ACRAIFIA
(Άκραίφιον, Άκραίφνιον, Άκραίφνια, Άκραιφιαι, Ακραιφία). - Città della Beozia (ν.) situata immediatamente a S e a SO del villaggio di Akrephnion (già Karditsa) (Strab., IX, 23, 5). L'acropoli si trova sul colle di Vigliza (ufficialmente Skopià), la cui sommità pianeggiante rimane coronata dalla cinta di fortificazioni di età ellenistica dell'antica Akraiphia. Tratti delle mura della città bassa si conservano sulle pendici settentrionali e occidentali della collina.
Fino agli inizi del 1974 і rinvenimenti più antichi consistevano in due tombe, contenenti in tutto dodici vasi tardo geometrici e protocorinzi, messe in luce agli inizi di questo secolo nel villaggio moderno. Si ha notizia inoltre del rinvenimento di un cavallino fittile sulle pendici della collina.
Nell'VIII sec. a.C. si manifesta la prima fioritura della città, che nei periodi tra il 550-480 e il 456-446 batte moneta in proprio, il che testimonia una certa indipendenza rispetto a Tebe. Nell'area circonvicina essa gode, inoltre, fama di prospero centro artistico per la produzione di koùroi, il cui floruit si pone tra il 580 e il 530 a.C. Sappiamo, ancora, che nel corso del VI e del V sec. a.C. erano lavorati ad A. imponenti tripodi bronzei dedicati nel santuario dell'Eroe Eponimo della città, Akraipheus, nella località attualmente denominata Kastraki. Dal 447 al 387 e dal 378 al 338 a.C., assieme a Cope e a Cheronea, A. costituisce uno degli undici distretti indipendenti della Lega Beotica e invia ogni tre anni un boiotàrches.
Mancano sull'acropoli resti antichi precedenti alla cinta muraria che si data negli anni successivi al 335 a.C. Nel 1965 la Scuola Francese di Atene ha scavato sull'acropoli una torre a pianta pentagonale, datata ai primi secoli dell'età ellenistica. Sulla collina di Skopià, prima I. Threpsiadis e poi A. Andriomenou hanno messo in luce tombe a cassone con copertura di tegole di epoca ellenistica e della prima età romana. Altre tredici tombe di età imperiale sono state individuate dal Kahrstedt nella zona di Acraifia. In questo periodo la città, oltre all'agorà, al teatro, al ginnasio, disponeva di un altare dedicato a Zeus Sotèr o Mègistos, divinità protettrice di Α., di un santuario dell'Eroe Eponimo, di uno dedicato a Dioniso e di altri ancora (Paus., IX, 23, 5; IG, VII, 2712, 4148).
Negli ultimi dieci anni l'Eforia delle Antichità di Tebe ha scavato nell'area dell'odierno villaggio e sulle pendici dell'acropoli due edifici di epoca tarda, edificati con grandi blocchi di recupero. Ha inoltre scoperto un santuario di divinità eroiche terapeutiche di epoca ellenistica, con due colonnine in situ, recanti due iscrizioni. Questo santuario venne messo in luce davanti a una chiesetta bizantina dedicata a S. Giorgio, presso la quale si riteneva fosse situato il Tempio di Dioniso. La chiesetta risulta costruita con materiali antichi: blocchi litici monumentali, elementi architettonici, iscrizioni e altro. Alle estreme pendici orientali dell'acropoli sono venute alla luce inoltre circa settanta tombe di età ellenistica e romana simili a quelle scavate sulla collina di Skopià.
Necropoli antica. ― È situata all'altezza del km 100 della strada nazionale Atene-Lamia; il settore occidentale della parte scavata si trova c.a 300 m a E dell'odierna strada provinciale per Acraifia. Fino a oggi sono state scavate in tutto c.a milleseicento tombe, la maggioranza delle quali si data al VI e al V sec. a.c, un buon numero al IV e agli inizi del III sec. e poche al VII sec. a.C. Negli strati più profondi della necropoli sono stati trovati vasi neolitici. Solo una tomba si colloca nel Tardo Protogeometrico: conteneva uno skỳphos atticizzante su alto piede decorato con un meandro entro metopa.
Assai significativo è un complesso di tombe dell'ultimo quarto del IX sec. con ricchi corredi. Tutte contenevano vasi in stile Geometrico Medio I attico о SubProtogeometrico II euboico, piccoli vasi eseguiti a mano, principalmente arỳballoi, e piccole oinochòai, che mostrano rapporti con Corinto; nella maggior parte di esse erano deposti oggetti di ornamento in bronzo, spessi anelli a nastro con ornamentazione a motivi lineari, spilloni, braccialetti e soprattutto fibule (alcune attico-beotiche, due del tipo «a crescente», una con doppie spirali, del tipo detto «a doppio occhiale», una a forma di otto). Appartengono al corredo delle tombe anche due grandissime e pesantissime fibule di ferro, anelli di ferro, un coltellino, tre pendenti triangolari di steatite, un vago di pasta vitrea. Intorno alla metà dell'VIII sec. a.C. si collocano altre due tombe: la prima, oltre a otto vasi dipinti, conteneva un piccolo scudo beotico in bronzo e una piccola fibula beotica di eccellente fattura, opera dello Swan Engraver; la seconda, a fossa, rivestita di pietre a secco, ha restituito molti anelli a nastro decorati nella tecnica «a tremolo» e due braccialetti spiraliformi, tra loro molto simili, in lamina piatta, recanti incisi e «a tremolo» un uccello, un pesce e tra questi una svastica.
All'esterno delle tombe sono stati recuperati settanta vasi, і più antichi dei quali rientrano nello stile Geometrico Antico II attico, mentre і più recenti ci portano al primo quarto dell'VIII sec., periodo in cui si datano anche diversi vasi consimili di un'officina locale.
I trovamenti hanno gettato luce sul più remoto passato di A. e hanno posto in evidenza che і Dori si erano stabiliti nella regione almeno un secolo prima di quanto si credesse. Le importazioni e le imitazioni attestano che in un'epoca così antica Α., o almeno la Beozia orientale, intratteneva relazioni commerciali e artistiche con la vicina Eubea, con l'Attica e con Corinto.
Il VII sec. è rappresentato da un numero di tombe relativamente ridotto, in prevalenza a enchytrismòs, contenenti interessanti oggetti di ornamento e molti piccoli vasi, soprattutto alabastra e aryballoi, con ricca ornamentazione, datati dal Protocorinzio Medio agli inizi del Corinzio.
Il VI sec., soprattutto per gli anni successivi al 580, presenta una serie di notevoli tombe con ricchi corredi. Il tipo che domina e che caratterizza l'età arcaica nella necropoli di Α., è la tomba a fossa, chiusa con grandi lastre di pietra semilavorate, collocate sopra una scala dall'andamento longitudinale. Queste tombe erano corredate con vasi corinzi, attici e beotici, raramente con vasi di fabbrica euboica о laconica, come una tomba recentemente scavata (1990) del 560 a.C., che conteneva quattro kỳlikes con bellissime raffigurazioni. Presentavano, inoltre, figurine e ornamenti in bronzo di fabbricazione beotica, nonché collane costituite da vaghi monocromi e a occhio. Molte tombe maschili contenevano un coltello di ferro o, più di rado, una spada; diverse tombe femminili uno specchio in bronzo con presa, epìnetra, pissidi con cipria, ecc. In numerose tombe, infine, erano presenti vasi in bronzo o appliques a modellato pieno a essi relative.
Tra і vasi corinzi si annoverano le ampie kotỳlai e le oinochòai con una fila di grandi figure di animali, gli unguentari (kòthones) e soprattutto gli arỳballoi, in misura minore quelli con base piatta e con animali o uccelli affrontati, per la maggior parte, invece, di tipo sferico con decorazione a quattro о a cinque petali, con file di opliti, con comasti, ecc. Tra і vasi attici si possono elencare molte lèkythoi del tipo «di Deianira» e molte a vernice nera e a figure nere, a partire dal Pittore del Polos e dalle coppe tipo Siana, per giungere, attraverso il Pittore del Cammello, al Gruppo CCH e alla Classe Krocotos; e ancora molti unguentari, un minor numero di droop kỳlikes, e poche kỳlikes a figure rosse dell'ultimo ventennio del secolo, tra cui una, intatta, di Oltos e una frammentaria della cerchia di Euphronios. Tra le ceramiche di produzione beotica vanno compresi vasi a vernice nera, principalmente kàntharoi e skỳphoi, alcuni dei quali recavano graffiti, come un bellissimo kàntharos con il nome di un nuovo vasaio beota. Inoltre la grande categoria delle соupes à oiseaux beotiche che copre l'intero VI sec., e diversi skỳphoi con ornato vegetale o con una coppia di spirali. Infine una serie di vasi a figure nere atticizzanti, soprattutto le caratteristiche lekànai beotiche, decorate con mоtivi vegetali o fregio di animali all'esterno e un tondo con una figura all'interno.
Al contrario dei vasi, che provengono anche da fabbriche non beotiche, la figurine fìttili sono nella loro totalità opere di coroplasti beoti. Appartengono a diversi tipi e molte di esse presentano una sorprendente policromia. Nel VI sec. abbiamo principalmente le caratteristiche figurine soprammobile, cioè statuine di divinità femminili stanti, ma anche statuine in trono, figure sdraiate, su carro, cavalieri, cavallini, uccelli, scene di diversi mestieri. Da officine locali provengono anche gli oggetti di ornamento in bronzo, che continuano la tradizione del VII sec. e la prolungano in forme nuove. Nella tecnica a sbalzo, verso la fine del secolo vennero prodotte fibule con raffigurazioni di gorgoni, gorgòneia, leoni affrontati, rosette. Già nel secondo quarto del VI sec. la stessa tecnica era applicata nella decorazione del rivestimento bronzeo di una cassettina, in un fregio di splendida fattura, costituito da figure umane e grandi animali. Nel secondo venticinquennio del secolo appaiono anelli nastriformi con decorazione incisa terminante in quattro piccole spirali, e due tipi di bracciali, il primo con tronco attorcigliato, l'altro con due teste di serpenti. In questo momento fanno la loro apparizione anche gli spilloni con testa in alcuni casi bronzea, in altri di materiale diverso, come cristallo di rocca, pirite, o avorio. Sono rari і gioielli in argento, come una coppia di braccialetti della metà del VI sec. con terminazioni a testa di serpente e anelli massicci, della fine del secolo, recanti sul castone una decorazione a incisione o a rilievo. Uno scudo degli inizi del VI sec. presenta, nella tecnica a sbalzo, un bel motivo a intreccio lungo la circonferenza e sul bracciale scene mitologiche, tra le quali si annovera anche quella dell'uccisione di Egisto.
Nel V sec. domina la tomba con copertura di tegole ― per і bambini, senza dubbio, la làrnax fittile ― e quella senza lastre di copertura, a fossa, con gradini, entro cui avveniva la cremazione del defunto (pira in situ). Nel IV sec. oltre a quelle con copertura di tegole e a quelle semplici, a fossa senza pira, abbiamo anche tombe monumentali a cassone in pòros, pur mancando recinti di famiglia. Le tombe del v sec., oltre ai vasi a vernice nera beotici, contenevano anche vasi attici a figure nere e a figure rosse e, dopo il 440, moltissime kỳlikes beotiche con palmette appena abbozzate, e pissidi, la cui produzione continua anche nel IV secolo. Molti kàntharoi e kantharìskoi a vernice nera della prima metà del V secolo recano una decorazione in colore bianco sovrapposto, gocce o linee ondulate, ma anche palmette, spirali, uccelli, cavalli, e atleti. Due grandi pissidi stamnoidi, con ricca decorazione a motivi vegetali, provengono da una bottega corinzia della metà del V secolo.
Le figurine della prima metà del v sec. sono quelle consuete in tutto il territorio greco; dopo la metà del secolo dominano tuttavia due tipi beotici: il giovinetto nudo che stringe al petto un gallo e la fanciulla vestita, stante su un'alta base. Molte tombe contenevano anche strigili, specchi e anse di vasi in bronzo, anforischi di pasta vitrea policroma (fenici), placchette fittili dorate. Gli stessi corredi continuano nelle tombe del IV sec., che ora presentano anche grandi vasi a vernice nera con ghirlande a rilievo dorate sul collo e sulla spalla. Di questo periodo abbiamo diversi vasi a figure rosse di eccellente fattura, mentre degli inizi del periodo ellenistico sono un buon numero di vasi della classe delle Pendici Occidentali, làgynoi e altro.
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Monete: C.M. Kraay, M. Hirmer, Greek Coins, Londra 1966, tav. CXLIV, п. 449; R. Stuart Poole, A Catalogue of the Greek Coins in the British Museum, VIII, Central Greece, Londra 1976; British Museum Catalogue of Coins, 44 (Central Greece), Londra 1976, nn. 1-3, tav. VII, I-2; C.M. Kraay, Archaic and Classical Greek Coins, Londra 1976.
Scultura: J. Ducat, Les kouroi du Ptoion, Parigi 1971, p. 462 ss.
Iscrizioni: J. Fossey, Topography..., cit., pp. 269-271.
Necropoli di Α.: A.K. Andriomenou, Νεκροταφεια παρα το αρχαιον Ακραιφνιον, in AAA, VII, 1974, p. 325 ss.; ead., Αρχαιоτητες και μνημεια Βοιωτιας, in Α Delt, XXX, 1975, B’ Chron, p. 128; XXXI, 1976, B' Chron, p. 119; XXXII, 1977, B' Chron, p. 95 s.; ead., Το κεραμεικον εργαστηριον της Ακραιφιας (diss.), Atene 1980; ead., Αρχαιоτητες και μνημεια Βοιωτιας, in ADelt, XXXVI, 1981, Β' Chron, p. 187 s.; ead. Ανασκαφες στη Βοιωτια, in ASAtene, LIX, 1981, p. 251 ss.; ead., Συχνοτης κορινθιακης κεραμεικης εις Βοιωτιαν και Ευβοιαν, in Πρακτικα Β ’ Διεθνους Συνεδριου Πελοποννησιακων Σπουδων, Πατραι 1980, Atene 1982, ρ. 282 ss.; ead., Αρχαιоτητες και μνημεια Βοιωτιας, in ADelt, XL, 1985, Β' Chron, p. 149 s.; ead., Το αρχαικо νεκροταφειο της Ακραιφιας, μια νεα πηγη κορινθιακης κεραμεικης, in Πρακτικα B' τοπικου Συνεδριου Κορινθιακων Ερευνων, Λουτρακι 1984, Atene 1986, ρ. 93 ss-j ead., Ritrovamenti protogeometrici e geometrici in Beozia, in Magna Graecia, XXI, 1986, p. 21 s.; ead., Βοιωτικα αγγεια του 2αι π. χ. απο το νεκροταφειο της Ακραιφιας, in Πρακτικα του XII Διεθνους Συνεδριου Κλασσικης Αρχαιολογιας, Αθηνα 1983, II, Atene 1988, ρ. 7 ss.; ead., Η μεση γεωμετρικη περιοδος της Ακραιφιας, in Α' Διεθνες Συνεδριον Βοιωτικων Μελετων, θηβα 1986 (Επετηρις Εταιρειας Βοιωτικων Μελετων, I, I), Atene 1988, ρ. 169 ss.; ead., Böotien in der Zeit von 1050-800 v. Chr., in ΒΟΙOΤΙΚΑ, Vorträge vom 5. Internationalen Böotien-Kolloquium zu Ehren von Prof. Dr. S. Lauffer, München 1986, Monaco 1989, p. 253 s.; ead., To εργον της εν Αθηναις Αρχαιολογικης Εταιρειας каτα το 1989, in AEphem, 1989, 44 ss.; ead., Bronze Jewellery from the Cemetery of Akraiphia (840-480 B.C), in Proceedings of the Sixth International Conference of Boeotian Archaeology and History, Bradford 1989, in corso di stampa.
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