ADALBERTO (Adalbero, Etelbero)
Cancelliere di Ottone III, successe ad Azzo, che aveva ricoperto la stessa carica sotto Ottone II.
Con ogni probabilità A. non può essere identificato con l'Adalberto che fu cancelliere di Ottone II nel 982 e 983 (precisamente fra il 2 novembre e il 27 agosto 983; cfr. Ottonis II Diplomata, a cura di T. Sickel, in Monumenta Germ. Hist., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, II, 1, Hannoverae 1888, passim).
A. esercitò il suo ufficio nella cancelleria imperiale, sempre col titolo di cancelliere, in un periodo compreso fra il 22 ott. 988 e il 18 giugno 990 (Ottonis III Diplomata, a cura di T. Sickel, in Monumenta Germ. Hist., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, II, 2, Hannoverae 1893, pp. 453, 471, 876, 877). Egli va con quasi assoluta sicurezza identificato con l'Adalberto, vescovo di Brescia, che compare la prima volta in un diploma di Ottone III del maggio 996 con cui si investiva l'abate Bonizone del monastero di S. Fiora di Arezzo del possesso di alcuni beni contesigli dal marchese Adalberto (Ottonis III Diplomata, p. 603). Il 22 maggio dello stesso anno A. concesse che un placito presieduto da Arduino, conte di palazzo, si tenesse su un terreno di proprietà della Chiesa bresciana (I placiti del "Regnum Italiae", a cura di C. Manaresi, II, 1, Roma 1957, in Fonti per la Storia d'Italia, XCVI, p. 338). In una data compresa fra il i settembre ed il 31 dic. 997 A. e Leone giudice, messi di Ottone III imperatore, investirono in Roma l'abate di S. Vincenzo al Volturno del possesso della chiesa di S. Maria in Apinianici, contesogli dal conte Rinaldo (Chronicon Vulturnense, a cura di V. Federici, II, Roma 1925, in Fonti per la Storia d'Italia, LIX, pp. 267-269). Il 14 ott. 1001 A. fu presente ad un placito tenuto a Pavia, in presenza di Ottone III, dal protospatario e conte di palazzo Ottone (I placiti, II, pp. 476). Da tutti questi dati appare chiaramente che A., per il suo stesso passato di funzionario di cancelleria, era strettamente legato ad Ottone III e al partito filo-germanico. Così si spiega l'episodio curioso, descritto dal cronista Tietmaro, secondo il quale nel 1002 Arduino re d'Italia, che sapeva A. ostile, non sopportando alcune sue osservazioni, lo gettò a terra e lo trascinò per i capelli (Thietmari Merseburgensis episcopi Chronicon, a cura di R. Holtzmann, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Germanicarum, n.s., IX, Berolini 1935, p. 249). Anche se l'altro cronista Adalboldo pone A. fra i vescovi italiani che, pur desiderando la discesa di Enrico II, non osavano manifestare chiaramente le loro intenzioni (Adalboldi, Vita Heinrici II imperatoris, a cura di G. Waitz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, IV, Hannoverae 1841, p. 687), è sicuro che A. fu nel maggio-giugno 1002 accanto ad Enrico, ancora re di Germania, a Worms e poi a Magonza (Adalboldi, Vita, p. 692). Quando poi, nella primavera del 1004, Enrico II, durante la sua prima discesa in Italia, si recò a Brescia, vi fu ricevuto con ogni onore da A. e dal cardinale Federico, arcivescovo di Ravenna (Thietmari, Chronicon, p. 280). L'ultima notizia che abbiamo di A. è del novembre 1007: in questa epoca egli partecipò al concilio di Francoforte (Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, a cura di L. Weiland, in Monurnenta Germ. Hist., Leges, sectio IV, I, Hannoverae 1893, p. 60). Non si conosce la data precisa della sua morte. Gli successe Landolfo.
Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 538 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia,XI, Venezia 1856, p. 543; P. B. Gams, Series episcoporum, Ratisbonae 1873, p. 779; T. v. Sickel, Erltuterungen zu den Diplomen Otto III, in Mitteilungen der Instituts für oesterreichische Geschichtsforschung, XII (1891), p. 223; H. Bresslau, Handbuch der Urkundenlehre, I, Leipzig 1912, pp. 468, 469; G. Schwartz, Die Bestzung der Bistümer Reichsitaliens, Leipzig 1913, pp. 105 ss.; C. G. Mor, L'età feudale, Milano 1952, I, p. 420; II, p. 297.