NEGRI, Adelchi
NEGRI, Adelchi. – Nacque il 16 luglio 1876 a Perugia, da Raffaele, di origine napoletana, direttore delle scuole magistrali, e da Emilia Almici.
Seguendo nei suoi trasferimenti il padre, la famiglia si spostò frequentemente da una città all’altra: Arezzo, Vercelli, Fano, Massa, Catanzaro, Napoli, trascorrendo le vacanze nel bresciano, a Coccaglio, nella villetta della madre.
Ottenuta nel 1894 la licenza d’onore dal liceo Arnaldo di Brescia, si trasferì a Pavia per iscriversi alla facoltà di medicina, frequentando sin da studente il laboratorio di patologia generale diretto da Camillo Golgi.
Le sue prime ricerche ebbero per oggetto problemi di ematologia (Sulla genesi delle piastrine nei vertebrati ovipari, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XIV [1899], pp. 21-32; Nuove osservazioni sulla struttura dei globuli rossi, ibid., pp. 109-112; Über die Persistenz des Kernes in den roten Blutkörperchen erwachsener Säugetiere, in Anatomischen Anzeiger, XVI [1899], 2, pp. 33-38).
Dopo essersi laureato con lode in medicina e chirurgia nel 1900, rimase nel laboratorio di Golgi quale assistente onorario, divenendo assistente straordinario di patologia generale a partire dal 1901.
Come altri allievi del laboratorio, si impegnò in ricerche sulla nuova struttura intracellulare descritta pochi anni prima da Golgi, l’apparato reticolare interno, e identificandola anche nelle cellule di alcune ghiandole ed epiteli dimostrò per la prima volta in modo incontrovertibile come essa non fosse tipica del tessuto nervoso (Di una fine particolarità di struttura delle cellule di alcune ghiandole dei mammiferi, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XV [1900], pp. 61-70).
Le ricerche sulla rabbia, alla quale è legata la fama internazionale di Negri, cominciarono intorno al 1902, in anni in cui il problema dell’eziologia della malattia sembrava ancora lontano da una soluzione. Il giovane scienziato si dedicò alla ricerca di eventuali alterazioni neuropatologiche tipiche dell’infezione, iniziando a lavorare su conigli infettati con il virus fisso (ottenuto da passaggi ripetuti su animale sperimentale) per trasferire poi la ricerca sul cane, utilizzando il virus di strada. Riscontrando alcune peculiari formazioni all’interno delle cellule nervose, formulò l’ipotesi che questi ‘corpiccioli’ fossero qualcosa di estraneo alle cellule. Dopo una lunga serie di esperienze, comunicò i suoi risultati, avanzando anche l’ipotesi che l’agente eziologico fosse un protozoo (Contributo allo studio dell’eziologia della rabbia, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XVIII [1903], pp. 88-114). Pochi mesi dopo descrisse le norme tecniche da utilizzarsi a scopo diagnostico (Sull’eziologia della rabbia. La diagnosi della rabbia in base ai nuovi reperti, ibid., pp. 229-259). La rilevazione della presenza di queste formazioni (in seguito chiamate ‘corpi di Negri’), infatti, aveva una grande utilità pratica, consentendo di accertare rapidamente (in poche ore, mentre col metodo biologico prima in uso occorrevano circa due settimane) la presenza della malattia negli animali con sospetta infezione rabica e, di conseguenza, intervenire tempestivamente in caso di morso. Per questa ragione il metodo si diffuse in tutti gli istituti antirabici del mondo.
Tra il 1904 e il 1908, Negri pubblicò una serie di lavori a suffragio dell’ipotesi che identificava l’agente eziologico della malattia in un protozoo assumente forme diverse per grandezza e struttura in fasi differenti del suo sviluppo (Sull’eziologia della rabbia. La dimostrazione del parassita specifico nell’infezione rabbica degli uccelli, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XIX [1904], pp. 22-25; Sull’eziologia della rabbia. Sulla morfologia e sul ciclo evolutivo del parassita specifico, ibid., XX [1905], pp. 321-333; Ulteriori osservazioni sulla struttura del Neuroryctes hydrophobiae, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 5, XVIII [1909], 12, pp. 657-660; Sulla morfologia e sul ciclo del parassita della rabbia, in Memorie della R. Accademia dei Lincei, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 5, VII [1909], pp. 469-486). A queste ricerche si legano anche altri lavori (Osservazioni sui sarcosporidi, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. 5, XVII [1908], 8, pp. 561-567; Osservazioni sugli Haemoproteus, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, XLIV [1911], pp. 889-892), interpretabili come tentativo di trovare analogie tra alcuni protozoi e i corpi endocellulari dell’idrofobia. La teoria di Negri circa l’agente eziologico della rabbia si rivelò errata, in quanto la malattia è in realtà causata da un virus, mentre la natura dei ‘corpi di Negri’, alterazioni morfologiche cellulari legate alla presenza del virus, resta oggi ancora da chiarire.
Nel 1904, assunse la direzione dell’Istituto per la preparazione del vaccino jenneriano, annesso alla patologia generale. La serietà con cui si dedicò all’incarico, gravoso e di scarso prestigio, è testimoniata dalla produzione scientifica sull’argomento (Esperienze sull’attività del vaccino jenneriano sottoposto ad alte temperature, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XVIII [1903], pp. 1-13; Über Filtration des Vaccinevirus, in Zeitschrift für Hygiene und Infektionskrankheiten, LIV [1906], pp. 327-346). Nel 1905 ebbe la libera docenza in patologia generale e iniziò a tenere anche un corso libero di microbiologia. Nel 1909 ottenne l’insegnamento del neoistituito corso di batteriologia. Il suo lavoro in questo campo fu intensissimo – più di quanto non appaia dalla produzione scritta – e fortemente orientato verso argomenti di applicazione pratica e utilità sociale. Nel corso del 1906 si dedicò allo studio di alcuni focolai di un’epidemia che aveva colpito la provincia di Pavia, isolandone l’agente eziologico, il bacillo di Shiga-Kruse, e distinguendola da comuni forme di enteriti estive (Una epidemia di dissenteria nella provincia di Pavia, in collab. con D. Pane, in Archivio per le scienze mediche, XXX [1906], 3, pp. 66-77).
Nel 1906 sposò la collega e collaboratrice Lina Luzzani che gli fu accanto quando la forma di tubercolosi con localizzazioni osteo-articolari, manifestatasi fin dai tempi della laurea, cominciò ad aggravarsi. Nonostante le precarie condizioni di salute, nel 1908 assunse l’incarico di organizzare una campagna di ‘bonifica umana’ contro la malaria. L’operazione consisteva nella «cura intensiva, radicale […] di tutti i malarici di una determinata zona nel periodo interepidemico, al doppio scopo di evitare il manifestarsi delle forme recidive e di togliere […] alle nuove generazioni di anofeli […] la possibilità di infettarsi» (Sul valore della bonifica umana come mezzo di lotta contro la malaria, Pavia 1909, p. 3). Il lavoro ebbe inizio in sei Comuni e proseguì poi su un territorio più ampio (Ulteriori informazioni sul valore della bonifica umana come mezzo di lotta contro la malaria, Pavia 1910). Nonostante gli ottimi risultati ottenuti, tuttavia, gli ostacoli finanziari furono insormontabili e il programma fu finanziato solo fino al 1912.
Nell’inverno del 1911, intanto, i sintomi del male che lo affliggeva si ripresentarono con maggiore violenza, forse anche a causa del periodo di intenso lavoro cui si era sottoposto svolgendo ricerche di laboratorio per fronteggiare il rischio di un’epidemia di colera in Lombardia.
Morì a Pavia la mattina del 19 febbraio 1912.
Fonti e Bibl.: Pavia, Arch. storico del-l’Università, Archivio di deposito. Fascicoli personali studenti, f. A.N.; Fascicoli personali docenti, f. A.N.; Ibid.,Museo per la storia dell’Università, Fondo A.N., Fondo Veratti (scat. 6, gr. VII, f. 3, n. 13; scat. 9, gr. X, f. 4; scat.11, gr. XVI, f. 9, nn. 3-6, f. 13, n. 3, 6; scat. 12, gr. XIX, f. 1, nn. 32, 33, 36); Fondo Golgi (scat. 11, cart. 1, n. 21); Ibid.,Sistema museale di Ateneo, Fondo golgiano della patologia generale (scat. 36). Necr. in La critica medica, 29 febbraio 1912; C. Golgi, L’opera scientifica di A.N., Pavia 1912; L. Negri-Luzzani, La diagnostic de la rage par la démonstration du parasite spécifique, in Annales de l’Institut Pasteur, XXVII (1913), 12, pp. 1039-1064; E. Veratti, A.N. La vita e l’opera scientifica, in Rivista di biologia, XVI (1934), 3, pp. 577-601; A.F. La Cava, A.N. e la sua opera scientifica nel cinquantenario della sua grande scoperta, Milano 1953; E. Veratti, L’inter-pretazione dei corpi del N. cinquant’anni dopo la scoperta, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, LXVII (1953), 1, pp. 1-13; B. Zanobio, A.N., in Dictionary of scientific biography, X, New York 1974, pp. 15 s.; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria(1892-1970), Milano 1991, p. 326; A. Fappani, Enciclopedia bresciana, X, Brescia 1993, p. 196; K. Kristensson et al., Rabies: interactions between neurons and viruses. A review of the history of N. inclusion bodies, in Neuropathology and applied neurobiology, XXII (1996), 3, pp. 179-187; P. Mazzarello, La scuola scientifica di Camillo Golgi, in Annali di storia delle università italiane, VII (2003), pp. 165-181; M. Bentivoglio, Intraneuronal inclusion bodies. From N. bodies to proteasomal dysfunction, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche mat. e naturali, s. 9, XIV (2003), pp. 263-279; A. Margreth, A.N. and schools of general pathology in Italy between the end of the nineteenth and beginning of the twentieth century, ibid., pp. 251-262; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato, Torino 2006, p. 660; Id. et al., Golgi, architetto del cervello, Milano 2006, p. 215; Id., Golgi. A biography of the founder of modern neuroscience, New York 2010, p. 490; M. Bentivoglio - R. Mariotti - G. Bertini, Neuroinflammation and brain infections. Historical context and current perspectives, in Brain research reviews, LXVI (2011), n. 1-2, pp. 152-173.