ADELMANNO
Sacerdote della Chiesa milanese, che una tarda tradizione ritiene "cimiliarca" della cattedrale di S. Maria "Yemalis",fu eletto arcivescovo di Milano nel 948, in contrasto con l'altro arcivescovo Manasse.
Morto l'arcivescovo Arderico nell'ottobre 948, il re Lotario aveva dato la cattedra ambrosiana a Manasse, suo parente, con il consenso o per sollecitazione del marchese Berengario d'Ivrea. Manasse era arcivescovo di Arles ed aveva già ricevuto da suo zio, Ugo di Provenza, l'amministrazione dei vescovadi di Verona, Mantova e Trento. Il popolo e il clero milanese non accettarono l'arcivescovo nominato "ex datione regis" (Arnulphi Gesta,I, 5)ed elessero arcivescovo Adelmanno.
Lo scisma durò cinque anni, dalla fine del 948 ai primi mesi del 953,poiché il successore dei due vescovi contendenti, Valperto, appare già in un documento dell'aprile di quest'anno. I due arcivescovi rivali e i loro partiti si contrastarono aspramente, secondo il cronista Arnolfo "non in cathedra, sed in arcu et faretra". Poiché i cataloghi affermano che "Adelmannus et Manasses 5 annos inter se diviserunt", si è pensato a questo proposito a una divisione del territorio della diocesi in due obbedienze; ma è più probabile che si alluda solo alla presenza di due arcivescovi sulla cattedra ambrosiana.
Se abbiamo pochissimi documenti milanesi che parlino di Manasse, nessuno di essi cita Adelmanno. Sappiamo solo che, fra la metà dell'ottobre 950 e la metà del febbraio 951, Manasse tornò alla sua sede archiepiscopale di Arles.
Non sappiamo nemmeno quali classi sociali appoggiassero i due rivali. Il Bognetti ha di-mostrato come sia un'invenzione posteriore la tradizione che A., ancora "cimiliarca" nel 951, abbia fondato la chiesa di San Giorgio "al pozzo bianco" e costituito, con i suoi vasti possedimenti nella zona di Porta Orientale e in quella di Lambrate inferiore, un consorzio agnatizio. I documenti che hanno tramandato questa tradizione sono stati redatti dalla famiglia dei Menclozzi, la quale ha, nel sec. XII, fatto risalire ad A., suo supposto progenitore, la fondazione di una adelmannia,nome con il quale si intendeva velare quello effettivo di arimannia. È quindi molto dubbia l'appartenenza di A. alla famiglia dei Menclozzi e comunque a una stirpe arimannica. È molto probabile, invece, che si stringesse attorno ad A. la grande maggioranza della popolazione e del clero milanese, contro l'arcivescovo forestiero che era stato eletto dall'arbitrio e dall'interesse politico di un sovrano.
L'atteggiamento politico dei cittadini milanesi e di A. fu dettato da un costante motivo di opposizione a Manasse, il quale, dopo essere stato partigiano di Berengario, quando i Milanesi appoggiavano le pretese di Ottone I, si gettò quindi dalla parte del sovrano tedesco e gli si presentò a Trento favorendogli il passaggio per la Marca veronese. In conseguenza di questo voltafaccia, i Milanesi e A. si erano mantenuti ostili a Ottone durante tutti i quattro mesi della sua permanenza a Pavia, mentre Manasse rivestiva la carica di arcicancelliere (come tale appare dal 10 ott. 951 al 15 febbr. 952).
Forse l'ostilità permanente dei Milanesi indusse il duca Corrado di Lorena, lasciato dal suocero Ottone in Italia, a cercare una soluzione di compromesso per cui nella dieta di Augusta (7ag. 952) Berengario ottenne il Regno italico, riconoscendosi vassallo di Ottone.
Tornato in Italia, approfittando di difficoltà, interne ed esterne, che preoccupapavano Ottone, Berengario si atteggiò a sovrano indipendente; si liberò quindi di Manasse e di A., favorendo al loro posto l'insediamento di Valperto. A. mori, pare, nel 956.
Se l'epitaffio di A. è da ritenere un falso posteriore, è tuttavia probabilmente vera la data del dicembre 956da esso assegnata alla sua morte. Infatti, il trascrittore dell'epigrafe ricavò tale elemento da altra fonte, in quanto non sembra che la datazione, così come è da lui trascritta, si possa considerare parte integrante del testo dell'epigrafe. Inoltre il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani pone la data di morte di A. "circa DCCCCLVI",ricavandola, sembra, da fonte diversa dall'epitaffio. A. sarebbe pertanto sopravvissuto circa tre anni alla sua deposizione.
Fonti e Bibl.: Arnulphi Gesta archi episcoporum mediolanensium,I, 5,in Monumenta Germ. Hist., Scriptores,VIII, Hannoverae 1848, p. 8; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne' sec. bassi,Milano 1760-71, II, pp. 509 ss.; L. A. Ferrai, Il De situ urbis Mediolanensis e la Chiesa ambrosiana nel sec. X,in Bullett. d. Ist. stor. ital. per il M. E.,XI (1892), pp. 140-148; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300: La Lombardia,I: Milano,Firenze 1913, pp. 359-365; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens,Leipzig 1913, pp. 73-75;G. P. Bognetti, Arimannie nella città di Milano,in Rendic. d. Ist. lombardo di scienze e lettere,classe di lettere e scienze morali, LXXII (1938-39), pp. 181-206; G. Fasoli, I re d'Italia,Firenze 1949, pp. 166 ss.; C. G. Mor, L'età feudale,I, Milano 1952, pp. 179 e 209 n. 81; E. Besta, Dalla fine dell'unità carolingia..., in Storia di Milano,II, Milano 1954, pp. 459-468.