acido lattico
Acido 2-idrossipropanoico, di formula CH3CHOHCOOH, che può esistere nelle forme destrogira (D), levogira (L) e racemica (D-L). La D si ottiene per risoluzione del racemo presente in natura oppure per via biotecnologica a partire dal glucosio, per azione del Lactobacillus leichmannii. La L si trova in piccole quantità nel sangue, nel fluido muscolare, dove aumenta a seguito di attività fisica, nel fegato, nel timo, nei reni, nel liquido amniotico. Il racemo è presente nel latte, nella melassa, nei succhi di frutta, nella birra, nell’oppio, nei vini, in numerose piante soprattutto durante la germinazione. Esso si ottiene per fermentazione lattica a caldo da carboidrati, per azione di numerosi microrganismi e viene prodotto commercialmente per fermentazione di siero di latte, patate, melassa, amido di grano. L’acido lattico trova applicazioni in numerose attività industriali: nei bagni di colorazione, come mordente nella stampa dei tessuti di lana, come solvente per coloranti insolubili in acqua, nella preparazione e confezione di formaggi, di bibite, nel trattamento di alcuni lieviti e dei pellami, nelle applicazioni alimentari e farmaceutiche dei lattati, come plastificante, come catalizzatore nella preparazione di resine alla fenolaldeide, nella saldatura dolce. Viene inoltre impiegato in medicina come antisettico e antifermentativo intestinale e per irrigare i tessuti. L’acido lattico si forma come prodotto finale della glicolisi anaerobica, per riduzione dell’acido piruvico da parte del nicotinammideadenindinucleotide ridotto (NADH), coenzima della latticodeidrogenasi. Attraverso tale reazione si rigenera NAD ossidato necessario perché il processo della glicolisi non si arresti. L’acido lattico si forma in grandi quantità durante un intenso e protratto sforzo muscolare, si accumula nel muscolo (a causa del carente apporto di ossigeno) e durante il riposo si diffonde nel sangue da cui il fegato lo rimuove riconvertendolo in glicogeno attraverso la glicogenogenesi.