ADALBERONE di Laon
Detto anche Ascelino, fu vescovo di questa città circa la metà del sec. X e finì di vivere nel 1030. Compì i suoi studî in Reims sotto il magistero di Gerberto, e acquistò tale fama di eloquenza che anche Fulberto di Chartres ne riconobbe il merito. Al favore di re Lotario dovette l'elezione al vescovato, ma poi, mescolatosi nelle discordie politiche della corte, fu imprigionato. Uomo scaltro e intrigante, lottò contro il suo metropolitano Gerberto e contro re Roberto, che l'obbligò a recarsi a Roma per giustificarsi delle gravi accuse, di cui era oggetto, davanti al pontefice. Più tardi si riconciliò con la corte, assistette a varî sinodi provinciali; e l'abilità negli affari e il versatile ingegno, mostrato in più occasioni, ne fecero dimenticare i privati costumi, non sempre onesti. L'opera sua più notevole è il Carmen ad Robertum regem, poema satirico di 420 esametri, un dialogo fra il re e il poeta, che, sebbene qua e là sia di stile oscuro e involuto, ha tratti originali di satira arguta e ci fa conoscere curiose consuetudini e costumi particolari del tempo. Oltre questo dialogo e un carme Summa fidei in 327 esametri sul dogma della Santa Trinità, gli si attribuisce con fondamento anche un De modo recte argumentandi ac praedicandi dialogus, diretto a Folco d'Amiens, interessante per la storia della logica nell'età sua. Tutti i suoi scritti sono stati pubblicati in edizione critica da G. A. Hückel nella Bibliothèque de la Faculté des lettres de Paris, XIII (1901), pp. 129-184.
Bibl.: Histoire littéraire de la France, VII, Parigi 1746, pp. 290-294; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, II, Monaco 1923, pp. 525-530; G. A. Hückel, A. de L., in Bibl. de la Faculté des lettres de Paris, XIII (1901), p. 58 segg.