ACROCERAUNÎ (A. T., 75-76)
Col nome di Acroceraunio gli antichi indicavano (Plinio, Nat. Hist., III, 97, 145 e IV, 1 e segg.) la lunga ed erta sporgenza peninsulare che chiude ad O. la Baia di Valona e termina col C. Glossa o Linguetta; i monti che la percorrono eran detti talora dagli autori greci Κεραύνια ὄρη, nome che continua fino ad oggi. Nell'uso dei geografi attuali, il nome di Acroceraunî si applica alla catena che forma l'ossatura della penisoletta su ricordata e si prolunga a S., tra il Mar Ionio e la valle del fiume dì Dukati fino al Passo di Logara (m. 1035). È una catena costituita esclusivamente da calcari compatti giuresi e cretacei, che culminano nel monte S. Elia (in albanese Maj Elias, m. 1593). La montagna scende ripida sulla costa importuosa, ma in alto mostra forme spianate e cupoleggianti; è brulla, nuda, povera di acqua; la vegetazione arborea è ridotta ad aree molto ristrette. Nelle parti alte il calcare è qua e là incavato da doline ed altre cavità carsiche. La regione degli Acroceraunî è quasi disabitata; vi sono solo poche dimore sparse, ma nessun villaggio. Continuazione della catena acroceraunia è, a N., l'isolotto di Sàseno (v.); a S., in prolungamento della catena, si trovano i monti della Chimara (v.).
Bibl.: A. Martelli, Osservazioni geologiche sugli Acrocerauni e sui dintorni di Valona, in Mem. R. Acc. Lincei, Classe di Sc. fisiche, ecc., s. 5ª, IX (1912).