ADAMO
È il secondo abate di Tremiti di questo nome (il primo governò l'abbazia fra il 1015 e il 1017 e ne conosciamo solo l'esistenza). Egli resse il monastero fra il 1054 e il 1062 circa, nel periodo, cioè, più critico della espansione normanna nella Puglia settentrionale e nel Molise e della dissoluzione del governo bizantino e delle autonome contee longobarde in quelle regioni. Di questa situazione A. seppe abilmente approfittare, accogliendo, da una parte, sotto la protezione del monastero, i grandi proprietari terrieri longobardi e allacciando, dall'altra, amichevoli relazioni coi nuovi signori normanni, insediatisi nel Gargano.
Particolarmente buoni furono i rapporti stabilitisi fra A. ed il conte normanno di Lesina, Petrone, il quale più tardi si atteggerà a protettore dei monaci tremitensi. Fra il 10s6 e il 1059 il conte donò o vendette molte terre e chiese al vicino monastero, mentre nell'Abruzzo il longobardo conte Atto largheggiava da parte sua in donazioni, e nel Molise gli ultimi conti di Campomarino si spogliavano di vasti possessi in favore del monastero isolano, pur di sottrarre qualcosa alla furia normanna.
Nel 1055 A. accolse nelle isole il cardinale Federico di Lorena, che sfuggiva alle ire di Enrico III; ma poco tempo dopo Federico se ne allontanò, malamente impressionato - secondo quanto dice Leone Marsicano -. dai cattivi costumi di quei monaci. In seguito sopraggiunse nelle isole lo stesso Desiderio di Benevento (già amico di A.), che vi trascorse un non breve periodo di tempo. Quando, però, nel 1058 divenne abate di Montecassino, Desiderio, intendendo riconquistare al proprio monastero la perduta influenza nella Puglia settentrionale, ottenne che papa Niccolò II confermasse, fra l'altro, a Montecassino il dominio su S. Maria di Tremiti. A. si recò allora personalmente al concilio di Melfi, riuscendo, dopo aver esposto le sue ragioni, il 1 sett. del 1059, a far riconoscere il diritto di Tremiti alla piena indipendenza.
Negli ultimi anni di vita estese ancora la sfera d'influenza tremitense nel Molise e nell'Abruzzo. È probabile che a lui si debba la costituzione del centro scrittorio nelle isole e la prima organizzazione dell'archivio monastico.
Fonti e Bibl.: Leonis Marsicani et Petri Diaconi Chronica,in Monumenta Germ. Hist., Scriptores,VII, Hannoverae 1846, p. 715; J. v. Pflugk-Harttung, Iter italicum,Stuttgart 1883, p. 190; Ph. Jaffé-S. Loewenfeld, Regesta Pontif. Rom.,I, Lipsiae 1885, p. 560; J. Gay, Le monastère de Tremiti au XI siècle...,in Mélanges d'archéologie et d'histoire,XVII (1897), pp. 390 ss.; E. Carusi-M. Vattasso Codices Vaticani Latini 10301-10700,Romae 1920, pp. 614-619, passim;G. B. Borino, L'arcidiaconato di Ildebrando,in Studi Gregoriani,III (1948), p. 483; T. Leccisotti, Le relazioni tra Tremiti e Montecassino...,in Benedictina,III (1949), pp. 203 ss.; A. Petrucci, L'archivio e la biblioteca del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti,in Bullett. d. Arch. paleografico italiano,n. s., II-III (1956-57), II parte, p. 292.