Adalberto
Calligrafo e miniatore documentato in una scritta, "Adalbertus scriptor de licteris maioribus de aureo et de colore", posta alla c. 231r del quarto volume della Bibbia atlantica di Calci del 1168 (1169 secondo lo stile pisano), già conservata nella biblioteca della Certosa di Calci e ora a Pisa (Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo). L'opera, in quattro volumi, appartenuta al monastero dei Ss. Maria e Gorgonio nell'isola di Gorgona, fu prodotta in uno scriptorium pisano per un priore Damiano e forse destinata inizialmente al cenobio di S. Vito a Pisa.
Le grandi iniziali, filettate d'oro e colorate in rosso e turchino, sono miniate in stile tardo geometrico di altissima qualità, opera forse di un unico maestro che la critica ha individuato in Adalberto. Soltanto Berg (1968), considerando il pagamento (dodici soldi) non adeguato al lavoro di decorazione, attribuisce l'opera a un magister Vivianus citato più avanti nella scritta e lautamente pagato (quindici libbre). A tale proposito Caleca (1986) giunge a un compromesso, ritenendo il lavoro di decorazione condotto congiuntamente dai due miniatori, con il modesto aiuto di un Andreas menzionato nella stessa carta. Sette capilettera racchiudono altrettante figure di profeti e di apostoli, i cui tipi iconografici e la resa stilistica sono fortemente influenzati dalla maniera bizantina di età comnena e, al tempo stesso, strettamente connessi con i contemporanei codici della Bibl. Guarnacci di Volterra (LXI.8.6., I e II; LXI.8.7., I e II), tutti provenienti dalla biblioteca del duomo volterrano.
Allo stesso miniatore della Bibbia di Calci sono assegnate le iniziali di un evangeliario della Laur. di Firenze (Acq. e Doni 91).
Bibliografia
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s. v. Adalberto, in DMMR, 1949, p. 1;
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