acqua
. Frequentemente nel significato proprio: per es., L'acqua era buia assai più che persa, If VII 103; analogamente in If VII 118, 119, VIII 16, 30, IX 77,XIV 134, XV 3, XVI 2, 92, 104, XVII 20, XX 66, 76, XXII 25, XXIII 46, XXIV 51, XXVI 139, XXX 63, XXXII 24, 32; Pg I 131, II 42, 101, V 110, 118, VII 98, XV 16, XVII 33, XXII 146, XXIII 36, 62, XXVI 21, 135, XXVIII 28, 85, 98, 121, XXIX 67, XXXI 12, 96, 102, XXXIII 116, 123; Pd II 15, 35, III 11, 123, VII 124, IX 82, 114, X 90, XIV 2, XXV 134, XXX 109; Rime XC 27, C 53 e 60, CII 26 e 29, Cv III V 5,VII 5 (due volte), IX 16, XV 16 (due volte), IV XV 8, XVIII 4 (due volte).
Il luogo di Pg XXXIII 67 E se stati non fossero acqua d'Elsa / li pensier vani intorno a la tua mente, va illustrato ricordando che le a. del fiume Elsa, in Toscana, hanno la proprietà di ricoprire con una solida crosta di carbonato di calcio gli oggetti che vi rimangono immersi (cfr. Fazio degli Uberti Dittamondo III 8). Pertanto i versi danteschi significano: " e se i tuoi pensieri vani, rivolti al mondo, non avessero indurato la tua intelligenza ". Vale " mare ", in If I 24 si volge a l'acqua perigliosa e guata; v. anche Pg VIII 57. In questo senso, ma con valore figurato, ricorre in due metafore analoghe, al principio del Purgatorio (Per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno, I 1) e al principio del Paradiso (L'acqua ch'io prendo già mai non si corse, II 7), a indicare rispettivamente la materia delle due cantiche. Vale " fiume ", in Pg V 95 un'acqua c'ha nome l'Archiano; in Pd IX 47 l'acqua [il fiume Bacchiglione] che Vincenza bagna, e XI 43 Intra Tupino e l'acqua [il fiume Chiascio] che discende / del colle eletto dal beato Ubaldo; in Cv III III 4 vedemo certe piante lungo l'acque quasi can[s]arsi (c[ontent]arsi si legge nell'ediz. del '21; cantarsi nell'ediz. Simonelli). In questo senso, ma con valore figurato, si trova in Pd XXX 73 di quest'acqua convien che tu bei (bisogna che tu beva con gli occhi, cioè contempli, quest'a.): si tratta della fiumana di luce scorrente nell'Empireo, immagine della Grazia. Ha significato pregnante di " fonti e rivi " (Torraca), in If XIV 98 Una montagna v'è [il monte Ida, nell'isola di Creta] che già fu lieta / d'acqua e di fronde. Per "pioggia ", in If VI 10 Grandine grossa, acqua tinta e neve; Vn XVIII 5 talora vedemo cadere l'acqua mischiata di bella neve. Per " lagrime ", in Pg XV 94 con quell'acque / giù per le gote che 'l dolor distilla, e XXX 98 lo gel che m'era intorno al cor ristretto, / spirito e acqua fessi. Per " umore secreto dall'organismo ", in If XXX 122 l'acqua marcia / che 'l ventre innanzi a li occhi sì t'assiepa, Cv III IX 8 l'acqua ch'è ne la pupilla de l'occhio (e altre due volte nello stesso paragrafo, di cui la seconda è integrazione del Busnelli sostitutiva di altra integrazione del testo della '21: ‛ parte ') e IX 9.
Con valore figurato si trova in alcune espressioni di origine biblica. S'ispira a Giovanni (cfr. 4, 13-15, dove l'a. simboleggia la Grazia o la verità rivelata dalla Grazia) il luogo di Pg XXI 2 l'acqua onde la femminetta / samaritana domandò la grazia, in cui l'a., intesa dagli antichi commentatori, in genere, con lo stesso valore che ha nel passo evangelico, più precisamente sembra volta a significare " la verità ", come propose il Tommaseo. Lo stesso senso di " verità " ha la parola in Cv 119, all'interno di una similitudine che bene spiega i versi del Purgatorio più su citati: sempre liberalmente coloro che sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri poveri, e sono quasi fonte vivo, de la cui acqua si refrigera la naturale sete che di sopra è nominata. Riecheggia il Genesi (1,2 " et spiritus Dei ferebatur super aquas ") l'immagine di Pd XXIX 21 lo discorrer di Dio sovra quest'acque, che stupendamente significa l'opera creatrice di Dio: lo Spirito Santo " aquis superferri dicitur, non corporaliter, sed sicut voluntas artificis superfertur materiae quam vult formare " (Tomm. Sum. theol. I 66 1 ad 2). Deriva dall'Apocalissi (17,1 " ostendam tibi dannationem meretricis magnae, quae sedet super aquas ", dove la ‛ grande meretrice ' è la Roma imperiale idolatrica, che domina il mondo: " Aquae, quas vidisti, ubi meretrix sedet, populi sunt et gentes et linguae " [17,15]) la raffigurazione di If XIX 107 colei che siede sopra l'acque, nella quale è da vedersi la Roma cristiana, signora spirituale dei popoli, ma prostituita alla politica temporale dei papi. Parrebbe nata da una memoria biblica (Ioann. 7,38 " flumina de ventre eius fluent aquae vivae ") anche la frase di Pd XXIV 57 perch'ïo spandessi / l'acqua di fuor del mio interno fonte, " perché io esprimessi i pensieri che mi rampollavano dentro ". In Pg XV 131, in altra frase di vago colore scritturale, aprir lo core a l'acque de la pace, l'espressione ‛ a. de la pace ' (che appare in voluto contrasto con vidi genti accese in foco d'ira del precedente v. 106) è concordemente spiegata dai commentatori antichi e moderni come " sentimenti di mansuetudine " che servano a smorzare l'ira (è probabile anche un riferimento alla definizione dell'ira data da Aristotele [Anima 1, 2, 403 a 31-b 1], " accensione del sangue o del calore intorno al cuore "). Controverso è invece il senso del vocabolo in Pd V 75 non crediate ch'ogne acqua vi lavi (a proposito dei cristiani che ‛ prendono il voto a ciancia '). Alcuni intendono: " non crediate che un'offerta qualsiasi, un voto comunque fatto (ogne acqua) valga a purificarvi davanti a Dio " (Scartazzini, il quale pensa anche a " voti espiatori ", fatti in riparazione di altri pronunciati precedentemente con leggerezza; poi Porena, Sapegno, Chimenz). Altri spiega: " non crediate che qualunque sacerdote possa ottenervi la dispensa o la commutazione del voto ", operazioni per le quali abbisogna l'autorità di un prelato superiore (Torraca). Sia nella prima che nella seconda interpretazione il termine a. è con riferimento all'a. del battesimo. Nell'ambito dei valori figurati, ma non dei ricordi biblici, rientra il caso di Pg XX 3 trassi de l'acqua non sazia la spugna: " E fa qui similitudine, cioè che la volontà sua era come una spugna, e che li desideri ch'elli avea di sapere altre cose... rimasero non sazi, come rimane la spugna quando si cava dall'acqua, inanti che sia piena " (Buti).