TORELLI, Achille
Commediografo, nato a Napoli il 5 maggio 1844, morto ivi il 31 gennaio 1922. Dopo aver tentato adolescente e giovinetto il teatro con le commedie Troppa grazia; Il punto d'appoggio; La più semplice donna vale due volte un uomo; La Verità; La missione della donna; Gli onesti, ebbe a soli ventitré anni il suo grande successo con I mariti che, mirabilmente interpretato dalla compagnia di Luigi Bellotti-Bon (1867), trasse all'entusiasmo pubblico e critica, piacque anche al vecchio Alessandro Manzoni e ha goduto fino a oggi dell'ininterrotto favore delle platee. Questo lavoro rappresenta, in un ambiente di nobiltà napoletana, dove campeggia una coppia di vecchi coniugi all'antica, leali e cavallereschi, altre coppie di giovani sposi aristocratici, disunite dalla gelosia, dall'indifferenza, dalla volgarità, dall'ozio, dalla dissolutezza, a contrasto con un'altra coppia, d'una giovane patrizia sposata a un onesto avvocato; sono le solide virtù di questo a conquistare e innamorare la sposa che, prima sdegnosa e riluttante, finisce col riconoscersi unica felice fra tutte. La commedia, svolta con una tecnica allora insolita, non d'intrigo né propriamente di caratteri, ma per quadri d'insieme, dipinti senza grande profondità ma con leggerezza di tocco ed equilibrio di toni, non è soltanto, come fu detto e ripetuto, l'apologia dell'amor sano, ma soprattutto delle buone qualità borghesi, rappresentate come l'ideale nuovo: apologia non discettante o oratoria come quelle care al Ferrari, ma accorta e sostanziosa; il che senza dubbio contribuì al trionfo del lavoro. Ma dopo di esso il T. non ne ebbe nessun altro così pieno: La moglie (1869); Triste realtà (1871); L'israelita (1883); Scrollina (1885); Donne antiche e donne moderne (trilogia, 1897); Filia suavissima (1898); L'ultimo convegno (1898), e altri suoi lavori minori, offrono qua e là figure nettamente disegnate, scene trattate con garbo, e spesso il ricorrente motivo della fede nella forza dell'amore; ma non più l'ispirazione costante e la continuità della vena che avevano dato a I mariti la loro compiuta armonia. Il T. scrisse anche per il teatro dialettale napoletano; e, divenuto bibliotecario, da ultimo si dedicò anche a ricerche erudite, come attesta un suo volume sul Cantico dei Cantici.
Bibl.: Le commedie del T., pubblicate in un primo testo dall'editore Barbini di Milano, furono poi in buona parte ritoccate (e talvolta modificate) nell'edizione di Caserta, 1900, che, col titolo: Teatro scelto, ne comprende una ventina giudicate le migliori dall'autore. - Sul T., vedi: L. Capuana, Il teatro italiano contemporaneo, Palermo 1872; L. Tonelli, L'evoluzione del teatro contemporaneo in Italia, ivi 1913; B. Croce, La letteratura della Nuova Italia, I, Bari 1914.