SANTONI, Achille (Achille Michele Angelo, Achille Michelangelo). – Nacque il 28 settembre 1855 a Trento, e fu battezzato nella basilica di S. Maria Maggiore. Il padre Antonio (nato a Trento nel 1799) era un importante chimico e farmacista che, grazie allo sfruttamento di alcuni brevetti, aveva portato la famiglia a godere di uno stato di agiatezza. La madre, Irene Nardelli (nata nel 1815), appartenente alla vecchia borghesia cittadina e pure lei nativa di Trento, che all’epoca amministrativamente rimaneva assegnata (come Trient) alla Contea del Tirolo entro l’Impero asburgico, era figlia di Luigi Giovanni Battista e di Lucia Ferrari. Achille fu l’ultimo di una nidiata di sette sorelle e tre fratelli: Benedetta (1832), Maria Antonia (1834), Elisabetta (1838), Emilio (1840), Antonia (1842), Silvio (1845), Vigilio e Maria Irene (1848, gemelli), Adelaide (1850), Francesca (1852)
Compiuti gli studi regolari al ginnasio-liceo di via Ss. Trinità (oggi Giovanni Prati), dimostrò una buona inclinazione per il disegno. Nel tempo libero e durante la bella stagione, amava bagnarsi nelle gelide acque dell’Adige, non potendo, ancora minorenne, accedere alla vasca pubblica del nuoto, costruita dagli austriaci nel rione S. Martino per l’addestramento dei militari. Imparò così, da autodidatta, a destreggiarsi nello stile cosiddetto a rana, giacché non possedeva alcuna nozione dell’over-arm-stroke inglese, detto anche stile marinaro. Sempre in gioventù, amava avventurarsi in escursioni che lo portavano a trascorrere giornate intere sui monti del circondario. Inesistente, invece, fu la passione per la chimica, che aveva indotto i tre fratelli maggiori a dedicarsi all’impresa commerciale avviata dal padre, dopo la scomparsa del quale (1878), Achille Michele Angelo (abbreviato nelle firme ufficiali in A. M., cioè Achille Michelangelo) iniziò la professione di scultore. Compì numerosi viaggi per migliorare le proprie capacità artistiche: alcuni in Francia e in Italia, ma specialmente girovagò in Austria, in Germania e nei Paesi di lingua tedesca, che ben conosceva avendola appresa sui banchi di scuola.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, chiusa l’epoca dei suoi tours di natura bohémien, si trasferì a Roma, attratto dalla presenza di prestigiosi laboratori di scultura. Da qualche tempo, infatti, nella capitale del Regno d’Italia convergevano artisti da tutte le regioni, per via delle commesse di monumenti e busti, in particolare quelli che andavano adornando i giardini del Pincio e del Gianicolo. Santoni, profittando del sostegno finanziario che gli veniva dalla sua famiglia, affittò un’abitazione in via S. Apollinare 4, nei pressi di piazza Navona. Oltre a svolgere la sua attività di scultore, pittore e illustratore, cominciò a visitare le rive del Tevere nella zona urbana ed extraurbana, entrando a contatto con i ‘fiumaroli’, frequentatori delle aree semiselvagge conosciute come i ‘polverini’, sorta di spiaggette create dalle correnti e fatte di rena di riporto e vegetazione palustre.
Intorno al 1888, Santoni – trentenne di bell’aspetto, con un pizzetto da ‘irredentista’ a contraddistinguerlo – faceva parte di un gruppo di fiumaroli-nuotatori che non doveva superare nel numero le dita di due mani, composto per lo più da romani d’adozione, gente del Nord venuta a edificare materialmente e spiritualmente la ‘terza Roma’. Nella tarda primavera del 1889 costoro maturarono l’idea di fondare una società di nuoto. Non ne esistevano al di qua delle Alpi e poco si sapeva sulle modalità tecniche, ma Santoni aveva nozione dei regolamenti degli Schwimmen-Klub austriaci e tedeschi.
Nel corso di una gita, discussero sugli scopi del sodalizio, in maniera da redigerne seduta stante lo statuto. Non si trovarono, tuttavia, d’accordo su un punto proposto da Santoni, una clausola che ciascun socio presente e futuro avrebbe dovuto rispettare, e che testualmente recitava: «Prometto sul mio onore che nessuna persona affogherà davanti a me senza che io cimenti la mia vita per salvarlo». Troppo pesante risultò la condizione, per cui la scissione fu inevitabile. La fazione antigiuramento, capeggiata dal patriota liberale Domenico Ricci, diede vita alla Società romana di nuoto, che si costituì il 29 giugno del 1889. Il gruppo di Santoni, comprendente lo scultore fiorentino Gustavo Enrico Ciani, Francesco Sebastiani, Belisario Londei e Francesco Capponi, si staccò e divenne rivale dell’altro.
Nell’autunno del 1890, Santoni e i suoi amici edificarono un capanno sulla riva sinistra del fiume in località Albero Bello, lungo la via Flaminia poco fuori porta del Popolo, che doveva servire come punto d’appoggio per i bagni invernali. Santoni stesso vergò con un carboncino su un foglio di carta da disegno il nome del capanno: Rari nantes in gurgite vasto, dal verso virgiliano: apparent rari nantes in gurgite vasto («apparvero pochi nuotatori nella vastità delle onde»). Dopo aver inaugurato, l’anno seguente, un capanno più solido costruito da un barcarolo che gestiva una trattoria lì vicino, il 17 settembre 1891 fondarono la Società italiana di nuoto Rari nantes, di cui Ciani fu il primo presidente e Santoni il segretario.
Da questo momento l’opera di proselitismo di Santoni si intensificò: aderì al neonato Comitato nazionale di nuoto, in orbita governativa, e il 30 luglio 1893 allestì insieme ad altri appassionati la prima gara ‘ufficiale’: 7 km e mezzo dalla foce dell’Aniene a ponte Margherita, quindi cominciò a viaggiare nel Nord per svolgere opera di mecenate e far sorgere altre Rari nantes. Vi riuscì a Genova e poi a Milano nel 1895, con l’aiuto di Giuseppe Cantù, anche lui scultore di fama e pioniere del nuoto sul Naviglio grande. Torino e Pisa ebbero la loro Società Rari nantes (SRN). Nel 1896, insieme con l’amico Cantù, ne fondò una a Venezia, ottenendo dalla Real Casa il suo stabilimento al Lido come sede.
La SRN Venezia ebbe vita breve, ma altre società, accomunate dall’emblema della stella inscritta nel cerchio e con il motto In balneis salus, apparvero nel volgere di un lustro a La Spezia, Firenze, Como, Livorno, Napoli, Padova, Verona e Piacenza. In qualità di membro di un Comitato federale Rari nantes, il 6 settembre del 1896 Santoni promosse una gara sul Tevere cui presero parte nuotatori delle province di Roma, Milano, Pisa e Genova: una prova di velocità sui 100 metri riservata ai Rari nantes e che fu la prima del genere in Italia.
L’estate del 1897 Santoni la trascorse a Trento, dove frequentò la piscina Cock aperta in via Madruzzo e tentò di costituire una locale SRN, cosa che risultò impossibile per l’algidità delle acque dell’Adige. Fatto ritorno a Roma, risiedette in piazza S. Marco 18, giusto di fronte alla scalinata del Campidoglio. Riprese così l’abitudine delle sue frequenti nuotate e gite sul Tevere.
Secondo un giornale-registro da lui meticolosamente redatto, nel periodo che va dall’aprile 1898 al marzo 1899 ne fece 286, per un totale di 302 km; di queste, 72 furono invernali. E infatti, al 26 dicembre 1898 risale il primo «Cimento invernale» da lui gestito a Roma, che vide in azione 17 coraggiosissimi partecipanti tra cui lo stesso ‘apostolo del nuoto’. L’idea gli era venuta prendendo a modello i bagni di Natale a Parigi nella Senna e a Berlino nella Sprea.
Sempre nel 1898, si adoperò per la costituzione di quattro Rari nantes nei laghi prospicienti la capitale, e precisamente ad Anguillara Sabazia, Genzano, Bracciano e Albano; disegnò egli stesso gli emblemi dei sodalizi e i costumi da bagno con i colori sociali. Nel suo ruolo di ispettore sportivo della SRN Roma – che dal 1894 aveva come presidente l’ingegner Alfonso Pouchain –, organizzò, il 14 agosto sul lago di Bracciano, il primo Campionato italiano - Coppa del Re, eseguito sul percorso di un miglio e vinto da Arturo Saltarini della Società Nettuno di Milano.
Fu in questo periodo che la sua volontà di irradiare il verbo del nuoto in quanto esercizio salutare e come attività sportiva agonistico-amatoriale raggiunse l’apice. Apparvero molti suoi articoli in giornali come la Allgemeine Sport Zeitung di Vienna, La Bicicletta di Milano e altri fogli sportivi, celati sotto lo pseudonimo di Fluctivagus. Nell’agosto del 1899 istituì a Como, in occasione della seconda edizione della Coppa del Re, il Collegio dei pionieri del nuoto, propedeutico all’unificazione della decina di Società Rari nantes in federazione nazionale. Propagandò, inoltre, anche un nuovo sport di matrice inglese, il waterpolo, ai cui primi esperimenti sovrintese nel giugno-agosto del 1900 al laghetto di Villa Borghese. La Rari nantes Roma, che quell’anno aveva raggiunto i trenta soci e inaugurato una casina in muratura, ebbe così il merito di lanciare in Italia il gioco della pallanuoto, del quale bandì vari tornei alle Acque Albule di Tivoli.
Il 23 maggio 1900, a compimento di un lungo percorso, Santoni fondò a Roma, unitamente a Giuseppe Cantù e al torinese Giovanni Vaudano, la Federazione italiana di nuoto Rari nantes (FIRN), di cui fu eletto primo presidente.
In nome dei principi democratici che l’avevano sempre animato, nello statuto si stabilì che sia la carica di presidente sia la sede della FIRN sarebbero dovute cambiare ogni anno, specificando che altri sodalizi non Rari nantes avrebbero potuto affiliarsi, a condizione però di conservarsi rigorosamente «nel dilettantismo dello sport».
Santoni mantenne la carica di presidente della FIRN per poco tempo. Allorché la sede si spostò a Genova, si dimise dagli incarichi che ricopriva e aderì alla Società italiana di salvamento (SIS) Natatorium, sorta ad Ancona nel 1899 e della quale fu consigliere nella sezione romana. Accettò di nuovo la presidenza della FIRN nell’agosto del 1904, al primo Congresso nazionale tenuto a Lecco, lasciandola quindi, trascorso il prescritto anno sociale, a Cantù. Svolse allora l’ufficio di ispettore federale e membro di giuria, entrando e uscendo dai vari consigli direttivi fino al 1913, quando la presidenza passò al ligure Emanuele Croce. Nel 1914 riacquisì l’ufficio di consigliere all’interno della Rari nantes Roma, che ora possedeva un nuovo galleggiante nei pressi di ponte Margherita e come presidente aveva eletto Giovanni Andreatta, corregionale di Santoni.
In questo torno di tempo, la FIRN acquisì importanza e allestì l’invio di una squadra di nuotatori alle Olimpiadi del 1908 a Londra. Fu affetta, tuttavia, da ricorrenti polemiche sia interne sia esterne, di cui pure Santoni fu protagonista: in particolare diatribe sui rivoluzionari stili di nuoto (il crawl) che arrivavano dal mondo anglosassone, ma anche istigate da talune società che avevano rifiutato l’adesione, la Romana di nuoto in primis.
Dopo la Grande Guerra, Santoni ottenne un cavalierato e andò a vivere a Rovereto, la ‘città martire’ liberata dal giogo austriaco nel novembre del 1918, dove abitava una delle sorelle. Era il rientro definitivo nel suo Trentino, ora facente parte del Regno d’Italia. Allorché la FIRN si trasformò in Federazione italiana di nuoto (FIN) nel 1927, il vecchio pioniere non fu chiamato a ricoprire cariche né effettive né onorarie.
Negli ultimi anni di vita, ogni tanto lo si poteva vedere affacciarsi alla locale Società nuotatori. Circondato dall’affetto delle sorelle superstiti e dei parenti di queste, morì a Rovereto nel pomeriggio del 4 novembre 1933.
La salma venne tumulata al vicino cimitero di S. Marco. Nel 1934, anche in forma di celebrazione e omaggio alla sua opera, si svolse la prima edizione della prova natatoria Traversata di Trento, per l’organizzazione del Comitato Settembre Trentino e della locale Rari nantes, sorta nel 1930.
Fonti e Bibl.: Guida Monaci, XXIII, Roma 1893, pp. 479 s.; F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, p. 274; Roma, Biblioteca nazionale sportiva del CONI, Archivio Rari Nantes (1898-1904): A.M. Santoni, Giornale sportivo; Id., Codice sportivo proposto alla Federazione Italiana di nuoto Rari Nantes, Roma 1903; L. Monis, Come nacque la Rari Nantes Roma, in L’Educazione fisica, 1909, aprile, pp. 158 s.; G. Rosati, Come nacque e crebbe in Italia lo sport del nuoto, in Almanacco dello sport, V, Firenze 1918, pp. 106-112; Cronaca di Rovereto, in Il Brennero, 5 novembre 1933; La prima traversata a nuoto di Trento, ibid., 28 agosto 1934; Il chi è? dello sport, a cura di O.B. Cestari, II, Trento 1978, p. 252; B. Beneck, ... e nuotando nuotando quasi un secolo passò..., Milano 1990, pp. 4-63; O. Cestari, A. S., in Strenna trentina, LXIX (1990), pp. 29 s.; A. Anghileri, Alla ricerca del nuoto perduto, I, I protagonisti, le storie, i fatti dimenticati di un secolo vissuto in acqua, Cassina de’ Pecchi 2002, pp. 10-99; Rari Nantes Trento 1930, http://www.rarinantes.it/ cms/; Indice dei nati in Trentino fra il 1815 ed il 1923, in http://www.natitrentino.mondotrentino.net.