Adalbaldo
Calligrafo e miniatore carolingio della scuola di Tours, documentato come monaco di S. Martino a Tours durante il governo dell'abate Fredegis (807-834). Il suo nome, assieme a quello dello stesso abate, oltre ad apparire all'inizio o alla fine di diversi manoscritti, si rinviene anche nel libro delle confraternite del monastero di San Gallo, nella lista intitolata Nomina fratrum de Turonis (Delisle, 1885, p. 21). Egli redasse prima dell'834 un codice un tempo conservato nel Ginnasio di Quedlinburg, contenente la vita e il culto di s. Martino, capolavoro della scuola miniatoria di Tours. A. decorò anche un libro d'ore, solo parzialmente conservato (Parigi, BN, nouv. acq. lat. 405), dove si legge accanto al nome la qualifica di artifex che convaliderebbe l'ipotesi che egli non sia stato soltanto un calligrafo, ma anche il decoratore di questo come di molti altri manoscritti usciti nei primi decenni dell'800 dalla prospera scuola di Tours. A lui, inoltre, sono attribuiti un evangeliario (Parigi, BN, lat. 17225), un codice miscellaneo con scritti di s. Agostino e altri autori (Tours, Bibl. Mun., 281) e una Bibbia atlantica conservata a Berlino (Staatsbibl., Hamilton 82).
Bibliografia
Fonti:
Codices Manuscripti Quedlinburgenses, a cura di M.T. Eckard, Quedlinburg 1723.
Letteratura critica:
L. Delisle, Mémoire sur l'école calligraphique de Tours au IXe siècle, Paris 1885, pp. 14, 20-21;
J.W. Bradley, A Dictionary of miniaturists, I, London 1887 (rist. anast. New York 1958), pp. 2-3;
S. Berger, Histoire de la Vulgate, Nancy 1893, pp. 243-249;
A. Michel, Histoire de l'art, I, 1, Paris 1905, pp. 348-349;
G. Swarzenski, s.v. Adalbaldus, in Thieme-Becker, I, 1907, p. 55;
s.v. Adalbaldus, in DMMR, 1949, p. 1; s.v. Adalbaldus, in AKL, I, 1983, p. 277.