Vedi ACIREALE dell'anno: 1958 - 1994
AСIREALE (v. vol. I, p. 35)
Tra il 1980 e il 1984 sono state effettuate sistematiche indagini nel complesso delle terme romane di S. Venera al Pozzo (territorio di Acicatena), unitamente a una serie di interventi di conservazione e di restauro. L'esplorazione si è estesa ai lati di due ambienti già noti, con volta a botte e ipocausto, per і quali era stata indicata la destinazione rispettivamente di calidarium (quello più occidentale, il c.d. vano A) e di tepidarium. R. J. A. Wilson ha di recente suggerito, in base alla tecnica costruttiva, una datazione dei due ambienti voltati nell'età tardo imperiale romana; allo stesso momento costruttivo devono ricondursi і vani costituenti il settore E del complesso, mentre a una fase successiva appartiene un ambiente rettangolare adiacente a О, il vano A, al cui interno è stato evidenziato il praefurnium.
A uno stabilimento termale più antico vanno ascritti un ambiente a ipocausto, con pavimento a mosaico monocromo a tesserine bianche impostato su suspensurae, e altri resti di stanze e di un pavimento musivo con decorazione in bianco e nero che Wilson indica non anteriore al I secolo d.C., tutti sul lato O.
Di estremo interesse è la scoperta, nel settore NO, del podio di un tempietto, forse distilo in antis (m 9,70 x 6,70), in conglomerato di calce, originariamente rivestito di blocchi lavici a disposizione isodoma, dei quali ne rimangono due presso l'angolo SE; inoltre il muro di fondo della cella conserva ancora un breve tratto di rivestimento in lastre di marmo.
Non si posseggono, al momento, elementi probanti per un suo circostanziato inquadramento cronologico, da porsi comunque in una fase costruttiva anteriore a quella dei due ambienti voltati.
Il suo inserimento nel complesso termale va spiegato con la dedica a una divinità salutare: probabilmente Venere o, come Wilson suppone, Minerva, divinità della quale, nel XIX sec., fu trovata una testa in marmo nelle vicinanze. Data la presenza del tempietto e tenuto conto delle rinomate (già per antica tradizione) qualità curative delle acque sulfuree della vicina sorgente, sembrerebbe improbabile l'ipotesi di un complesso termale legato a una villa. Dovrebbe invece più logicamente trattarsi di uno stabilimento di uso pubblico poco esteso, finalizzato soprattutto allo sfruttamento terapeutico delle acque (che si perpetua nelle non lontane terme moderne di Acireale), connesso a un insediamento sviluppatosi nella zona, і cui reali caratteri saranno da definire con più estese indagini di scavo.
Diversi frammenti ceramici a vernice nera, oltre ad alcuni tratti di canalizzazione fittile messi in luce nel settore N, probabilmente databili in età ellenistica, potrebbero venire addotti come indizio dell'esistenza di un impianto di età greca, la cui conferma è comunque demandata alla prosecuzione delle indagini già riprese nel 1987 dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Catania contestualmente al restauro dell'adiacente chiesetta di S. Venera al Pozzo; frammenti di ceramica a vernice nera raccolti nelle vicine contrade Isola e Reitana documentano comunque la presenza di un insediamento rurale almeno a partire dall'età classica.
La maggiore puntualizzazione delle fasi cronologiche degli ambienti e delle strutture esplorati nell'ultimo decennio dovrà peraltro essere affidata anche all'approfondito studio dei frammenti vascolari e degli altri materiali rinvenuti. Le varie pertinenze stratigrafiche risultano purtroppo non esenti da intrusioni e rimescolamenti, in considerazione del riutilizzo degli ambienti termali (almeno і due vani a volta) successivamente al cessare delle loro originarie funzioni e dell'intensa frequentazione della zona legata alla presenza della chiesa (nel settore O è stata fra l'altro recuperata una sepoltura a inumazione priva di corredo non anteriore alla tarda età bizantina) e, in tempi a noi molto vicini, alla creazione di infrastrutture connesse alla sorgente termale e anche allo sfruttamento agricolo. Si pone inoltre come imprescindibile il contestuale riesame critico di tutta la precedente letteratura relativa ai rinvenimenti ottocenteschi nell'area di S. Venera e nelle contrade vicine collegandoli, ove possibile, a quelli degli ultimi anni, per potere avviare un'organica analisi dell'intero contesto. Fra altre recenti scoperte nel territorio di A. ricordiamo l'importante identificazione (Tomarchio, 1980) a Capomulini, presso il tempietto di età romana, di insediamenti preistorici databili fra il Tardo Neolitico (fra gli altri frammenti a impasto si segnala un'ansa a rocchetto vicina allo stile di Diana) e la prima Età del Rame. Lo studio del tempietto di Capo Mulini, di dimensioni maggiori rispetto a quello di S. Venera al Pozzo (17,50 x 8,10 m), è stato di recente ripreso dal Wilson che, attraverso una nuova ricostruzione grafica, lo ipotizza prostilo tetrastilo, collocandolo nella prima metà del I sec. d.C. in relazione alla cronologia della testa-ritratto maschile in marmo proveniente, con molta probabilità, dall'area dell'edificio.
F. Coarelli propone di collegare la sua costruzione alla vittoria navale di Augusto su Sesto Pompeo, attribuendogli dunque una funzione celebrativa, e ritiene giustificabile, in tale contesto, la presenza della citata testa in marmo per la quale accetta l'identificazione con un ritratto di Cesare divinizzato, ritenuta invece errata da Wilson.
Sono infine degni di nota ad Aciplatani (Via Asilo) і resti di un probabile granaio costituito da otto buche scavate nella roccia e intonacate, per le quali il Wilson ha di recente proposto una datazione a età tardo romana, pur se il riempimento ha restituito anche ceramica a vernice nera e tegole di tipo ellenistico.
Bibl.: N. Bonacasa, Ritratti greci e romani della Sicilia, Palermo 1964, p. 28, n. 31 (ritratto di Capo Mulini); C. Cosentini, Il complesso archeologico di S. Venera al Pozzo, in Memorie e rendiconti Acc. Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelantei e Dafnici di Acireale, IV, 1966, pp. 77-96; F. Pavone, Rassegna antica della letteratura sulle terme di Acireale, ibid., pp. 96-109; Α. M. Fallico, Alcuni bronzetti della Collezione Zelantea di Acireale, ibid., VII, 1967, pp. 411-418; G. Manganaro, La collezione numismatica detta Zelantea di Acireale, ibid., X, 1970, pp. 273-318; V. La Rosa, Un rudere in via dell'Asilo ad Aciplatani, ibid., s. II, II, 1972, p. 386 ss.; R. J. A. Wilson, Sicily under the Roman Empire. An ArcheologicaI Study from Augustus to Justinian (diss.), II, Oxford 1977, pp. 67, 136 s., 220; F. Tomasello, Un edificio termale a Misterbianco (Catania), in CronAStorArt, XVIII, 1979, p. 201; F. Coarelli, La cultura figurativa in Sicilia. Dalla conquista romana a Bisanzio, in E. Gabba, G. Vallet (ed.), La Sicilia antica, II, 2, Napoli 1980, p. 382; G. Tomarchio, Il tempietto romano ed і resti neolitici di Capo Mulini, in Memorie e rendiconti Acc. Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelantei e Dafnici di Acireale, s. II, X, 1980, pp. 537-550; U. Spigo, Ricerche a Monte S. Mauro, Francavilla di Sicilia, Acireale, Adrano, Lentini, Solarino, in Atti del V Congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, Palermo 1980 (Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-81), II, I, Roma 1982, pp. 787-780; F. Coarelli, M. Torelli, Sicilia (Guide archeologiche Laterza, 13), Roma-Bari 1984, p. 348; G. Bejor, in BTCG, III, 1984, pp. 15-22, s. v. Aci·, id., Gli insediamenti della Sicilia Romana: distribuzione, tipologia e sviluppo da un primo inventario dei dati archeologici, in A. Giardina (ed.), Società romana ed impero tardo antico, III. Le merci e gli insediamenti, Bari 1986, p. 486; U. Spigo, Ricerche e rinvenimenti a Brucoli (c. da Gisira), Valsavoia (Lentini), nel territorio di Caltagirone, ad Adrano ed a Francavilla di Sicilia, in Atti del VI Congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, Palermo 1984 (Kokalos, XXX-XXXI, 1984-85), II, 2, Roma 1987, p. 864; O. Belvedere, Opere pubbliche ed edifici per lo spettacolo nella Sicilia di età imperiale, in ANRW, II, II, I, Berlino-New York 1988, pp. 358-360; R. J. A. Wilson, Sicily under the Roman Empire. The Archaeology of the Roman Province. 36 B.C.-A.D. 535, Warminster 1990, pp. 105, 191, 226-228, 297 e passim.
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