ADALBERTO d'Ivrea
Figlio di Anscario di Oscheret, marchese operante nella cosiddetta marca d'Ivrea, successe al padre tra l'anno 896 ed il 900. Più prudente del padre, che aveva attivamente partecipato alle lotte per il Regno d'Italia, A. si mantenne neutrale al tempo della prima spedizione italiana di Ludovico di Provenza, accostandosi a lui soltanto dopo l'incoronazione imperiale. Più tardi, fu riguadagnato da Berengario che gli aveva offerto ricchi doni e la mano dell'unica figlia Gisla, designandolo così quale suo possibile successore. Il matrimonio dev'essere avvenuto intorno al 903.
A. è nominato per l'ultima volta senza allusioni a legami di parentela con il re il 14 ag. 908 ed ha la qualifica di genero il 13 giugno 910 (I diplomi di Berengario I,p. 184, n. 68 e p. 193, n. 71), ma la data del matrimonio èda riportare alquanto più indietro, perché nel 918 Berengario, figlio di A. e di Gisla, aveva le funzioni di conte e di messo imperiale (I diplomi di Berengario I,pp. 418 s., n. 34) e doveva avere almeno quindici anni. D'altra parte i rapporti di A. con Ludovico nel 900-902 escludono che avesse già sposato Gisla: genero del re, non avrebbe avuto nessun interesse a rovesciarlo. Il matrimonio deve essere stato il prezzo della sua defezione.
Finché visse la moglie, A. fu fedele al suocero, ma rimasto vedovo nel 913-15 sposò Ermengarda, nata dalle prime nozze di Berta di Toscana, entrando nel gioco politico della casa di Toscana. Se nel 916-917 la sua principale preoccupazione furono le scorrerie dei Saraceni che penetravano in Piemonte, nel 920-21 appare al centro di un movimento diretto a rovesciare Berengario per sostituirgli Rodolfo di Borgogna, che aveva forse avanzato la sua candidatura ed al quale andavano le simpatie dei signori italiani di origine borgognona, come lo stesso Adalberto. Episodi di apparenza romanzesca, che hanno quali protagonisti il marchese d'Ivrea, il marchese Olderico, l'arcivescovo di Milano Lamberto ed il conte Gilberto di Bergamo, caratterizzano la preparazione della venuta di Rodolfo. I congiurati si erano riuniti nelle montagne bresciane, disponendosi a marciare su Verona per cogliervi l'imperatore. Berengario, però, non si lasciò sorprendere e mandò contro di essi una banda di mercenari ungari, che li aggirò alle spalle e li assalì repentinamente. A., quando si accorse di non potere sfuggire alla cattura, si liberò di quanto poteva rivelare la sua condizione, prese le vesti di uno dei suoi uomini, si fece riscattare a prezzo bassissimo e si mise in salvo. Nonostante questa sconfitta dei suoi sostenitori italiani, Rodolfo entrò in Italia alla fine del 921 ed assunse il titolo regio; ma soltanto dopo la morte di Berengario riuscì a farsi valere anche fuori dei territori controllati dall'arcivescovo di Milano e dal marchese d'Ivrea. Questi soltanto nei primi tempi del regno compare alla corte, frequentata, invece, dalla moglie Ermengarda e dai figli Berengario ed Anscario.
A. non prese, però, alcuna parte agli avvenimenti che portarono all'espulsione di Rodolfo e all'elezione di suo cognato, Ugo di Vienna, quale nuovo re d'Italia. La sua assenza dalla scena politica era probabilmente dovuta ad una grave infermità, piuttosto che ad impegni militari sui confini, tanto che Liutprando di Cremona lo riteneva già morto nel 924-25. Ma poiché ultimo atto noto di A. è una donazione effettuata il 28 febbr. 929 alla chiesa di S. Andrea di Torino, presente il re Ugo (I diplomi di Ugo e Lotario,p. 52), la sua morte è da collocarsi posteriormente a questa data.
Fonti e Bibl.: Liudprandi episcopi cremonensis Opera omnia, a cura di E. Dümmler, in Monumenta Germ. Hist., ad usum schol., Hannoverae 1877, pp. 26, 27, 40, 41, 47-49, 53,58, 82, 102; I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1903, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXV, pp. 184, 193, 233, 248, 365, 366, 372, 397; I diplomi italiani di Ludovico III e di Rodolfo II, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1910, ibid., XXXVII, pp. 52, 96, 101; I diplomi di Ugo e Lotario, di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1924, ibid., XXXVIII, pp. 52, 64; A. Hofmeister, Markgrafen und Markgrafschafren in italischen Königreich..., in Mitteilungen des Instiruts für österreichische Geschichtsforschung, VII Ergänzungsband (1910), passim; G.Fasoli, I re d'Italia, Firenze 1950, pp. 64, 66, 80, 89, 91, 92, 209; C. G. Mor, L'era feudale, I, Milano 1952, pp. 57, 58, 61, 75, 76, 77, 81, 82, 106, 120; II, ibid. 1953, p. 67.