ADEMARIO (Ademaro)
Figlio di Pietro, tutore di Sicone, il quale era divenuto principe di Salerno in giovanissima età per la morte di Siconolfo, ma era stato estromesso dal trono per gli intrighi dello stesso Pietro, fu riconosciuto a sua volta principe di Salerno nel dicembre 853 dall'imperatore Ludovico II. Dell'azione politica di A. sono da segnalare i tentativi compiuti per imporre il riconoscimento del "principalis honor" ai conti di Capua, i quali durante le lotte di divisione del principato beneventano si erano adoperati a gettare le basi della loro indipendenza. Nell'858 A., ottenuta l'alleanza del duca Sergio di Napoli e degli Spole-tini, attaccò la nuova città che i Capuani due anni prima avevano fondata sulle rive del Volturno a sostegno della loro autonomia, dopo che la Capua antica era andata distrutta ad opera dei Saraceni. Ma la nuova Capua, "quadro constructa lapide",fece buona prova: A. e i suoi alleati furono battuti nella battaglia al ponte di Teodemondo (8 maggio 859), nella quale tra gli altri fu fatto prigioniero il figlio di Sergio, Cesario console. A rendere più definitivo il loro successo i Capuani si adoperarono ad estromettere dal principato salernitano lo stesso A., tramando una congiura contro di lui ed opponendogli un rivale nella persona di un esule salernitano, Guaiferio, il quale riuscì infatti ad eliminarlo (settembre 861). A., abbacinato, trovò rifugio in Napoli, sempre pronta ad accogliere i principi longobardi dissidenti, per aver pretesto di intervenire nelle loro frequenti contese domestiche.
Fonti e Bibl.: Erchemperti Historia Langobardorum Beneventanorum, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, capp. 24-26, p. 244; Chronicon Salernitanum,a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1956, capp. 93-94, pp. 93 s., M. Schipa, Storia del principato longobardo di Salerno, in Arch. stor. per le prov. napol., XII (1887), pp. 112-116.