historia genealogica, cc. 20-23v; b. 149/386, n. 64; Arch. Malvezzi-Lupari, bb. 2, nn. 48, 56, 63; 3, n. 6; Arch. Malvezzi de' Medici, b. 118, nn. 17, 25, 26; Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, ff. 8, doc. 375; 9, doc. 420; 85, doc. 14; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 1, vol. IV, ad ind.; Codice aragonese, a cura di F. Trinchera, I, Napoli 1866, pp. 181 s., 189 s.; G. Nadi, Diario bolognese, a cura di C. Ricci - A. Bacchi della Lega, Bologna 1886, ad ind.; Gli uffici economici e finanziari del Comune di Bologna dal XII al XV secolo. Inventario, a cura di G. Orlandelli, Roma 1954, p. 169; Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Università di Bologna (1451-1500), a cura di C. Piana, Milano 1984, pp. 40*, 68*; L'Archivio dei Riformatori dello Studio. Inventario, a cura di C. Salterini, Bologna 1997, p. 232; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 496; M. Longhi, Nicolò Piccinino in Bologna (1438-43), in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XXV (1907), pp. 139, 280; G.B. Picotti, La Dieta di Mantova e la politica dei Veneziani, Venezia 1912, p. 193; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, III, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1933, ad ind.; A. De Benedictis, Repubblica per contratto, Bologna 1995, pp. 126, 138 s.; Malvezzi. Storia, genealogia e iconografia, a cura di G. Malvezzi Campeggi, Roma 1996, pp. 136, 139.

Vedi anche
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