Acquedotto
Il termine indica, in senso ampio, i sistemi di conduzione dell'acqua, istallati fin dall'Antichità per l'approvvigionamento idrico di città e altri complessi edilizi; essi raggiunsero la massima perfezione durante l'Impero romano. Le condotte venivano costruite spesso direttamente a partire dalle sorgenti e coprivano grandi distanze, trasportando in molti casi quantità d'acqua tali da rendere tecnicamente difficile - tranne che nella rete di distribuzione all'interno delle città - la realizzazione di condotte in pressione. Tali opere venivano perciò costruite prevalentemente come gore a cielo aperto, non soggette a pressione. Per scavalcare le valli diventava spesso necessario costruire veri e propri viadotti monumentali, gli a. in senso stretto, grazie ai quali la condotta veniva mantenuta a quota costante.In età tardoromana quasi tutte le maggiori città dell'Impero possedevano uno o più a.; a Roma ne esistevano undici, di cui nove erano contemporaneamente in funzione. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel sec. 5°, il fabbisogno idrico si ridusse drasticamente, in parte per la diminuzione della popolazione, in parte per la decadenza subita da terme, fontane monumentali e fontane a getto, che nella Tarda Antichità rendevano necessario un approvvigionamento enorme, notevolmente superiore al fabbisogno di una moderna metropoli. Nei paesi mediterranei a scarsa precipitazione atmosferica si dovettero tuttavia, almeno in parte, continuare a utilizzare e a riparare gli a. romani per garantire una base minima di approvvigionamento idrico. Diversa la situazione in Europa settentrionale dove, prima della fioritura delle città nel sec. 13°, il fabbisogno d'acqua era relativamente modesto e poteva essere in sostanza coperto da pozzi e sorgenti.
Roma e Italia. - La decadenza degli a. di Roma, che ancora nel sec. 4° dovevano rifornire 11 grandi terme e 856 bagni, iniziò probabilmente con la divisione dell'Impero nel 395 e con i saccheggi dei Visigoti (410) e dei Vandali (455). Nel 537, durante l'assedio della città a opera degli Ostrogoti di Vitige, le acque Iulia, Tepula, Anio Novus, Traiana, Marcia, Claudia e Virgo vennero interrotte davanti alle mura della città nel punto in cui, unite in due canali principali, si incrociavano su livelli diversi; i quattro ultimi a. citati vennero comunque molto probabilmente rimessi presto in funzione. Non è noto se l'appello rivolto da papa Gregorio I (590-604) all'esarca di Ravenna per la riparazione degli a. di Roma sia stato accolto nel difficile periodo del conflitto con i Longobardi. Papa Adriano I (772-795) fece eseguire intorno al 775 sostanziali lavori di restauro dell'aqua Traiana e provvide a far riparare l'aqua Claudia, la Marcia e la Virgo, che continuavano ancora a portare acqua; ulteriori interventi di riparazione si ebbero per la Traiana sotto Gregorio IV (827-844) e per l'aqua Iulia nel 1122 sotto Callisto III (1119-1124). Durante il gravissimo decadimento della città nel Tardo Medioevo, in particolare negli anni dell'esilio papale ad Avignone (1309-1377), il sistema di approvvigionamento idrico garantito dagli a. andò completamente in rovina. Solo a partire dal 1453, con il ripristino dell'aqua Virgo, fu dato avvio a una serie di restauri che culminarono nella ricostruzione dell'aqua Felix nel 1585.
Sulla situazione dei sistemi romani di approvvigionamento idrico nel resto dell'Italia durante il Medioevo si hanno poche notizie. La realizzazione di nuovi impianti di dimensioni considerevoli a partire dal Duecento si associò, come in Europa settentrionale, al risveglio economico. In quest'epoca venne per es. costruito, probabilmente sul tracciato di una precedente condotta romana, l'a. dell'abbazia cistercense di Casamari. Si sono fino a oggi conservati grandi ponti di a. medievali che non temono il confronto con i modelli romani: l'a. di Sulmona, dalle arcate a sesto acuto, risalente al 1256, e quello di Spoleto, il 'ponte delle torri', eretto intorno al 1300 e dotato di una doppia serie di arcate a sesto acuto; esso sostituisce una precedente condotta romana, all'epoca probabilmente distrutta già da tempo, di cui è oggi possibile individuare solo le fondamenta di due pilastri. Di struttura simile, ma considerevolmente più piccolo, è l'a. di Salerno.
Area bizantina. - L'ascesa di Bisanzio a capitale dell'Impero romano d'Oriente dopo il 330 avvenne in un'epoca in cui l'Occidente era già in fase di decadenza. L'a. meglio documentato di Costantinopoli è quello di Valente, con un ponte lungo 970 metri. Riparata una prima volta nel 576, la condotta, dopo la distruzione degli impianti idrici fuori le mura durante l'assedio degli Avari nel 626, non funzionò più e solo nel 758 venne riattivata con grande spesa; altre riparazioni sono documentate nel 1019 e negli anni settanta del 12° secolo. L'a. restò in funzione per tutta l'epoca bizantina e venne provvisto dai Turchi, nel 1509, di una condotta in pressione, ancora oggi esistente. In base alle correnti valutazioni circa il fabbisogno idrico delle antiche metropoli, la condotta di Valente non poteva tuttavia fornire più del 10-15% dell'acqua necessaria alla città. Un a. costruito dall'imperatore Adriano correva a un livello più basso, a N della principale catena montuosa della penisola, e riforniva d'acqua il centro urbano precostantiniano; destinato nel 443 a servire esclusivamente il palazzo imperiale, le terme e i ninfei, esso viene menzionato per l'ultima volta nel 528. L'a. di Teodosio I (379-395), impiantato nel 384-396 ca., raccoglieva acqua in parte dai dintorni a N della città, in parte, a cominciare dal sec. 6°, dal territorio di Vize, in Tracia, tramite una condotta lunga km. 100 della quale sono stati scoperti resti di ponti a km. 50 ca. a O di Costantinopoli. I vasti complessi tuttora conservati a N della città, tra cui il c.d. 'a. di Giustiniano', sorsero solo con i nuovi impianti realizzati a opera dei Turchi nel 1554-1564. All'interno di Costantinopoli non si sono conservati resti degli a. di Adriano e Teodosio. A partire dall'occupazione latina nel 1204 le condotte, compresa quella di Valente, non furono più in funzione e l'approvvigionamento idrico era probabilmente garantito, come a Roma nello stesso periodo, da pozzi e cisterne.
Per la mancanza di fonti letterarie e spesso anche di indagini archeologiche, si hanno scarse conoscenze sugli a. nell'area bizantina al di fuori di Costantinopoli; quelli di Efeso e Pergamo andarono in rovina a seguito delle catastrofi naturali del sec. 6° e delle invasioni arabe del secolo seguente. Sull'esempio della capitale bizantina, a Preslav, capitale del primo regno bulgaro, nel sec. 9° ne vennero impiantati due di km. 10 ca. di lunghezza. La riutilizzazione di a. romani e i frequenti interventi di riparazione sono documentati in età medievale ad Atene e a Demetriade in Tessaglia. Per Calcide, la capitale dell'Eubea, i Veneziani costruirono nel sec. 13° un a. con ponti.
Spagna e Islam. - La Spagna possiede una serie di a. romani, sulla cui costruzione e storia non esiste alcuna fonte letteraria anteriore all'età araba. L'a. di Tarragona venne ripristinato sotto 'Abd al-Raḥmān III (912-961), altri lavori di restauro furono fatti solo nel 18° secolo. A Segovia la condotta, databile grazie a resti di iscrizioni all'età dell'imperatore Claudio, è menzionata nelle fonti a partire dal sec. 13° e fu restaurata nel 1484-1489 da Juan de Escoredo. Dei tre a. romani di Mérida, menzionati per la prima volta nel 1154 dal geografo arabo al-Idrīsī, uno venne rimesso in funzione nel 15° secolo. L'a. di Siviglia venne ripristinato nel 1187-1189 sotto Ya'qūb al-Manṣūr, modificandone in parte il tracciato allo scopo di rifornire d'acqua un nuovo palazzo. Non è possibile stabilire se e per quanto tempo le diverse condotte siano state fuori uso prima dei restauri documentati; in alcune città, tra cui Barcellona e Toledo, nel corso del Medioevo vennero distrutti a. romani la cui esistenza può essere documentata solo su base archeologica.
Degli a. impiantati in Marocco a partire dal sec. 12° va messo in particolare rilievo quello di Fez, costruito nel 1207. In tutta l'area culturale arabo-islamica ne esistevano numerosi che a causa del clima asciutto funzionavano per lo più in rapporto a polle sotterranee e a impianti di sollevamento dell'acqua. L'a. della città di Ḥamā in Siria, risalente al 1000 ca., attingeva acqua in parte da fonti, in parte, con impianti di sollevamento, dal fiume Oronte; l'a. della cittadella del Cairo, il cui tracciato è in parte integrato nelle mura di fortificazione, risale al 1312.
Francia ed Europa settentrionale. - I numerosi a. romani della Francia vennero abbandonati nel corso del Medioevo, come mostra la storia del Pont du Gard, nelle vicinanze di Nîmes: dal diverso spessore degli strati dei depositi calcarei presenti nel canale idrico si può desumere che si ebbero temporanee interruzioni nell'uso della struttura durante l'invasione dei Vandali (405), nei due assedi franchi del 508 e del 585 e nella guerra civile visigota del 673. All'epoca dell'invasione normanna, intorno all'800, l'a. venne chiuso definitivamente e i ponti furono utilizzati per farvi passare una strada.
La tradizione romana, in fatto di costruzione di a. si interruppe così completamente: le nuove condotte impiantate nel Medioevo appartenevano essenzialmente a monasteri e non servivano dunque per l'approvvigionamento dei comuni (vanno ricordati per es. l'a. di Saint-Bertin nelle Fiandre, realizzato intorno all'800, e quelli di Le Mans, dell'832, di Saint-Germain-des-Prés, all'incirca dello stesso periodo, e di Coutances, in Normandia, del 1277). Nei secc. 12° e 13° si attribuiva particolare importanza all'approvvigionamento idrico soprattutto nei monasteri dell'Ordine cistercense (si vedano, per es., quelli di Limoges o di Saint-Polycarpe).
Anche in Germania la tradizione romana, ove presente, dovette interrompersi in conseguenza delle invasioni barbariche. Così per es. il materiale da costruzione dell'a. che dall'Eifel raggiungeva Colonia fu reimpiegato a partire dal sec. 10° per castelli e chiese, tanto che sono completamente scomparsi i tratti che correvano in superficie. A. per i conventi sono attestati a Fulda nel sec. 8°, poi a San Gallo nell'890 ca.; anche i palazzi imperiali ne erano in parte dotati.
Dal sec. 13° l'impianto di reti di approvvigionamento idrico per le città divenne necessario quando, per il progressivo aumento della popolazione, il rifornimento a mezzo di pozzi fino allora predominante divenne difficile a causa del crescente inquinamento delle acque freatiche. Il tipo di clima rendeva superflue lunghe condotte con tratti in superficie, ma il prelievo dell'acqua dai fiumi richiedeva opere di sollevamento azionate da ruote idrauliche. I più antichi impianti di questo tipo noti si trovano a Londra (1236) e a Breslavia (1272).
Bibliografia
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