ACROLITO (gr. ἀκρόλιϑον, sottintendi ἄγαλμα, ξόανον; lat. acrolithus; cfr. Anth. Graec., XII, 40; Vitruvio, II, 8, 11; Trebb. Poll., XXX tyranni, 30)
È un tipo di statua, le cui estremità nelle parti nude (testa, mani, piedi) erano di pietra o marmo o talvolta d'avorio; il resto del corpo era di legno o altra materia poco costosa e di solito era nascosto dal vestito. Pausania ricorda spesso statue di tale tecnica, tra le altre la celebre Athena Areia in Platea, opera di Fidia (Paus., IX, 14,1). Del sec. IV a. C. conosciamo la statua di Ares ad Alicarnasso opera di Leocare o Timoteo (Vitruvio loc. cit.) e nel sec. II l'acrolito di Damofonte in Egio (Paus., VII, 23, 5). In età romana abbiamo qualche esempio a Pompei e un ricordo di tale tecnica si può vedere nelle statue di marmo policromo nel corpo panneggiato, con la testa in marmo bianco, frequenti in età imperiale romana.
In realtà l'ἀκρόλιϑον ξόανον è una manifestazione dell'arte arcaicissima: esso può anzi considerarsi come il passaggio dallo ξόανον, cioè dal pezzo di legno squadrato, con sommarie indicazioni delle parti del corpo, alla statua vera e propria. Col progresso della tecnica statuaria si pensò di sostituire agli ξόανα antichi, il cui corpo era nascosto dalle vesti o ornamenti, le parti visibili in maniera da aver un'immagine più conforme a natura. È naturale che essendo la massa del corpo di materia poco durevole, non sia a noi restato nulla di esso e solo raramente possediamo gli avanzi delle estremità di così fatti simulacri del culto.
Si vuole che un acrolito fosse il simulacro di fiera, di cui si conserva la testa, nell'Heraion di Olimpia, e vi sono altre teste riferibili ad acroliti: come quella della galleria geografica del Vaticano, della collezione Ludovisi e probabilmente la testa colossale del Museo delle Terme in Roma.
Ad accrescere le conoscenze in argomento è venuta una recente scoperta, non ancora divulgata, quella del Santuario di Apollo Aleo di Crimissa (?) presso Cirò in Calabria, del cui simulacro, una specie di mannequin, l'Orsi ebbe la fortuna di ricuperare la testa, una mano, e due piedi di mirabile fattura, opera originale del secondo quarto del sec. V a. C., dovuta forse a un artista paesano, e una parrucca mobile di bronzo, di finissima esecuzione.
Bibl.: Saglio in Daremberg e Saglio, Dict. des antiq. grecques et rom., I, Parigi 1877, s. v.; Mau in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, Stoccarda 1894, s. v.; W. Amelung in Oesterreichische Jahresh., 1908, p. 169 segg. ed in Röm. Mitteilungen, 1925, p. 137 segg. - Testa di fiera in Olimpia: C. Treu in Olympica, III, p. i segg., tav. I; della galleria geografica: Brunn-Bruckmann, Denkm. griech. und röm. Skulptur, tav. I, 501; della collezione Ludovisi: Helbig-Amelung, Führer durch die Antiken in Rom, Lipsia 1912, II. Testa di Cirò: P. Orsi in Atene e Roma, 1925.