ACQUAPENDENTE (A. T., 24-25-26)
Comune del Lazio settentrionale, nella provincia di Viterbo. La piccola città (423 m. s. m.) è pittorescamente situata sul margine del ripiano vulcanico che scende precipite, a nord, sulla valle della Paglia, il cui alveo è 200 m. più basso; il ciglio ripido è inciso dal torrente Quintaluna, affluente della Paglia, che ha scavato un burrone incassato a est dell'abitato e vi forma alcune cascatelle; donde deriverebbe il nome del luogo. Alcune chiese ed edifizî cospicui gli conferiscono aspetto urbano. Tra le prime, è degna di nota la cattedrale del S. Sepolcro, chiesa benedettina, rifatta nel sec. XVII, con una cripta del secolo IX, ben conservata e ricca di bei capitelli romanici. Tra gli edifizî civili è da ricordare un'antica torre, resto di una fortezza costruita, secondo la tradizione, da Arrigo IV.
Nel 1656 aveva 1401 abitanti; nel 1701, 1883; nel 1736, 1909; nel 1782, 2066, la sua popolazione crebbe dunque assai lentamente nei secoli passati. Il censimento del 1816 assegna ancora ad Acquapendente 2397 ab., ma da allora l'incremento si fa alquanto più rapido: 4711 ab. nel 1853; 5664 nel 1881, 6432 nel 1901. Oggi il comune ha 6597 ab. (cens. 1921), dei quali 3442 nel centro principale; comprende poi i due minori centri di Torre Alfina (528 ab.) e Trevinano (310 ab.); il resto della popolazione è sparso in campagna. Il vasto territorio comunale (130 kmq., di cui 57 occupati da colture) produce principalmente vino, inoltre olio e grano; una parte notevole della regione sulla destra della Paglia è occupata da boschi (51 kmq. in tutto il comune). Acquapendente dista 46 km. da Viterbo e 33 da Orvieto; ad entrambi questi centri è legata da servizî automobilistici.
Acquapendente viene identificata con l'Acula e con l'Aquae Taurinae dei geografi e degl'Itinerarî. Non si trova ricordata tra le donazioni imperiali ai pontefici. Vi ebbero giurisdizioni l'abbazia del S. Sepolcro del Borgo di Acquapendente e l'abbazia di S. Maria di Mazzapalo, che era compresa nel contado orvietano. Le diocesi di Orvieto e di Sovana vi disputarono altre giurisdizioni, fino a quando vi presero predominio i vescovi di Castro, la cui diocesi, distrutta Castro nel 1649, vi fu trasferita. Fece parte del marchesato di Toscana, e, attraverso l'eredità di Matilde di Canossa, pervenne alla Santa Sede; ma vi aveva diritti il comune orvietano. Di qui un conflitto che, ricordato già nel trattato del 1157, fra Adriano IV e Orvieto, durò con varie vicende sin verso la fine del sec. XIV. Il comune senese, nel suo estendersi verso il mezzogiorno, vi ebbe dominio o predominio per circa un venticinquennio, tra la fine del sec. XIV e il principio del XV. Successivamente vi dominarono gli Sforza. In ultimo, consolidate le libertà cittadine in un capitolato con Eugenio IV (1443), e fissato il suo Ius municipale in uno statuto del tempo di Nicola V, la città restò in diretto dominio della S. Sede. Tuttavia vi rimasero assai potenti gli Sforza di Santa Fiora. Ancora una manifestazione delle vecchie lotte tra la dominante Orvieto e la soggetta Acquapendente si ebbe nel 1533, in una sfida tra sei cavalieri dell'una e sei dell'altra parte. Ma, scelto il campo, si perdette una giornata in cerimonie e preparativi, sino a che, scesa la notte senza che s'incrociassero le armi, fu deciso che l'onore dei contendenti era salvo. Posta sopra la grande via delle comunicazioni fra la Toscana e il Lazio, Acquapendente ebbe una casa di templari nell'abbazia del S. Sepolcro. Per questa terra si narra che passassero S. Rocco di Montpellier, dedicatosi qui alla cura dei lebbrosi, e S. Camillo de Lellis, fondatore dei ministri degli infermi. In Acquapendente ebbe i natali il grande anatomista Girolamo Fabrici (v. Sotto).
Bibl.: N. Costantini, Memorie stor. d'A., Roma 1903.