ACROBATA (dal gr. ἀκροβατέω "cammino in punta di piedi", da ἄκρος e βαίνω; fr. acrobate; sp. acróbata; ted. Akrobat, Seiltänzer; ingl. acrobat)
Acrobata è il termine generale col quale si chiamano i saltatori, gli sbarristi, gli equilibristi, gli arrampicatori, i giocolieri, i cavallerizzi, i virtuosi del ciclismo e dell'automobile, i funambuli, i saltimbanchi, ecc.
Esercizî acrobatici troviamo raffigurati in molti monumenti nell'antico Egitto. Presso i Greci e i Romani non si distingue bene il saltimbanco (κυβιστητής, cernuus), dal funambulo (σκοινοβάτης, schoenobates, funambulas). Si ha notizia di funambuli che eseguivano sulla corda i più svariati esercizî, p. es. si svestivano e rivestivano. In una moneta di Cizico del 212 a. C. è rappresentato un complicato esercizio di funambuli. Come piacessero al pubblico questi giuochi ci dice il noto aneddoto, che durante la prima rappresentazione dell'Hecyra di Terenzio la folla lasciò il teatro per andare a vedere un funambulo. E non senza pericolo: sappiamo da Svetonio (Ner., 12) di un acrobata che facendo la parte d'Icaro in uno spettacolo offerto da Nerone, cadendo spruzzava di sangue l'imperatore.
Passando ad altri tempi, Froissart, che vi assisteva, narra che quando Isabella di Baviera, moglie di Carlo VI di Francia, fece il suo ingresso a Parigi, un acrobata con due fanciulli che tenevano delle candele accese passò su una corda tesa da una casa del ponte Saint-Michel alla più alta galleria di Notre-Dame.
A Torino ebbe la sua scuola, nello scorcio del passato secolo, il Léotard; ma dopo qualche tempo l'autorità tutoria la fece chiudere in seguito a luttuosi avvenimenti provocati dalla irriflessiva audacia di alcuni allievi. La scuola del Léotard, peraltro, risorse subito sotto il nome di Stella Torinese, di cui assunsero la direzione due vecchi artisti, tali Bianca e Fornaresio, i quali, vincendo molteplici difficoltà, riuscirono a formare una pleiade di saltatori, insuperabili nella estetica e nell'audacia, e ne fornirono a tutto il mondo. Fra i migliori emersero per la loro valentia il famoso Tonio, Ercolin, Ghezzi, Cerato, Ciampa, le celebri "truppe" Chiessas, Mauri, Ciampi, ecc. Ma anche la Stella Torinese, malgrado le sue glorie, fu fatta tramontare dalla competente autorità per le stesse ragioni che avevano provocato la chiusura della scuola Léotard. Ed allora Torino vide sorgere Il Trionfo, che per un quarto di secolo fornì ai circhi e ai teatri di spettacoli acrobatici i famosi Tony, i pagliacci in genere e i saltatori di spalla, che sono una specialità torinese. I celebri Picchiani, il Dal Fa Parrini ed altri rinomati acrobati uscirono, invece, dalla scuola fiorentina Tramagnini. I Picchiani erano una famiglia di nove persone (due uomini e sette donne), e tutti erano versatissimi in ogni ramo dell'acrobatica. La madre e il figlio erano le colonne sicure nel lavoro di acrobatica sulle spalle, di equilibrio a base di piramidi, di arrampicamento con pertiche giapponesi, mantenendosi sempre tutti di una perfetta eleganza nella esecuzione.
Famosi ginnasti sbarristi tra il 1890 ed il 1905 furono i fratelli Gilbar (i milanesi Pavia e Biagio Dall'Acqua), i quali seppero conservare alla sbarra italiana la preminenza datale precedentemente dai fratelli Manlei, dal Cavalli, dal Bergonzi, creando esercizi di sbarra nuovi e speciali salti mortali: veramente mortali, se fossero stati eseguiti da altri. I ginnasti italiani celebri sono falangi e tra essi molte sono le donne che alla sbarra, al trapezio, agli anelli, devono il loro nome e talvolta la loro fortuna.
Tra gli equilibristi fu ammirata, per bellezza plastica ed eleganza di mosse, Amelia Travaglia. Tra i funambulisti il veronese Biasini contrastò con successo il primato a M. me Saqui, che traversava la Senna, e al Blondin (Jean François Gramlet, 1824-1897), che traversò più volte il Niagara.
I giocolieri, gli antipodisti ed i ciclisti anche oggi sono innumerevoli; ma non interessano eccessivamente il pubblico, perché i loro esercizî, sebbene di grande difficoltà per la precisione che ogni movenza esige, non dànno agli spettatori l'ansia procurata loro dagli esercizî arditi di chi volando, saltando, girando per aria e per terra, in mille guise differenti, corre rischi mortali. Tra i giocolieri, famosi sono sempre stati i Giapponesi, specie nel lancio delle spade e dei pugnali. Tra gli antipodisti la palma della celebrità toccò a Ginevra Travaglia, sorella dell'Amelia già ricordata. Nei circhi e nei teatri, in fatto di ciclismo si vedono anche oggi esercizî mirabolanti, eseguiti singolarmente o da gruppi di virtuosi della ruota.
Per ultimo, eccoci al caucco, l'uomo serpente, che si piega e si contorce e si svolge su sé stesso come una biscia enorme. La flessibilità indispensabile per codesto genere di lavoro si ottiene mediante l'esercizio costante e graduato, sin dalla più tenera età, per ottenere un massimo di elasticità dei legamenti interossei ed interarticolari.
La maggior flessibilità, nel caucco, si ha nella colonna vertebrale, che serve da sicuro per tutte le altre parti del corpo, che su essa si muovono. Da ciò la maggior pieghevolezza nel senso posteriore, che permette di portare il coccige a contatto dell'occipite e girare il tronco sì che la metà del petto riesca là dove prima era rivolto il dorso. In questo genere di esercizî furono al principio del nostro secolo famosi i fratelli Girard, chiamati uomini-gomma.
L'acrobatica si apprende con l'esercizio metodico e tenace, e forse per questa ragione non esistono trattati speciali su quest'arte, ch'è essenzialmente pratica.
Bibl.: A. Tuccaro, Arte del saltarino, parigi 1599; H. Le Roux, Les jeux de cirque et la vie foraine, Parigi 1889; Jarro (G. Piccini), Attori, cantanti, concertisti, acrobati, 3ª ed., Firenze 1898; A. Zucca, Acrobatica e atletica, Milano 1902; G. Strehly, L'Acrobatie et les acrobates, Parigi 1904.