additivo
Sostanza che serve a conferire alcune qualità a un prodotto. L’uso degli a., in ambito sia alimentare sia biomedico, è regolato da norme dell’Unione Europea.
Si definiscono come a. volontari le sostanze che vengono intenzionalmente aggiunte, generalmente in piccole quantità, agli alimenti allo scopo di mantenerne o migliorarne l’aspetto, la consistenza, le caratteristiche organolettiche e la conservabilità. La sintesi chimica, l’estrazione da materie prime vegetali, la via fermentativa o enzimatica sono all’origine di queste sostanze che in passato sono state utilizzate in modo spregiudicato senza che fosse appurata, con certezza, la loro sicurezza d’uso (è il caso di alcuni coloranti, prima largamente impiegati nella colorazione degli alimenti, poi proibiti in quanto rivelatisi cancerogeni). Nonostante gli a. siano spesso oggetto di pesanti critiche, senza il loro impiego l’industria alimentare non avrebbe raggiunto i consistenti livelli di innovazione tecnologica che hanno consentito di offrire al consumatore una vasta e varia gamma di prodotti alimentari. In pratica vengono classificati almeno tre gruppi di a. alimentari: 1) quelli che aiutano a preservare i cibi (antiossidanti, conservanti); 2) quelli che intervengono sulle proprietà sensoriali (coloranti, dolcificanti, ecc.); 3) il gruppo dei cosiddetti a. tecnologici (prodotti che vengono impiegati per lavorare adeguatamente i cibi prima della commercializzazione). L’impiego degli a. dipende da una serie di controlli che vengono effettuati sia a livello europeo sia a livello di istituzioni internazionali. I prodotti a. alimentari che hanno ricevuto autorizzazione europea si identificano con la lettera E seguita da un numero.