STEHLE, Adelina
STEHLE, Adelina. – Nacque a Graz, in Austria, il 30 giugno 1861, primogenita di Franz (1812-1892), compositore e direttore di banda dell’esercito austriaco, e della bresciana Carolina Buffoli (1827-1916).
Studiò canto al conservatorio di Milano con Antonio Sangiovanni dal 1879 al 1881, con saggio finale il 3 dicembre, ma già il 19 agosto aveva debuttato nella Sonnambula a Broni (Pavia), nel teatro Sociale inaugurato il 9 agosto. Nel 1882, il 30 marzo, fu Giulietta nei Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini al teatro Manzoni di Milano, e il 29 luglio sposò a Milano un avvocato di Broni, Carlo Mangiarotti (1843-1919). Il 27 maggio 1883 nacque il figlio Giuseppe (padre di due famosi schermidori, Dario ed Edoardo Mangiarotti), e per cinque anni la cantante si tenne lontana dalle scene.
Riprese l’attività il 22 settembre 1888, interpretando Elisetta nel Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa al Comunale di Bologna. Cantò poi a Voghera (Rigoletto), a Mantova (Un ballo in maschera), alla Pergola di Firenze (Amore in Orfeo ed Euridice), un repertorio eterogeneo che segnala la ricerca di un’identità. La medesima caratteristica segna anche il lungo soggiorno in Cile e Perù, dal maggio 1889 al luglio 1890, dove evidentemente la Stehle cercò indipendenza economica, avendo abbandonato la famiglia. In quel periodo il suo repertorio fu assai vasto: Linda di Chamounix, Lucia di Lammermoor, Rigoletto, La traviata, La Gioconda, El guarany, L’ebrea di Jacques Fromental Halévy, Gli Ugonotti, Micaela in Carmen. Tornata in Italia, si orientò verso un repertorio lirico-leggero, e al Comunale di Bologna fu un’applaudita Margherita in Faust e l’eroina eponima, Amelia «pellegrina orfana», nella prima della Pellegrina di Filippo Clementi (16 novembre 1890). Approdò poi alla Scala, dove fu l’Infante nel Cid di Jules Massenet (3 gennaio 1891) e Adin, il paggio della regina di Samarcanda, nella prima del Côndor di Carlo Gomes (21 febbraio 1891), quindi disegnò un Walter di spigliata vivacità nella ‘prima’ della Wally di Alfredo Catalani (20 gennaio 1892; in tutti e tre i casi la prima donna fu Hariclea Darclée). Nella primavera del 1892, al teatro Dal Verme di Milano, diretta da Arturo Toscanini cantò Ofelia nell’Amleto di Ambroise Thomas (8 maggio) accanto a Victor Maurel, e fu la prima Nedda nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo (21 maggio). Nell’estate-autunno 1892 partecipò a una lunga tournée a Rio de Janeiro con il direttore Marino Mancinelli; appena tornata in Italia, il 22 novembre fu a Genova per incontrare Giuseppe Verdi, in vista della prima di Falstaff (Scala, 9 febbraio 1893) nel personaggio di Nannetta accanto al tenore Edoardo Garbin: partecipò poi alla tournée della «commedia lirica» verdiana a Genova, Roma, Venezia, Trieste, Vienna, Berlino, Brescia.
Ormai decisamente affermata, cominciò ad affrontare personaggi dell’opera verista e, sebbene possedesse una voce di limitata potenza, mostrò notevoli doti interpretative. Dopo la prima esecuzione dei Medici di Leoncavallo (Milano, 9 novembre 1893), iniziò la convivenza con il tenore Garbin: con lui comparve nei Dispetti amorosi di Gaetano Luporini (Lucca, 2 settembre 1894). Nel 1894 a Napoli cantò in Fior d’Alpe di Alberto Franchetti, e nel 1895 a Milano partecipò a due prime di Pietro Mascagni, Guglielmo Ratcliff e Silvano (Scala, 16 febbraio e 25 marzo), al Fortunio di Niccolò van Westerhout (Lirico, 16 maggio), e nel 1896 a La cortigiana di Antonio Scontrino (Dal Verme, 30 gennaio). Dal 1895 si specializzò, sempre accanto a Garbin, nella Manon di Massenet, in Manon Lescaut e La bohème di Giacomo Puccini, nella Fedora di Umberto Giordano (dal 1899) e in Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea (dal 1903), eseguite in molti teatri italiani, a Madrid e Barcellona, a Lisbona e Oporto, a Varsavia, Odessa e Parigi. Dal 1903 rallentò l’attività, cantando quasi esclusivamente Adriana Lecouvreur, e l’ultima apparizione in teatro avvenne a Oporto nel gennaio 1907 in Fedora.
Con Garbin ebbe due figli, Anna (Firenze, 22 febbraio 1897) e Mario (Milano, 1° dicembre 1900). Vedova fin dal 1919, sposò il tenore soltanto il 2 aprile 1934 a Milano, e trascorse gli ultimi anni di vita a Milano e nella villa Garbin a Tradate (Varese).
Morì il 24 dicembre 1945 nella casa di riposo Giuseppe Verdi di Milano, dov’era stata accolta il 19 aprile 1944 come ospite a pagamento. È sepolta nella cappella Garbin nel cimitero di Tradate.
Dotata di un’accurata preparazione musicale – al conservatorio di Milano studiò anche pianoforte – fu in grado di affrontare con disinvolta sicurezza numerosi spartiti in prima esecuzione e nei primi anni di attività spaziò in un repertorio molto vasto, che comprendeva oltre i titoli già citati il Guglielmo Tell (nel 1899 alla Scala, con Francesco Tamagno, direttore Toscanini), Gli Ugonotti e L’Africana, l’Amleto di Thomas, Lohengrin e Tannhäuser, la Wally (Walter), l’Amico Fritz. Il sodalizio con Garbin, iniziato nel 1893 con Falstaff e divenuto preponderante per la sua attività a partire dal 1895, la spinse a privilegiare un repertorio progressivamente più ristretto, determinato anche dalle caratteristiche del tenore, piuttosto restio a uscire da un ristretto numero di opere di repertorio. Massenet (Manon), Puccini (Manon Lescaut e La bohème), Giordano (Fedora) e Cilea (Adriana Lecouvreur) furono gli autori prevalenti in un’attività molto intensa fino al 1900, poi via via diradata fino all’addio alle scene, avvenuto nel 1907. In queste ultime opere mise in luce notevoli doti sceniche, che risaltavano soprattutto in personaggi di raffinata eleganza (seppe eccellere come Adriana Lecouvreur) e sopperivano ai limiti di una voce di modesta potenza, ma di impeccabile formazione tecnica.
In altri personaggi, e soprattutto in situazioni patetiche, tendeva a qualche leziosaggine; gliela rimproverò il critico Gino Monaldi, che pure aveva apprezzato la sua voce in Manon di Massenet: «Non ci è apparsa mai così fresca, morbida e gentile e la sua arte così ricca di attrattive e di fascino». Alla critica la Stehle rispose: «Ella ha ragione! Nella parte di Manon, sia nella interpretazione artistica che vocale, vi è da parte mia qualche leziosaggine, che io, benché lo riconosca, non ho potuto togliere e, come Manon, dirò: ‘Non so il perché!...’. Forse per la quantità enorme di recite eseguite di quest’opera, di modo che i difetti sono divenuti consuetudini naturali, allettati anche dagli applausi e più ancora da attitudini artistiche in me innate. Saprò correggermi? È ciò che mi auguro» (La Critica, II, 17 novembre 1895, pp. 931 s.). È un’analisi precisa della situazione che si era creata da quando cantava quasi esclusivamente in coppia con Garbin, limitandosi a quelle cinque opere, con rarissime prestazioni accanto ad altri tenori: Lohengrin nel novembre 1901 al Dal Verme, Tannhäuser a Odessa nel febbraio 1904, Chopin di Giacomo Orefice nel giugno 1905 al Sarah Bernhardt di Parigi. Risale agli anni 1904-05 l’incisione discografica di due duetti con Garbin tratti da La bohème e da Adriana Lecouvreur (Fonotipia).
Fonti e Bibl.: Graz, Archivio diocesano, parrocchia St. Andrä, Libro dei battesimi 1835-1873, Atto di nascita; Milano, Conservatorio, Registri scolastici, anni 1879-1881; Anagrafe storica del Comune, Atto di matrimonio con C. Mangiarotti, 29 luglio 1892; Chiesa di S. Maria Incoronata, Archivio parrocchiale, Atto di matrimonio con E. Garbin, 2 aprile 1934.
R. Celletti, A. S., in Enciclopedia dello Spettacolo, IX, Roma 1962, coll. 330 s.; M. Scott, The record of singing, I, London 1977, pp. 150, 165; J. Budden, Le opere di Verdi, III, Torino 1988, ad ind.; J.B. Steane, A. S., in New Grove Dictionary of opera, IV, London 1992, p. 534; M. J. Phillips-Matz, Verdi: a biography, Oxford 1993, ad ind.; C. Springer, Verdi und die Interpreten seiner Zeit, Wien 2000, pp. 436 s.; K.-J. Kutsch - L. Riemens, S. A., in Großes Sängerlexikon, VI, München 2003, coll. 4516 s.; Cambridge Verdi Encyclopedia, Cambridge 2013, pp. 421 s.; Carteggio Verdi-Boito, a cura di M. Conati, Parma 2014, ad ind.; si veda inoltre A. S., in Österreichisches Biographisches Lexikon 1815-1950, https://www.biographien.ac.at/ oebl/oebl_S/Stehle_Adele_1861_1945.xml (10 marzo 2019).