Vedi ACRE dell'anno: 1958 - 1994
ACRE (v. vol. I, p. 46)
Gli scavi della Soprintendenza della Sicilia Orientale (1963-1965) hanno portato alla luce dati interessanti per ricostruire le fasi più antiche della vita di A. e individuare і primi elementi del suo impianto urbano. Altre importanti indagini (dal 1969 a tutt'oggi) hanno rivelato lo schema generale dell'impianto stesso e hanno permesso, con insolita ricchezza di dati e reperti, di stabilire le fasi della vicenda urbana di A. dal VII sec. a.C. all'età imperiale romana. La pubblicazione (Bernabò Brea, 1986) degli scavi del Santuario di Afrodite (1953), a lungo rimasti inediti, offre interessanti elementi per lo studio dell'architettura templare arcaica.
Impianto urbanistico. ― La platéia principale che attraversa la città in senso E-O collegando la porta siracusana alla selinuntina è stata rimessa in luce per un tratto di m 250. Larga 4 m, conserva la sua pavimentazione, un lastricato di pietra lavica di ottima fattura, risalente a età tardo-ellenistica. Nel settore occidentale verso l'estremità, la platéia confluisce in una piazza pavimentata, costeggiata sul lato settentrionale da edifici monumentali. All'opposta estremità la strada passa a c.a 25 m dal teatro: se ne intuisce lo stretto rapporto con la rete viaria urbana come avviene per il teatro siracusano, benché la vicinanza delle fortificazioni e della porta costituisca in tal senso un problema ancora aperto. Scavi ai lati N e S della platèia hanno inoltre rimesso in luce і muri delle case che la fiancheggiavano e hanno intercettato gli incroci con gli stenopòi. Questi sono stati individuati per brevi tratti in numero di cinque sul lato N e in numero di due su quello S. Larghi c.a 3 m, presentano un lastricato in pietra solo nei pressi dell'incrocio. Per il resto il fondo stradale o è costituito dalla nuda roccia o, più spesso, presenta battuti sottili e consistenti, tipici delle strade non principali. Gli stenopòi non incrociano la platéia in modo ortogonale, ma sono orientati in senso N-NO e S-SE. Quelli a N della platéia, inoltre, non sono in asse con quelli a S, ma risultano leggermente sfalsati.
L'impianto viario urbano che viene a profilarsi, almeno in questa zona centrale cittadina, risponde a criteri nuovi e propone uno schema assolutamente originale e finora non documentato in Sicilia e Magna Grecia. Motivi funzionali per una più favorevole esposizione ai venti (particolarmente violenti sulla terrazza aperta dell'Acremonte) o ragioni legate all'applicazione di norme urbanistiche indipendenti dalla natura del terreno possono avere imposto l'insolita soluzione.
Altri dati di scavo hanno permesso di individuare la larghezza degli isolati in c.a 27 m. Le strutture portate in luce sono pertinenti a due fasi edilizie: la più antica di età ellenistica, tardo-romana la più recente. I saggi stratigrafici, tuttavia, danno una documentazione continua dall'età greco-arcaica a quella imperiale romana: la sistemazione urbanistica piu antica risale all'età arcaica.
Santuario di Afrodite. ― Era situato nella zona più elevata dell'Acremonte, che sovrasta le latomie, il teatro e il bouleutèrion -, dal tempio, già in rovina nell'antichità, furono asportati nel corso dei secoli і blocchi squadrati dell'elevato. L'attento esame dello spianamento della roccia, dei vari livelli di fondazione e di altri particolari ha fornito molti dati relativi alla planimetria del tempio nel suo elevato, grazie alle sottili linee incise su ogni filare di blocchi con cui і costruttori greci controllavano la rispondenza delle fondazioni a quelle che sarebbero state le misure del tempio all'euthynterìa. I blocchi di fondazione superstiti sono quelli degli strati più profondi, mentre per l'estrazione dei blocchi più superficiali il terreno circostante è stato sconvolto. Se una ricostruzione grafica dell'elevato dell'Aphrodìsion non è possibile, lo studio accuratissimo di ogni reperto ha permesso di formulare considerazioni molto interessanti sulle colonne (il cui diam. superiore doveva essere di m 0,98), sui capitelli dal profilo fortemente espanso con armilla a denti di sega, sui triglifi (largh. m 0,608), sulle metope (largh. m 0,912), sul gèison con un mutulo su ciascun triglifo e due su ciascuna metopa, sul fregio fittile formato da elementi a risvolta inferiore e decorato con tre serie di astragali. Apparterrebbe con tutta probabilità all'ara dell'Aphrodìsion una guancia d'altare ritrovata da P. Orsi, tipologicamente molto simile a quelle dell’Athenàion e dell'Apollònion di Siracusa.
Come l’Apollònion e l’Olympièion siracusani, attribuibili alla prima metà del VI sec. a.C., l’Aphrodìsion di A. doveva possedere un doppio colonnato sulla fronte, un muro di fondo nella cella, terracotte architettoniche sul coronamento dei lati lunghi e del frontone. Rispetto ai templi di Siracusa aveva caratteri più evoluti per le proporzioni meno allungate e il rapporto di sei colonne a tredici, che lo avvicinano ai grandi templi dei primi decenni del V sec. a.C., ai quali rimanda anche il tipo di armilla dei capitelli. Una particolarità singolare nella pianimetria dell’Aphrodìsion è la presenza di un'anticella o vestibolo che si frappone tra il pronao e la profonda cella, elemento che non ha confronti con nessun altro tempio siceliota o magnogreco. Altra particolarità è la presenza, in vari elementi della struttura, di motivi decorativi di gusto ionicizzante, in certo senso destinati a mitigare la severità dello stile dorico. La datazione più probabile per l'Aphrodìsion è la seconda metà del VI sec. a.C.
Territorio. ― Studi e indagini eseguiti in anni recenti nella chòra dell'antico centro ne hanno migliorato le conoscenze topografiche ed evidenziato, nella vallata del Tellaro fino alla sua foce, la presenza di fattorie e di nuclei abitati con piccole necropoli.
Bibl.: D. Adamesteanu, Contribution of the Archaeological «Aerofototeca» of the Ministry of Education to the Solution of Problem of Ancient Topography, in Tenth International Congress of Photogrammetry, Lisbona 1964, p. 8, figg. 6-8; P. Pelagatti, Akrai. Saggi di scavo nell'area urbana, in BdA, s. IV, LI, 1966, p. 92; P. Pelagatti, G. Curdo, Akrai (Siracusa). Ricerche sul territorio, in NSc, 1970, pp. 436-526; G. Voza, Akrai, in Archeologia della Sicilia Sud-Orientale (cat.), Napoli 1973, p. 127 ss.; id., in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 26 s., s.v.; A. Curcio, Resti di fattorie antiche nella vallata del Tellaro, in SicA, XII, 1979, 41, p. 79 ss.; G. Voza, Akrai, in E. Gabba, G. Vallet (ed.), Storia della Sicilia. La Sicilia antica, I, 3, Napoli 1980, p. 497 ss.; G. Voza, G. Carandente, Arte in Sicilia, Milano 1983, pp. 83-88; L. Bernabò Brea, Il tempio di Afrodite di Akrai, Napoli 1986.
(G. Voza - T. Lanza)