RIGHI, Adamo
RIGHI, Adamo (Adamo Fumano). – Nacque a Fumane (Verona) l’11 gennaio 1508, figlio di Antonio e di Camilla. Si conoscono i nomi dei fratelli Angelo e Bernardino (che in alcune occasioni svolse per lui il ruolo di procuratore) e dei nipoti Pietro, figlio di Angelo, e Camillo, che ne dichiarò la morte in un documento contabile.
Chierico vicino al vescovo di Verona Gian Matteo Giberti, sin dalla prima giovinezza, su indicazione di quest’ultimo compì i suoi studi a Bologna sotto la guida di Romolo Amaseo, che Giberti, in una lettera del 10 aprile 1526, ringraziò per averlo accolto, e con il quale restò anche in seguito in contatto. Al ritorno a Verona entrò nella cerchia del vescovo di cui fu costante collaboratore sino alla morte del presule nel 1543. Fu dunque legato a Girolamo Fracastoro, Marcantonio Flaminio (che in un carme latino si rallegrò con lui della recuperata salute), Francesco Della Torre, Ludovico Nogarola (che gli dedicò una Epistola super viris illustribus genere italis qui graece scripserunt e lo inserì tra i partecipanti del suo dialogo Timotheus sive de Nilo, interessante in quanto parzialmente basato sulla Descrittione dell’Africa di Giovan Battista Ramusio), Francesco Berni, assieme al quale accompagnò Giberti a Povegliano, nel Veronese, nell’agosto del 1532, mentre il 25 giugno 1530 aveva seguito il vescovo nella visita della chiesa di Bolca. Entrò inoltre in amicizia con Pietro Bembo (che in una lettera da Padova, 28 novembre 1533, chiese a Flaminio di salutargli Righi), con Johann van Kampen, Galeazzo Florimonte, Carlo Gualteruzzi, Ludovico Beccadelli.
A metà degli anni Trenta Giberti progettò un’edizione greca delle opere di Basilio, probabilmente affidata a Righi. La pubblicazione in greco delle Opera quaedam di Basilio potè giovarsi della collaborazione di Reginald Pole e Gasparo Contarini, che misero a disposizione codici conservati tra Venezia e Padova, poi collazionati dall’editore che ricorse anche ad viva exemplaria, cioè a esperti di filologia greca e di teologia cristiana antica: il libro uscì nel 1535 da Stefano Nicolini da Sabio con dedicatoria a Gasparo Contarini non firmata, ma forse di mano di Righi. Probabilmente per mostrare il suo apprezzamento Giberti gli conferì il beneficio sulla pieve di S. Martino a Salizzole, a cui egli rinunciò nel 1536; contestualmente ottenne dal vescovo la titolarità della pieve di Villafranca veronese (tenuta dal nipote Camillo dopo la sua morte).
Nell’estate del 1536 Paolo III costituì a Roma una commissione per la preparazione del concilio e la riforma della Chiesa; così nel settembre Righi, insieme con Flaminio, accompagnò a Roma Giberti, che era stato convocato insieme con Reginald Pole e Gian Pietro Carafa. Nel corso del soggiorno romano Righi si recò a Napoli e poi a Ischia a visitare Vittoria Colonna, come risulta dalla dedica alla stessa della sua traduzione latina dei Moralia di Basilio, che uscirono a Lione per i tipi di Sebastiano Grifio nel 1540; sappiamo che in vista della preparazione della versione latina Righi aveva controllato sui codici vaticani i passi oscuri del testo greco. I lavori della commissione, aperti a fine novembre, si chiusero a fine febbraio 1537 con la presentazione del memoriale Consilium de emendanda ecclesia. Righi ripartì così con Pole, Giberti e i familiari di quest’ultimo, fra cui Alvise Priuli e Francesco Della Torre. Successivamente partecipò con Giberti e Pole alla legazione che si proponeva di ricondurre l’Inghilterra all’ortodossia romana, che lo portò in Francia e nei Paesi Bassi. Nell’agosto del 1538 Pole, ospite di Priuli a Treville presso Castelfranco, evocò i suoi incontri con diversi dei collaboratori di Giberti, tra cui Righi.
L’impegno di questi nel gruppo gibertino rimase costante, come emerge dal suo interessamento nel 1537 per una pensione destinata a Flaminio, ed è confermato dalla scelta di Contarini di averlo fra i suoi consiglieri e familiari nel 1541 alla dieta di Ratisbona, dato che aveva «carestia d’huomini qualificati per questo negozio» (Beccadelli, 1799, p. 93). In quell’occasione Giberti lo incaricò di visitare il prelato tedesco Johann Gropper e di dargli conto dell’ammirazione nutrita per lui a Verona, fornendo Righi di una lettera di presentazione in cui lo dichiarava suo discepolo. A Ratisbona egli conobbe Giovanni Morone, al quale scrisse l’anno successivo da Mantova – dove probabilmente si trovava in previsione della supposta apertura del concilio – per congratularsi con lui della nomina al cardinalato.
Nel 1542 Righi ricevette la cappellania di S. Lorenzo in S. Maria in Chiavica, confermata dal podestà veneziano l’anno successivo. In quella contrada di Verona risiedette dal 1548, in una casa restaurata a sue spese. Alla fine del 1543 la morte di Giberti (che lo ricordò nel suo testamento con un lascito di 40 corone d’oro e un cavallo) e per la quale Righi tenne una lodata orazione funebre in cui – forse alludendo a Bernardino Ochino – stigmatizzò la ‘simulata santità’ di alcuni, comportò una riduzione della sua presenza sulla scena del dibattito religioso e culturale dell’epoca. Rimase tuttavia fedele alla memoria del vescovo, come emerge dal suo comportamento all’assemblea del clero diocesano convocata subito dopo la morte di Giberti con il chiaro intento di invalidarne le costituzioni diocesane, quando egli si allontanò per protesta con altri seguaci del vescovo.
Coprì effettivamente la carica di canonico della cattedrale di Verona, di cui era stato investito già nel 1545, dal 1549 alla morte. Nel 1545, come risulta dal testamento stilato il 28 aprile, era protonotario apostolico e arciprete di S. Pietro a Villafranca, una chiesa plebana che nell’anno 1568 garantiva il reddito di 300 ducati: qui accolse nell’ottobre del 1553 il vescovo Alvise Lippomano in visita pastorale che gli chiese di raccogliere informazioni sul «commercium carnale» che il vice arciprete intratteneva con una sua «ancilla». Righi collaborò dunque con i successori di Giberti, quali Lippomano, Bernardo Navagero e Agostino Valier (al quale spiegò a Trento le Orationes di Gregorio Nazianzeno e che ebbe occasione di accompagnare nel 1565 nella sua visita pastorale). Ebbe inoltre contatti con il medico eretico Girolamo Donzellino, attestati verso la fine del 1561 da Publio Francesco Spinola.
Tra la metà degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta rimase in corrispondenza con Lodovico Beccadelli arcivescovo di Ragusa, che tra l’altro, ai primi del 1559, chiedeva notizie a Righi sull’applicazione a Verona dell’Indice dei libri proibiti. Partecipò ai lavori conclusivi del concilio di Trento al seguito di Bernardo Navagero e del nipote di lui Agostino Valier, e nel giugno 1563 sostituì Angelo Massarelli, ammalato, nel ruolo di segretario del concilio. Dopo un grave incidente subito nel 1564 (il suo testamento di quell’anno, che sostituisce quello del 1545, lo definisce «vulneratus»), venne eletto nel 1566 vigilatore degli accoliti di Verona.
Morì, molto probabilmente a Verona, nel 1587, certamente prima del 14 maggio.
Opere. Divi Basilii Magni Moralia, Ascetica magna, Ascetica parva, Adamo Fumano interprete, Lione, S. Grifio, 1540; Hieronymi Fracastorii Veronensis, Adami Fumani canonici Veronensis et Nicolai Archii comitis Carminum editio II, II, Padova 1739, pp. 1-124 (Logices libri quinque carmine conscripti, 788 esametri latini), 125-150 (Carmina quibus in hac editione insignis accessio facta est, 38 componimenti poetici latini e greci dedicati a personaggi storici o viventi). Versi di Fumano a Ottavio Sammarco sono anche in Il tempio della divina signora donna Geronima Colonna d’Aragona, Padova, L. Pasquati, 1568, cc. 21v-24r. Alla fine dell’Ottocento si conservava in Verona un’epigrafe di Righi nella casa che egli abitò in parrocchia S. Stefano, forse scolpita sulla base di una fonte che si trovava nel giardinetto di casa Stoppi. A giudizio di Girolamo Tiraboschi, la vita di Girolamo Fracastoro stampata nell’edizione delle sue opere (Venezia, Giunti, 1555) sarebbe di mano di Righi. Inoltre, Scipione Maffei attribuisce a lui la traduzione dal greco in latino del commento di Areta di Cesarea al Salmo 35 (il testo è in Novarini, 1645, pp. 119-125).
Fonti e Bibl.: I due testamenti: Archivio di Stato di Verona, Testamenti, mzz. 137, n. 140; 156, n. 281; lettere di Righi e a lui indirizzate: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat., 5695; Parma, Biblioteca Palatina, Mss., 1010, 1028/6; Carteggio di Lucca, scatola 2; composizioni poetiche, lettere e materiali di lavoro vari segnalati da P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, Leiden 1963-1967, ad indices, ma soprattutto Biblioteca Capitolare di Verona (ibid., pp. 295 s., 298); L. Nogarola, Dialogus qui inscribitur Timotheus sive de Nilo, Venezia 1552; L. Novarini, Variorum opusculorum tomus unus, Verona 1645, p. 119; G.M. Giberti, Opera, Ostiglia 1740, pp. 307-316; L. Beccadelli, Monumenti di varia letteratura, I, 2, Bologna 1799; L. Federici, Elogi istorici de’ più illustri veronesi, II, Verona 1818, pp. 58-62; G.G. Da Persico, Descrizione di Verona e della sua provincia, Verona, 1820-1821, I, p. 34; II, p. 102; G.B. Giuliari, Adamo Fumano, in Protomoteca veronese, Verona 1881, pp. 129-131; G. Da Re, Documento sul canonicato di Adamo Fumano, Verona 1900; J. Gropper, Briefwechsel, a cura di R. Braunisch, Münster 1977, p. 179; M.A. Flaminio, Lettere, a cura di A. Pastore, Roma 1978, ad ind.; Riforma pretridentina della diocesi di Verona: visite pastorali del vescovo G.M. Giberti, 1525-1542, a cura di A. Fasani, Vicenza 1989, ad ind.; L. Lippomano, Visitationum Libri Dioecesis Veronensis annorum 1553 et 1555, Verona 1999, ad ind.; A. Valier, Visite pastorali a chiese extraurbane della diocesi di Verona, anni 1592-1599. Trascrizione dei registri 15-16 delle visite pastorali, Verona 2000, ad ind.; Id., Visite pastorali a chiese della diocesi di Verona, anni 1565-1589. Trascrizione dei registri 13-14 delle visite pastorali, Verona 2001, ad indicem.
P. Paschini, Un umanista disgraziato nel cinquecento: Publio Francesco Spinola, in Nuovo Archivio Veneto, n.s., XXXVI (1919), p. 134; Id., Un cardinale editore: Marcello Cervini, in Miscellanea di scritti di bibliografia ed erudizione in memoria di Luigi Ferrari, Firenze 1952, p. 390; A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma: G.M. Giberti, 1495-1543, Roma 1969, ad ind.; H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, IV, II, Brescia 1981, pp. 112, 215, 231; A. Pastore, Marcantonio Flaminio. Fortune e sfortune di un chierico nell’Italia del Cinquecento, Milano 1981, ad ind.; G.M. Varanini, La chiesa di un borgo franco. Note su S. Pietro di Villafranca veronese (secoli XII-XV), in Pievi, parrocchie e clero nel Veneto dal X al XV secolo, a cura di P. Sambin, Venezia 1987, pp. 209 s.; La Valpolicella nella prima età moderna, 1500 c. - 1630, a cura di G.M. Varanini, Verona 1987, ad ind.; G. Cipriani, La mente di un inquisitore. Agostino Valier e l’opusculum ‘De cautione adhibenda in edendis libris’ (1589-1604), Firenze 2008, ad ind.; P. Salvetto, Tullio Crispoldi nella crisi religiosa del Cinquecento. Le difficili “pratiche del viver christiano”, Brescia 2009, ad ind.; M. Firpo - D. Marcatto, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone, I, 1, Roma 2011, p. 517 n. 44; E. Patrizi, Pastoralità ed educazione. L’episcopato di Agostino Valier nella Verona post-tridentina (1565-1606), Milano 2015, ad indicem.