acrescita
(a-crescita), s. f. Mancata crescita, con particolare riferimento agli indicatori dello sviluppo economico.
• «Il fatto che il Pil ora cali è una tragedia, non c’è niente di peggio di una società della crescita senza crescita, ma penso che una società finalizzata a una crescita continua, fine a se stessa, porti alla catastrofe. E la nostra è diventata una società della crescita per la crescita. Io invece ritengo sia necessario uscire da questa sorta di religione della crescita. Per questo mi piace parlare di “acrescita”. Sono un agnostico della crescita perché la qualità dell’aria e dell’acqua sono indispensabili per la felicità. Mentre la società della crescita è destinata a distruggere queste cose e con esse il pianeta intero. Per questo, dobbiamo pensare a una società più sobria e sostenibile. E la crisi economica in tale senso può essere un’opportunità per mettere in discussione il modello economico» (Serge Latouche intervistato da Cristian Rigo, Messaggero Veneto, 4 luglio 2009, p. 13, Cultura-Spettacolo) • Se un terzo del mondo si preoccupa di consumare sempre di più e di aumentare sempre di più i propri bisogni è naturale che questa corsa ci porta solo verso un muro. È necessario quindi cambiare i nostri stili di vita. Latouche chiama questo cambiamento de-crescita o meglio ancora a-crescita, in quanto si tratta dell’abbandono di una fede o di una religione: quella dell’economia, del progresso e dello sviluppo. Egli si rende conto che questo è un pensiero utopistico, ma è un’utopia concreta. (Anna Piccioni, Piccolo, 12 ottobre 2010, p. 6, Gorizia) • Potrebbe forse, a questo punto, venire in soccorso di quegli studi del quarto millennio il caso di Detroit […], della gestione esemplare in chiave ambientalista, di una possibile ricostruzione di Detroit che ha più che dimezzato in cinquant’anni la sua popolazione (passando da 1.850.000 ai 713.000 di oggi). Il progetto propone di approfittare della attuale condizione per immaginare una formula di a-crescita (un-growth) da presentare come modello insediativo per le città importanti del duemila fondato sulla discontinuità delle parti, favorita dall’abbandono di altre parti urbane. (Vittorio Gregotti, Corriere della sera, 24 agosto 2011, p. 39, Cultura).
- Derivato dal s. f. crescita con l’aggiunta del prefisso a-.
> non-crescita.