ADALBERTO
Obertengo, nacque intorno al 980 da Oberto, figlio del marchese Adalberto Obertengo. Il primo atto noto in cui figuri A. è un contratto di vendita del 12 marzo 1002 (L. A. Muratori, Delle Antichità Estensi, I, Modena 1717, p. 228).
Secondo U. Formentini, A. sarebbe stato il capo, o uno dei capi, della spedizione, promossa da papa Benedetto VIII, che nel 1016 scacciò Mugâhid (uno dei "reys de taifas" arabi proveniente dalla Spagna) dalla Sardegna, di cui il conquistatore musulmano si era impossessato dopo aver saccheggiato Luni. Ma l'ipotesi si appoggia a quanto dice la tarda e oscura epigrafe di A., e perciò non è affatto sicura. Così come non è sicuro che A. prima del 1029 sia sbarcato in Corsica e vi abbia conquistato larghi domini. Ciò, sempre secondo il Formentini, sarebbe dimostrato da un passo della ricordata epigrafe e da un documento del 1029 (privo di ulteriori precisazioni cronologiche), col quale A. concedeva beni di sua proprietà, siti in Corsica, al monastero di San Benigno. Ma poiché questo documento, reso noto dal Gabotto, non èin originale, ma in un manoscritto di A. Della Chiesa conservato nella Biblioteca nazionale di Torino, fino ad oggi non edito, è ragionevole perciò nutrire dei dubbi anche sulla presunta spedizione di A. in Corsica.
Non si hanno sicure notizie di A. sino al 1033; nel gennaio di quest'anno donò dei beni siti in Capriasco al monastero di S. Stefano di Genova (ediz. in Historiae Patriae Monumenta, Chartae, I, Augustae Taurinorum 1836, coll. 501 ss., n. 291). Da un altro documento risultano i vastissimi possessi di cui A. godeva nel litorale ligure, nelle città e contadi di Milano, Pavia, Como, Bergamo, Brescia, Verona, Tortona, Acqui, Alba, Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Luni, Pisa, Volterra, Arezzo: essi sono enumerati in un atto del 10 giugno 1033, con il quale A., insieme con la moglie Adelaide, fondò e dotò il monastero di S. Maria di Castiglione in provincia di Parma (ediz. in A. Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, I, Pinerolo 1909, pp. 10-12).
A. sarebbe morto il 6 genn. 1034, secondo quanto attesta la sua lapide funeraria.
Questa, rifatta fra il sec. XV e il XVI e perciò poco attendibile, è murata nella chiesa del suddetto monastero di S. Maria di Castiglione e dice: Hectoreos cineres et Achillis busta superbi / Cesareumque caput pario hoc sub marmore tectum / credere neu dubites: pietate Adalbertus et arrnis / inclytus, Ausonie quondam spes fide carine / quo duce romuleis Cyrnus subiecta triumphis / barbara gens italaque procul dispellitur urbe / marchio, dux Latii, sacer edis conditor huius, / hac tumulatur humo, melior pars ethere gaudet. / Obiit anno salutis MXXXIV, die VI ianuarii. (ediz. in Formentini, p. 208). Il Colonna de Cesari Rocca chiama questa epigrafe "obscure epitaphe". In essa, ammessa la spedizione anti-saracena in Corsica, resta da spiegare almeno un epiteto, quello di ."dux Latii",che, come tutto quanto questa strana lapide afferma, non è altrimenti documentato.
Bibl.: R. Colonna de Cesari Rocca, Recherches sur la Corse au Moyen Age. Origine de la rivalité des Pisans et des Génois en Corse, 1014-1174, Genova 1901, pp. 20 ss.; U. Formentini, Genova nel basso impero e nell'alto medio evo, Milano 1941, pp. 202, 205, 206, 207, 208, 217.