ACHIMELEC (ebraico Àḥīmelekh; i Settanta 'Αχ[ε]ιμέλεχ, ovvero come Giuseppe Flavio 'Αβιμέλεχ)
Figlio di Achitob e gran sacerdote ai tempi del re Saul (I Re [Samuele], XXI-XXII). Poiché la Bibbia nella stessa storia di Saul, poco prima di parlare di A., parla di un Achia figlio di Achitob e gran sacerdote (I Re [Samuele], XIV, 3, 18-19), molti antichi e moderni studiosi ritengono che i due nomi appartengano allo stesso personaggio, tanto più che il loro significato si può considerare equivalente (Achimelec "fratello del re"; Achia "fratello di Jahvè"; "re" era spesso appellativo della divinità). Alcuni pochi ritengono che A. fosse fratello e successore di Achia nel gran sacerdozio (v. achiai).
A. risiedeva ed esercitava il suo ufficio in Nobe. A lui ivi si rivolse David per aiuto, allorché era perseguitato da Saul; A. gli dètte a sua richiesta i pani della Proposizione, tolti poco prima dal santuario, e la spada di Golia ivi appesa come trofeo. Risaputa la cosa, Saul fece uccidere 85 sacerdoti insieme con A. in sua presenza, e mandò a fare strage degli abitanti di Nobe. Dalla uccisione dei sacerdoti scampò il solo Abiatar (v.), figlio di Achimelec.
In Marco, II, 26 si dice che l'aiuto fu prestato a David sotto Abiatar archisacerdote; alcuni stimano che in questo nome proprio sia incorso un antico predocumentario errore di amanuense: altri ritengono che tutta l'espressione sia una glossa (manca in alcuni codici greci e latini, e nei paralleli Matteo, XII, 4 e Luca, VI, 4); altri infine interpretano la frase in senso largamente cronologico, oppure come un climax ("nonostante la presenza di...").