MONTI, Achille
MONTI, Achille. – Nacque a Roma il 15 aprile 1825 da Giovanni, pittore originario di Alfonsine in Romagna, nonché figlio di un fratello di Vincenzo Monti, e da Angelica Mecatti, romana. Perse nel 1844 il padre, che commemorò in Cenni sulla vita di Giovanni Monti (Roma 1851).
Svolti i primi studi letterari e filosofici, si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Roma nel 1847, ma non esercitò mai la professione di avvocato, preferendo dedicarsi interamente alla letteratura, sostenuto dalla sua agiata famiglia e animato da una fervida ammirazione nei riguardi del celebre prozio.
Dopo l’esordio con Divertimenti privati, un articolo pubblicato con lo pseudonimo Alfredo Bianchi in La Rivista (1847), concretizzò la sua spiccata attitudine poetica con diversi componimenti apparsi a partire dal 1848 in L’Album. Giornale letterario e di belle arti, di cui divenne assiduo collaboratore.
Nei primi anni Cinquanta, dopo essersi unito in matrimonio con Lucia Lattanzi, prese a frequentare i corsi universitari di eloquenza latina e italiana, dapprima tenuti da Luigi Maria Rezzi, poi da Francesco Massi: già compagno di studi di Enrico Narducci, poté così avvicinare altri letterati appartenenti alla Scuola romana, di cui Rezzi, fautore di un rigoroso classicismo, era l’ispiratore. Monti partecipò fin dal 1854 alle loro quotidiane riunioni presso il Caffè nuovo, situato sul Corso, sotto palazzo Ruspoli, stringendo amicizia con Giambattista Maccari, che più volte lo menzionò nelle sue poesie, e con gran parte degli altri membri del cenacolo.
Divenuto ben presto una fra le figure più note e benvolute della Scuola romana, fu molto attivo nel sostenere l’opera dei colleghi, come attestano, fra l’altro, le sue lettere (Scritti in prosa e in versi di A. M., Imola 1882-85, II, pp. 299-334), nonché la pubblicazione postuma, per sua cura, dei Versi (Imola 1870) che l’amico Luigi Celli gli aveva affidato prima di morire.
Assertore di un’austera moralità e di una profonda religiosità, abbracciando gli ideali della Scuola romana che reagiva al dominante romanticismo, Monti fu un classicista devoto alla poesia italiana trecentesca e umanistica, e in particolare attento lettore di Giovanni Boccaccio, Giovanni Villani, Dino Compagni, Franco Sacchetti, pur coltivando peculiari interessi per alcuni modelli settecenteschi. Le prime prove poetiche ascrivibili a questa temperie furono le due Canzoni… per le nozze di Giuseppe Mochi da Cagli con Fermina Colonna da Narni (Roma 1854), dedicate rispettivamente a Domenico Cavalca e Jacopo Passavanti, da lui considerati, unitamente agli altri prosatori del XIV secolo, fondamentale riferimento stilistico.
Presso Felice Le Monnier, editore ricorrente fra i poeti della Scuola romana assieme a Ignazio Galeati di Imola, Monti dette alle stampe le sue 21 Odi (Firenze 1856) dedicate alla memoria del padre, in seguito ampliate nel numero e ripubblicate con gli scritti della figlia di Vincenzo Monti (Versi e lettere di Costanza Monti Perticari e Odi di A. M., ibid. 1860). Monti, che nell’occasione fu anche estensore del saggio Intorno alla vita e agli scritti di Costanza Monti Perticari, dichiarò nella Prefazione di aver attribuito alle sue Odi un intento moralizzatore, richiamandosi per forma poetica a quelle pariniane e avvicinandosi al carattere di quelle oraziane. Intese colpire i vizi della società anche attraverso numerosi capitoli e sonetti berneschi apparsi in vari periodici o pubblicati postumi (per cui si rimanda agli Scritti in prosa e in versi di A. M., III, Imola 1885). Inoltre prese parte coi suoi versi ad alcune fra le raccolte collettanee che contribuirono a far conoscere la Scuola romana: la Strenna romana per l’anno 1858 (Firenze 1858), Nel patrio festeggiare il sesto centenario di Dante Alighieri (Firenze 1865), In morte di Giulia Cagiati (Roma 1866), A nostra signora del Buon Consiglio il Municipio di Genazzano (Roma 1867), Poesie per Bettina Alessandretti (Imola 1868).
Apprezzato per l’eleganza della sua prosa, Monti figurò fra i compilatori di periodici quali l’Imparziale fiorentino e Il Novellatore, nella cui direzione affiancò il fondatore Paolo Emilio Castagnola. Tuttavia mise maggiormente a frutto le proprie competenze letterarie, artistiche e archeologiche, intraprendendo nel 1860 una duratura collaborazione con Arti e lettere, collezione di quaderni mensili dedicata principalmente alla cultura romana, fondata da Francesco Gasparoni, padre del suo amico Benvenuto, appartenente anch’egli alla Scuola romana. La serie, pubblicata dal 1860 al 1865, divenne periodico regolare nel 1866, con il titolo Il Buonarroti, attribuito da Benvenuto Gasparoni che ne assunse la direzione fino al 1867, anno della sua morte. Monti, dopo averlo commemorato in Cenni sulla vita e sugli scritti di Benvenuto Gasparoni (Roma 1867), prese a cuore le sorti del periodico, passato alla direzione di Enrico Narducci e tenuto in vita dall’impegno della vedova Gasparoni, nonché grazie ai finanziamenti di Baldassarre Boncompagni.
Fin dai primi fascicoli contribuì con erudite illustrazioni su letterati e artisti: Di Annibal Caro e del suo gusto e del suo valore nelle arti (in Arti e lettere, 10 agosto 1861), La casa del Domenichino (ibid., 1° settembre 1862), Salvator Rosa (ibid., 1° luglio 1863), Le case abitate dal Vasari e le sue pitture in Roma (ibid., 20 ottobre 1863), Dante e Roma (ibid., 1° maggio 1865), I motti morali scritti sulle case di Roma (in Il Buonarroti, marzo 1876). Collezionista di monete papali, Monti dette prova delle sue competenze numismatiche in I motti sacri morali ed istoriati intagliati sulle monete di alcuni papi raccolti ed illustrati (ibid., aprile 1873) e in Le monete monumentali dei papi (in Periodico di numismatica e sfragistica, 1874, f. 4). Degni di attenzione, sempre in materia di antichità romane, furono La patria e le case del Metastasio (in Il Novellatore, 1872), cui fecero seguito ulteriori ricerche sulla biografia metastasiana (La casa natale del Metastasio, in Libertà, 5 novembre 1872; Parole d’invito per ergere un monumento al Metastasio, ibid., 6 aprile 1873), e Il Petrarca visita Roma nell’anno 1337 (in Il Propugnatore, 1876), dedicato al primo soggiorno romano del poeta.
Appassionato sostenitore di Vincenzo Monti, profuse il suo impegno per coltivarne e difenderne la memoria, sia in saggi pubblicati singolarmente sia in numerosi interventi apparsi nel Buonarroti. Nell’Apologia politica di Vincenzo Monti (Imola 1870), attraverso una disamina della carriera del poeta, ne difese la coerenza d’animo, attribuendo l’apparente volubilità di cui fu spesso accusato alle vicende biografiche e ai tempi travagliati. In Errori d’un famoso storico (in Il Buonarroti, febbraio 1871, pp. 54-59), accusò Cesare Cantù, autore di una biografia del poeta (Vincenzo Monti, Torino 1861), di averlo ingiustamente vituperato. In Vincenzo Monti. Ricerche storiche e letterarie (Roma 1873) raccolse, insieme con un ampliamento dell’Apologia politica, numerose prose sull’argomento, a conclusione delle quali fu posto un discorso di Ferdinando Santini.
Come partecipante a un’accademia tenutasi a Ferrara, Monti dette alle stampe Nel IV centenario della nascita di Lodovico Ariosto (Ferrara 1875), in cui, oltre al capitolo A Lodovico Ariosto, ritenuto per arguzia, disinvoltura ed eleganza stilistica, la sua più importante prova di poesia bernesca, pubblicò il breve saggio Degli studi compiuti da Vincenzo Monti sopra l’Ariosto. L’analisi svolta da Vincenzo Monti a proposito dell’Orlando Furioso è considerata dal pronipote propedeutica alla realizzazione della Pulcella d’Orléans (Livorno 1878), traduzione in ottave, pubblicata postuma, dell’omonimo poema di Voltaire; come attesta anche il suo articolo La Pulcella d’Orleans del Monti (in l’Opinione, 24 giugno 1878), si interessò a questo lavoro del prozio, correggendone la versione data alle stampe nella prima edizione. Negli ultimi anni curò infine, insieme con il cugino Giovanni Monti, la pubblicazione delle Lettere inedite del Foscolo, del Giordani e della signora di Stael a Vincenzo Monti (Livorno 1876) e delle Postille inedite ai commenti del Lombardi e del Biagioli sulla Divina Commedia (Ferrara 1879), in cui la posizione di Vincenzo Monti, estimatore dell’esegesi di Baldassarre Lombardi, viene evidenziata nel contrasto tra le interpretazioni dei due glossatori. I sentimenti patriottici di Monti, già manifestati in alcune fra le sue Odi (La Patria, La Speranza, La Discolpa) e nei sonetti O patria, al volger dell’età vien meno, dedicato al Natale di Roma, e Volgon rapidi gli anni, e ancor ti giaci (in Imparziale fiorentino, 23 aprile 1860 e 16 aprile 1862), culminarono nel 1870 con la canzoneA Vittorio Emanuele II Re d’Italia (Firenze 1870), per celebrare la liberazione di Roma, e il Sonetto dedicato ai reali principi in Roma (in Il Buonarroti, novembre e dicembre 1870). Seguirono il sonetto In morte di Vittorio Emanuele (in La Riforma, 20 gennaio 1878) e altri due rispettivamente dedicati al nuovo re Umberto I e alla consorte (ibid., 13 febbraio 1878).
Ben inserito nell’ambiente letterario dell’epoca, Monti ne conobbe personalmente alcuni significativi esponenti, fra cui Aleardo Aleardi e Giosuè Carducci, il quale gli espresse la propria considerazione per l’opera di Vincenzo Monti (si vedano, in particolare, le lettere a Basilio Magni ed Ettore Novelli, in Scritti in prosa e in versi di A. M., II, Imola 1883, pp. 322, 333). Nominato nel 1871 cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia, cessato il potere temporale dei papi e non aspirando a onorifici impieghi, Monti ricevette gli incarichi gratuiti di sopraintendente delle scuole comunali, vigilando in particolare su quella del Collegio romano, e regio delegato scolastico dei Mandamenti di Roma. Morì a Roma, il 16 dicembre 1879, in seguito a un colpo apoplettico.
La sua vasta produzione venne scrupolosamente catalogata dall’amico Narducci (Prose e versi stampati da A. M., in Il Buonarroti, settembre 1879, pp. 314-331) sulla base di un elenco redatto dallo stesso Monti. Fu poi in gran parte pubblicata, per cura dei figli, in Scritti in prosa ed in versi di A. M. (I-III, Imola 1882- 85), i cui primi due volumi riguardano i lavori in prosa con l’aggiunta di una serie di lettere e iscrizioni, mentre il terzo accoglie i componimenti poetici editi e inediti.
Fonti e Bibl.: Canzoni di A. M., in Giorn. arcadico, aprile-maggio-giugno 1854, pp. 363-367; O. Raggi, Sulla proposta di una Società italiana per la conservazione e propagazione della lingua italiana. Lettera… ad A. M. ed Enrico Narducci, in Il Buonarroti, febbraio 1871, pp. 163-182; Id., Di Pietro Metastasio e delle sue ceneri da richiamarsi in Roma. Lettera… ad A. M., Firenze 1873; A. De Gubernatis, Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 736; B. Magni, Vita di A. M., in Il Buonarroti, settembre 1879, pp. 283-292; E. Narducci, A. M., s.l. 1879; G. Amati, Bibliografia romana, Roma 1880, pp. 170- 184; F. Labruzzi, Della vita e degli scritti di A. M., in Scritti in prosa ed in versi di A. M., I, Imola 1882, pp. V-XXVI; A. Caroselli, A. M.: scritti di prosa e di poesia, in La Scuola romana, gennaio 1882, pp. 63-65; P.E. Castagnola, I poeti romani della seconda metà del secolo XIX, Firenze 1891, pp. 3-33; R. De Cesare, Roma e lo Stato del Papa. Dal ritorno di Pio IX al 20 settembre, I, Roma 1907, p. 315; D. Gnoli, I poeti della Scuola romana, Bari 1913, pp. 11, 18, 27, 39, 273-285; E. Janni, Reazioni romantiche e antiromantiche, in I poeti minori dell’Ottocento, III, Milano 1958, pp. 291- 294; G. Mazzoni, L’Ottocento, Milano 1956, I, p. 391; II, p. 1376; I poeti della Scuola romana dell’Ottocento, a cura di F. Ulivi, Bologna 1964, pp. 35 s., 84, 100, 110; A. Pagliaini, Catalogo generale della libreria italiana dall’anno 1847 a tutto il 1899, E-O, Roma 1905, p. 759; Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento, IV, Milano 1991, p. 3106. Per le notizie relative alla Scuola romana, si vedano: D. Gnoli, I poeti della Scuola romana, cit., pp. 3-46; F. Gregorovius, I poeti romani contemporanei, in Id., Passeggiate per l’Italia, II, Roma 1968, pp. 340 ss.; G. Cusatelli, La poesia dagli scapigliati ai decadenti, in Storia della letteratura italiana (Garzanti), VIII, Dall’Ottocento al Novecento, Milano 1988, pp. 728-733; A. Cimmino, Caroselli, Augusto, in Diz. biografico degli Italiani, XX, Roma 1977, pp. 550 s.; A. Briganti, Castagnola, Paolo Emilio, ibid., XXI, ibid.1978, pp. 544-546; A. Cimmino, Celli, Luigi, ibid., XXIII, ibid. 1979, pp. 438 s.; Id., Ciampi, Ignazio, ibid., XXV, ibid. 1981, pp. 128-130.