ACROMEGALIA
(dal gr. ἄχρός "estremo" e μέγας "grande"). È il nome dato dal Marie ad una sindrome già individuata da Lombroso e Taruffi che la chiamarono macrosomia, contrassegnandone quale fenomeno caratteristico l'esagerato sviluppo di tutto lo scheletro, più evidente alle estremità (mani, piedi, mandibola). Malattia non molto rara, compare e progredisce spesso subdolamente, permettendo così un'evoluzione completa dei sintomi anatomici. Fra le alterazioni scheletriche, consistenti in ispessimenti diffusi a tutti i segmenti ossei, spiccano l'ingrossamento del naso, del mento, degli zigomi, delle arcate sopraccigliari conferenti al volto una espressione caratteristica (di pulcinella), e l'enorme aumento delle mani e dei piedi. (v. figura). La cute, talora discromica, ed il sottocutaneo s 'ispessiscono considerevolmente; nei muscoli si trova atrofia scleroadiposa; incostanti le alterazioni dei peli, a volte culminanti in un vero irsutismo (v.).
Caratteristico è l'ingrossamento della lingua (macroglossia).
Frequente è la tendenza del tessuto linfatico e dei visceri alla ipertrofia, splancnomegalia che può raggiungere dimensioni colossali. In un terzo dei casi l'acromegalia si associa al diabete: più facile è la glicosuria. Comuni i disturbi nella sfera genitale (impotenza, amenorrea, di rado ipergenitalismo). È malattia eminentemente cronica; dà pochi disturbi e può permettere un'esistenza normale. Solo in rari casi assume andamento maligno e riesce mortale in 3-4 anni.
È dovuta ad una alterata funzione dell'ipofisi ghiandolare, ove è dimostrabile nel maggior numero dei casi uno struma, cioè una iperplasia semplice o adenomatosa oppure carcinomatosa la quale sostiene una iperfunzione dell'organo (MassalongoTamburini-Benda). Questo va interpretato come iperfunzione metatipica, avendosi un secreto differente da quello normale (iperpituitarismo anteriore metatipico di Pende).
La irradiazione dell'ipofisi, o il trattamento chirurgico del tumore, rappresentano i due metodi eziologici di cura dell'acromegalia.