Vedi ACROTERIO dell'anno: 1958 - 1994
ACROTERIO (ἀκρωτήριον, acroterium "sommità", "estremità")
La parola greca ἀκρωτήριον pare che sia stata usata qualche volta per indicare tutto il frontone di un tempio o di una casa (Plut., Caes., 63; cfr. Suet., Div. Iul., 81; forse anche in Platone, Critia, 116). Come termine architettonico più stretto essa indica, secondo il lessicografo Esichio, τὰ ἐπάνω τῶν ναῶν ζῴδια ἀνατιϑέμενα, cioè "figure collocate sopra i templi". A tali figure (e non, come è stato troppo spesso ripetuto, alle sole basi di esse) si riferisce senza dubbio Vitruvio (De arch., iii, 5, 12 s.), elencando dal basso in alto gli elementi architettonici che si trovano al di sopra dei capitelli delle colonne in un tempio ionico: epistylia (architravi), zophora (fregi), coronae (cornici), tympana (timpani), fastigia (frontoni), acroteria. Per questi ultimi, Vitruvio prescrive che gli acroteria angularia, cioè gli a. collocati sopra le estremità laterali del frontone, debbono essere alti quanto la metà del timpano, mentre gli acroteria mediana sull'apice del frontone debbono essere dell'ottava parte più alti. Nell'uso moderno, tutti gli elementi di decorazione ornamentale o figurativa collocati sopra i frontoni e sopra il colmo di un tempio o in generale di un edificio di riguardo, nonché sopra are, stele funerarie e votive, ecc., si possono chiamare acroteri.
Grecia. - Nei sistemi più primitivi della copertura e decorazione fittile dei templi greci più antichi, e specialmente nel sistema detto laconico (v. Terracotta), gli a. appaiono come elementi organicamente sviluppatisi dalla copertura stessa del tetto. In molti templi del VII e del VI sec. a. sia nella stessa Grecia come nell'Asia Minore, l'a. centrale consisteva spesso in un grande disco che, sopra l'apice del frontone, chiudeva l'estremità dell'ultimo dei grandi coppi semicilindrici ricoprenti il colmo del tetto; mentre gli a. laterali, se vi erano, vennero costituiti dalle grandi volute con le quali finivano, alle estremità del frontone, le tegole terminali che formavano la sima del timpano. A. centrali a disco, decorati con disegni dipinti, generalmente ad ornamenti geometrici disposti concentricamente, qualche volta con una rosetta a foglie curve "ruotanti" o con una testa di Medusa, sono stati trovati, talora insieme ad a. laterali a voluta, in molti luoghi del Peloponneso e dell'Asia Minore, nonché ad Egina, a Calidone, ecc.; l'esemplare più notevole è quello che, con un diametro di oltre due metri, decorava la sommità del frontone dello Heràion di Olimpia, eretto c. il 6oo a. C. Nel sistema di protezione-decorazione fittile più evoluto, chiamato corinzio, appaiono invece altri a. costituiti da figure a tutto tondo: sfingi alate, leoni, cavalli, statue di Nike alata rappresentata nello schema arcaico di figura corrente-volante, ecc.; figure, queste, che sono modellate a parte e collocate su basamenti formati dalle ultime tegole alle estremità e all'apice del frontone, come si vede, per esempio, dagli avanzi fittili del tempio di Artemide Lafria a Calidone. Tra i frammenti di tali a. fittili spicca il gruppo quasi completo di Giove e Ganimede trovato ad Olimpia e databile intorno al 470 a. C.
In Sicilia e in Magna Grecia gli a. centrali furono pure formati, nei tempi più antichi, da un grande disco o da una testa di Gorgone che chiudeva l'estremità dell'ultimo coppo sopra il colmo del tetto. Un tipo di a. centrale peculiare per la Sicilia venne creato lasciando finire a testa di cavallo l'estremità di un tale coppo semicilindrico e mettendo sopra il coppo la figura di un giovane cavalcante; tali a., del VI sec. a. C., sono stati rinvenuti a Camarina, Siracusa e Gela. Il motivo del cavaliere si ritrova più sviluppato, qualche secolo dopo, a Locri Epizefiri, ove l'a. centrale fittile del tempio dorico rappresenta un giovane su un cavallo lanciato al galoppo e sorretto da una sfinge alata. Gli a. laterali dei templi della Sicilia e della Magna Grecia consistevano probabilmente di figure di Sfingi, Arpie, Sirene, ecc.; a un tale a. del thesauròs dei Geloi ad Olimpia, la cui decorazione fittile è stata senza dubbio fatta in Sicilia, appartiene probabilmente una testa femminile arcaica trovata nel 1937.
Quando nel mondo greco i sistemi di protezione e decorazione fittile dei templi vennero via via abbandonati e per buona parte, qualche volta completamente, sostituiti da elementi architettonici scolpiti in pietra o in marmo, i tipi degli a. si mantennero, però spesso tradotti da un materiale in un altro. Così nello Hekatòmpedon dell'Acropoli ateniese, fatto erigere da Pisistrato c. il 566 a. C., le sime di marmo imettio dei frontoni si curvavano all'insù agli angoli, formando a. a voluta, mentre all'apice di ciascun frontone il bordo superiore delle sime, continuandosi ad incrocio e terminandosi in due volute, formava un ornamento bicorne sul quale stava una Gorgone corrente-volante, pure di marmo. Un disco di marmo a gorgonèion trovato a Sparta (VI-V sec. a. C.) servì forse quale a. centrale, e il tempio di Apollo a Cirene fu probabilmente ornato, verso l'inizio del V sec. a. C., con due grandi a. marmorei a testa di Medusa circondata da due doppie volute ramificanti.
L'usanza, già sviluppata nella plastica corinzia, di collocare sopra i frontoni figure del mondo mitologico, spesso di natura apotropaica, venne continuata nei templi di pietra o di marmo del VI sec. a. C., come è dato vedere già nello Hekatòmpedon ateniese e poi, per esempio, nel thesauròs dei Sifni a Delfi (c. 525 a. C.), ornato di a. a forma di sfingi e di Nikai (raffigurate sempre nello schema arcaico di figura corrente-volante). Anche nel V sec. a. C. Sfingi, grifi e Vittorie costituirono la decorazione acroteriale preferita, ma rappresentate non più negli schemi rigidi arcaici, ed eseguite non solo in marmo, ma qualche volta pure in bronzo. Secondo Pausania (v, 10), i quattro a. laterali del tempio di Zeus ad Olimpia, terminato prima del 456 a. C., erano costituiti da lebèti dorati, mentre sull'apice del frontone era una statua di Nike di bronzo dorato, sotto la quale gli spartani, in memoria della vittoria riportata a Tanagra (457 a. C.), avevano collocato un bacino dorato a testa di Gorgone, ricordo, forse voluto, dell'antica decorazione acroteriale; il maestro di questi a. era Paionios da Mende, secondo l'iscrizione della Nike marmorea eseguita dal medesimo ed eretta davanti al tempio.
Già al principio del sec. V a. C. era però in sviluppo, come si vede negli a. del tempio di Apollo a Cirene, un tipo di a. formato da grandi volute ramificanti, contenenti palmette nei punti d'incrocio ed in cima. A. di questo genere, con una figura femminile drappeggiata a ciascun lato, abbellivano le sommità dei frontoni del tempio di Afaia ad Egina (c. 490-480 a. C.), mentre sulle estremità dei medesimi erano quattro grifoni. Anche il Partenone aveva a. centrali di questo tipo, composti ciascuno di due poderosi steli con volute, nascenti da foglie d'acanto, e terminanti con due eleganti mezze palmette. A. di questo tipo floreale adornavano molti altri templi del V sec. a. C. e dei secoli successivi, come il tempio a Caulonia, quelli di Posidone a Sunio (c. 444 a. C.), di Hera ad Argos (c. 416 a. C.), di Artemide Leucofriene a Magnesia sul Meandro (III-II sec. a. C.), ecc. Anche in templi ed altri edifici di forma rotonda, l'apice del tetto era spesso ornata da una specie di a.-capitello floreale, come per esempio nella tholos ad Epidauro, costruita nel sec. IV a. C. da Policleto il Giovane.
Se la decorazione acroteriale dei templi greci, specialmente a confronto con il ricco e variato repertorio figurativo dei fregi, delle metope e dei frontoni, sembra in generale essere stata limitata a pochi motivi figurati ed ornamentali, ciò non vuol dire che ci manchino esempî di a. più fantasiosi. Il tempio ionico a Locri Epizefiri (c. 450 a. C.) aveva a. di marmo raffiguranti giovani su cavalli marini sostenuti da tritoni, motivo evidentemente derivato dagli a. fittili del tempio dorico locrese già citato. Il tempio dorico di Apollo a Delos, eretto dagli Ateniesi negli anni 425-417 a. C. aveva sopra le estremità dei frontoni, statue marmoree di Nikai e sulle cime, due gruppi, pure marmorei, di Borea che rapisce Orizia e di Aurora che porta via Cefalo. Quest'ultimo motivo si ritrova, nello stesso periodo, nella decorazione acroteriale della Stoà Basileios di Atene, sul tetto della quale, secondo Pausania (i, 3), vi erano due gruppi di terracotta raffiguranti Teseo in atto di precipitare nel mare il predatore Sciro, e Hemera che rapisce Cefalo; frammenti di quest'ultimo gruppo sono stati rinvenuti durante gli scavi dell'Agorà di Atene. Il tempio di Asklepios ad Epidauro, incominciato c. il 380 a. C., aveva per a. centrali statue di Nikai alate, per a. laterali Nereidi a cavallo, opere dello scultore Timotheos e dell'architetto stesso del tempio, Theodotos. Una decorazione acroteriale straordinaria ci presenta il mausoleo di Belevi presso Smirne (III sec. a. C.), ove la cornice del tetto portava, a tutti i quattro lati, una serie di grifi alati disposti araldicamente ed intramezzati da vasi, mentre, su ognuno dei quattro angoli, stava una coppia di cavalli. Statue di cavalli e di grifi sembrano aver decorato come a., insieme ad altre figure, anche il grande altare di Zeus a Pergamo, eretto da Eumene II (197-159 a. C.).
Etruria. - In Etruria e nelle regioni sottoposte all'influsso della cultura etrusca, ove negli edifici templari si mantennero più a lungo che non nel mondo greco le costruzioni in legno con rivestimento decorativo di terracotta, troviamo una lunga ed interessante serie di a. fittili. Dato il costante influsso che ha esercitato l'arte greca su quella etrusca, è naturale che nei templi etrusco-italici si ritrovino, nel VI e nel V sec. a. C., a. più o meno rassomiglianti a quelli che abbiamo trovato in Grecia, in Asia Minore, in Sicilia e nella Magna Grecia. Da Capua proviene un numero di a. centrali a disco, eguali ad altri trovati a Cuma, e decorati ciascuno con una testa di Medusa o di Achebo. Dal tempio della Dea Marica a Minturno, da quello della Mater Matuta a Satrico e da un altro a Velletri provengono avanzi di a. modellati a tutto tondo nella forma di una sfinge alata o di un toro, poggianti su una base formata da un coppo semicilindrico del colmo (cfr. gli a. di Camarina, Siracusa e Gela citati sopra). Un terzo tipo di a. arcaico etrusco ci è fornito dal gruppo di Aurora e Cefalo di Cerveteri e da un altro gruppo di due combattenti di Civita Castellana (Roma, Museo di Villa Giulia); entrambi i gruppi sono eseguiti a rilievo e collocati sopra una cornice bicorne o a forcipe, ornamento derivato senza dubbio dalla costruzione lignea primitiva a travi incrociantisi, della quale abbiamo una reminiscenza anche nello Hekatòmpedon ateniese. Da Cerveteri provengono pure molte figure arcaiche di guerrieri e di Amazzoni a cavallo, eseguite a rilievo e destinate a decorare non solo l'apice e le estremità dei frontoni, ma l'intero orlo superiore della sima a pendio. L'esempio più notevole dell'abbondante decorazione figurativa, tipica per i templi etrusco-italici, ci è dato però dalle grandi statue fittili di Apollo, di Artemide, di Eracle, di Hermes, di Leto, ecc., che erano collocate su basi di costruzione speciale, lungo il colmo di un tempio a Veio, ove sono state trovate. Queste statue sono opere della scuola dello scultore veiente Vulca (v.). Dalla stessa scuola veiente era uscita pure la colossale quadriga di terracotta che costituiva l'a. centrale del tempio di Giove Capitolino (Plin., Nat. hist., xxviii, 16; Plut., Poplic., 13).
Gli a. laterali dei templi etrusco-italici erano costituiti, nell'età arcaica, dalle ultime tegole della sima frontonale terminanti nella protome di un cavallo alato o di un cavallo marino, in una testa di ariete, in un mostro tricipite, ecc.; qualche volta, sembra vi fossero statuine di uccelli fissate sopra la sima. Mancano, invece, prove dirette dell'esistenza di a. laterali a volute o in forma di statue collocati su basi alle estremità dei frontoni. Le grandi volute fittili rinvenute nell'area di S. Omobono a Roma si ritiene abbiano avuto qualche funzione acroteriale, ma la loro precisa posizione non è ancora chiarita.
Oltre a tutti questi tipi di a. figurato, che si mantennero nei sec. IV-I a. C. in molte varianti - teste di Gorgone, Nikai, Arpie, ecc. - ci appaiono, già nell'età arcaica, varie palmette fittili che probabilmente servivano come acroteri. Pure quest'ultimo tipo di decorazione acroteriale è stato mantenuto e sviluppato nei secoli successivi, come ci mostra un bell'a. centrale da Civita Castellana, costituito da una elegante palmetta traforata.
Roma. - Nei templi romani dell'epoca repubblicana più tarda e dell'età imperiale, costruiti in pietra o in marmo, la decorazione acroteriale manteneva spesso i tipi tradizionali. Sappiamo da Livio (x, 23) che nel 296 a. C. la quadriga fittile veiente del tempio capitolino fu sostituita da una nuova, probabilmente di bronzo, con sopra l'effigie di Giove. Riproduzioni del tempio su monete e in rilievi marmorei ci attestano, poi, che nelle varie riedificazioni dovute a Catulo, a Vespasiano e a Domiziano, la decorazione acroteriale si manteneva tipologicamente inalterata o quasi: sull'apice del frontone vi era sempre una grande quadriga, sulle estremità del medesimo erano bighe o aquile, e sulle pendenze due statue, probabilmente di Marte e di Minerva. Le riproduzioni che si trovano su monete e in rilievi anche di altri templi romani - di Concordia, di Marte Ultore, di Giove Ultore, di Traiano, ecc. - e il rinvenimento di basi o di veri zoccoli profilati collocati un tempo su frontoni, ci mostrano che questo tipo di decorazione acroteriale figurata, non di rado estesa ad occupare anche le pendenze del timpano, era prediletta dai Romani, e che in essa si trattava di vere statue o gruppi di statue a tutto tondo: quadrighe e bighe, figure erette o sedute, Vittorie, Tritoni (sul tempio di Saturno, secondo Macrobio, i, 8, 4), ecc.
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