ACQUI (Aquae Statiellae, o Statiellorum)
La città, nell'alto Monferrato, trasse il nome dalle sorgenti di acque minerali esistenti nel territorio abitato dalla tribù dei Liguri Statielli, di origine celtica. Fu municipio romano ascritto alla tribù Tromentina e dovette la sua importanza particolarmente alle fonti termali, alla feracissima regione in cui sorgeva e all'interesse strategico e commerciale della sua posizione.
Ad A. s'incrociavano infatti due vie romane: l'una, la Aemilia Scauri, che da Dertona conduceva a Vada Sabatia e che divenne poi un tronco della "Giulia Augusta", e l'altra, che per Alba Pompeia e Pollentia giungeva ad Augusta Taurinorum. Purtroppo né i pochi ritrovamenti epigrafici, né le fonti letterarie antiche ci forniscono elementi certi sul sorgere e sulla storia dell'antica città. Citata da Plinio (Nat. hist., iii, 5, 47), più volte menzionata nella Tavola alimentaria di Traiano, la sua storia si confonde con quella degli Statielli ed incomincia, al tempo della guerra tra Liguri e Romani, con la battaglia dell'Oppidum Carystum nell'anno 581 di Roma (173 a. C.).
Gli Statielli seguirono allora la sorte dei Liguri: furono fatti prigionieri e venduti schiavi ma, per deliberazione del senato romano, furono poi rimessi in libertà ed ebbero l'assegnazione di terreni oltre il Po. Tali vicende, diffusamente narrate da Tito Livio, non impedirono alla città di prosperare, di accrescere l'importanza delle sue istituzioni municipali e di innalzare monumenti civili e religiosi.
L'ubicazione della città antica è invece precisata dai numerosi ritrovamenti che ebbero tutti luogo nel sottosuolo dell'attuale A., ad ogni scavo di fondazione edile o di sistemazione urbanistica. Così apparvero buon tratto di selciato della via Aemilia Scauri, resti importanti delle terme romane e numerosi mosaici pavimentali presso la fonte bollente; in varî altri punti furono rinvenute iscrizioni, monete, resti di costruzioni e numerose tombe con buona suppellettile di oggetti fittili, di vetri e di bronzi.
In particolare ricordiamo gli archi del grandioso acquedotto che attraversa il letto della Bormida, il mosaico con l'importante iscrizione dei Valerii, ora nel Museo Arch. di Torino, e la grande piscina circolare in marmo bianco scoperta nelle immediate vicinanze della fonte termale.
Bibl: G. Biorci, Antichità e prerogative della città di A., 2 voll., Tortona 1818-1820; U. Mazzini, Piscina Romana, in Not. Scavi, 1922, pp. 200-202.