Vedi ACRE dell'anno: 1958 - 1994
ACRE (῎Ακραι, Acrae)
Città della Sicilia corrispondente ad una località vicina all'odierna Palazzolo Acreide nel luogo denominato "Serra Palazzi".
Fu fondata da Siracusa nel 664 a. C. e ne fu la prima colonia, costituita a scopo militare (Tucid., vi, 5, 3; Plut., Dio., 27; Liv., xxiv, 36, 1). Distava dalla madrepatria 21 miglia in direzione O. Diventò poi una città di considerevole importanza, dedita principalmente all'agricoltura; ne fanno fede le monete col capo di Demetra (Brit. Mus. Coins, Sicily, 59, n. 5). Agli inizî della prima guerra punica fu lasciata dai Romani a Gerone II, che aveva loro chiesto la pace (Diod., xxiii, 4; I. G. I., n. 215). Con Gerone II cominciò il periodo più florido della città. Fiorirono varî culti: sappiamo di un tempio di Artemide (᾿Αρτεμίσιον) (I. G. S., n. 217), di un tempio di Arodite (Αϕροδίσιον) (Kaibel, Inscript., n. 208), di un tempio di Kora (Κορεῖον) (I. G. S., n. 117). Zeus Akraios è citato in un'altra epigrafe (I. G. S., n. 203), il culto delle Ninfe è attestato in I. G. S., n. 219. Delle vicende della città in epoca romana sappiamo molto poco; Plinio (Nat. hist., iii, 91) annovera A. nelle civitates stipendiariae. In epoca tarda (IV-V sec. d. C.) è stabilita in A. una comunità cristiana (I. I. I., 236-239).
Molti e di considerevole interesse sono i resti archeologici. Il piccolo teatro (diam. alla parte superiore m 37,50, diam. all'orchestra m 20,90) è del III sec. a. C. La scena venne rinnovata nel II sec. a. C.; altri rimaneggiamenti vi furono apportati in epoca romana. Accanto al teatro sono i resti di una costruzione di incerta destinazione. Si tratta di una semicirconferenza con gradini murati che servono da sedili: innanzi ad essa, in basso, è un rettangolo che si estende a S oltre i gradini. Si è pensato ad un Odeon, ad un edificio per bagni (Schubring), ad una costruzione per il gioco della palla. Forse però si tratta di un Bouleutèrion. Più in basso sono le latomie (in cui è inciso un noto rilievo di carattere forse funerario) che si congiungono in senso orizzontale con le catacombe, simili queste a quelle di Siracusa, ma più piccole. Scendendo per la collina si incontrano i così detti "templi ferali": sono due grandi sale rettangolari ricavate nella roccia, con alte pareti piene di nicchie quadrate; vi è pure qualche iscrizione. Ai piedi della collina sono i cosiddetti "Santoni" di A., i monumenti forse più interessanti tra quelli che si conservano ancora in situ. Si tratta di altorilievi scolpiti nella roccia, entro nicchie formate dalla roccia stessa, e riproducenti a grandezza naturale o anche più grande del vero, uomini, donne, cavalli. Sono molto rovinati, sia dal tempo che dagli uomini; è facile però riconoscere in essi una corrispondenza col culto dell'oltretomba: domina infatti su tutti una figura femminile colossale identificabile per i suoi attributi con Kore-Persefone; ad essa sono spesso associati Hermes Psicopompo ed il cane, compagno di Ecate, o Cerbero. Esistono anche altri rilievi rupestri, di carattere votivo. Si tratta forse di opere di abili maestranze siceliote su cui hanno forse influito le esperienze artistiche del IV sec., ma purtroppo lo stato delle sculture è tale da non consentire un giudizio sicuro.
Tra le sculture conservate al museo di Siracusa, sono da citare specialmente un torso dedalico ed un gruppo ad altorilievo raffigurante a destra una figura femminile con chitone talare (Demetra?) a sinistra una figura androginica (Apollo?) ed al centro un altare (Not. Scavi, 1920, pp. 332-3).
Numerosi altri pezzi, di vario interesse, si conservano nel museo di Siracusa.
Bibl: G. Judica, Antichità di A., Messina 1819; J. Schubring, Topografia di A., Messina 1866; G. Italia-Nicastro, Ricerche per la storia dei popoli acrensi, Comiso 1873 (confutato dall'Orsi, in Not. Scavi, 1891, pp. 355-7); P. Orsi, A. Palazzolo, Catania 1921; L. Bernabò-Brea, Akrai, Catania 1956. Sul teatro di A., v.: P. E. Arias, Il teatro greco fuori di Atene, Firenze 1934, p. 142; sul rilievo delle latomie, v.: B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, III, fig. 142; sul torso dedalico di Siracusa, v.: B. Pace, op. cit., II, fig. 4.