ADEN (arabo Adan; A. T., 91 e 116-117)
Porto marittimo sulla costa meridionale dell'Arabia, che dà nome al golfo in cui trovasi ed al territorio retrostante.
Sin dal 1839 appartiene agli Inglesi, i quali lo fortificarono ed estesero a poco a poco la loro conquista lungo la costa e vers0 l'interno, colla forza o con penetrazione pacifica, a mezzo di compere, lasciti o pagamento di tributi.
Diciotto anni dopo la conquista di Aden, anche l'isolotto di Perim, all'imboccatura meridionale del Mar Rosso, cadde nelle mani degli Inglesi. Così, cogli accordi anglo-turchi del 1905 e 1914, i quali ne delimitavano la frontiera verso l'interno e soprattutto mediante pagamento di regolari tributi ai capi indigeni, se il vero possedimento britannico si estende su una superficie molto limitata, il protettorato di Aden, invece, occupa una larga striscia costiera, dal Mar Rosso al uadi Bana, e penetra abbastanza in profondità verso il deserto arabico, specie verso il NE. Il possedimento, di Aden, compresa l'isola di Perim, ha una superficie di circa 200 kmq.; fa parte della presidenza di Bombay ed è retto da un residente politico, il quale ne comanda anche la guarnigione. Il protettorato. invece, si estende su oltre 23 mila kmq., ma la popolazione di 56 mila abitanti circa (cens. 1921) è tutta accentrata nella città, e l'aumento di oltre 10 mila abitanti, avutosi rispetto al censimento precedente (1911), ne dimostra lo sviluppo.
L'importanza del protettorato è assai scarsa, data la povertà economica del paese, dovuta soprattutto al fattore climatico. Considerevolissima, al contrario, è l'importanza strategica e commerciale del porto. Questo è situato a 12° 45′ lat. N. e 45° 4′ di long. E. da Green Vich, e cioè a meno di 200 km. dallo stretto di Bāb el-Mandeb. Parte di un'aspra penisola vulcanica, pare che occupi il cratere di un vulcano estinto, e la roccia nuda ergentesi bruscamente alle sue spalle ne costituisce una mirabile difesa naturale. L'opera dell'uomo, assecondata dalla natura, lo ha ridotto pressoché inespugnabile ed esso, insieme col munitissimo isolotto di Perim e colle colonie britanniche dell'altra sponda del golfo di Aden, costituisce un efficacissimo sistema di fortificazione a sbarramento della porta meridionale del Mar Rosso. Grave elemento di debolezza per un luogo fortificato era la mancanza di acqua potabile, ma a tale inconveniente fu con molta spesa in parte ovviato, mediante lo scavo di pozzi assai profondi e mediante la costruzione di un lungo acquedotto. Però è sempre necessario ricorrere all'acqua marina, resa potabile con adatti procedimenti.
Anche maggiore è l'importanza commerciale del porto, che dalla sua situazione fu designato grande porto mondiale di scalo e di carbone, quando, trent'anni dopo la sua conquista da parte degli Inglesi, l'apertura del canale di Suez ingigantiva il traffico del Mar Rosso. Costituisce, infatti, l'unico porto di possibile scalo per carbone pei piroscafi tra Suez ed i porti indiani e perciò può dirsi che comandi la via delle Indie. Nel 1924-25 fu toccato da 1315 navi mercantili di 4.255.000 tonnellate nette.
Del pari, tutt'altro che trascurabile è la sua situazione nei riguardi degli scambî fra l'India, l'Arabia e la costa orientale dell'Africa. La necessità del totale approvvigionamento dall'estero della popolazione cittadina per l'estrema povertà dell'agricoltura locale; la mancanza quasi completa di industrie indigene, rappresentate soltanto da saline e da fabbriche di sigarette; ma soprattutto l'essere una così importame stazione di scalo e di carbone, hanno concorso a sviluppare in modo considerevole la sua naturale funzione commerciale. Nel 1924-25 si ebbe un'importazione di circa novanta milioni di rupie, rappresentata soprattutto da cotonate, cereali, cuoi e pelli, tabacco, carbone, caffè, zucchero, frutta, ecc. L'essere le esportazioni costituite su per giù dalle stessi merci, oltre che dai pochi prodotti dell'interno (caffè, gomme, pelli, ecc.), tutto per un valore di poco meno di 80 milioni di rupie, mette in piena evidenza la funzione commerciale di questo porto. La quale funzione è, del resto, anche largamente dimostrata dai 2350 bastimenti di piccolo tonnellaggio che, secondo la fonte statistica citata innanzi, toccarono nel 1924-25 questo porto.
Una ferrovia di circa 55 km. unisce Aden a Laḥiǵ e Habīl.
Una città col nome di Adana di Arabia è ricordata da Plinio (Nat. hist. VI, 28) e da Filostorgio (Hist. Eccl., III, 4), ed è senz'altro da ammettere che essa corrisponda al luogo della moderna Aden, non solo per la somiglianza dei nomi, ma anche perché non altro luogo può trovarsi più atto a far sorgere una città importante, come quello, all'estremità sudoccidentale della penisola arabica, dove possono meglio incontrarsi le correnti commerciali di tre vasti paesi come l'Egitto, l'Arabia e l'India.
Fu certo colà un centro di quel regno degli Ḥimiariti che furono i grandi navigatori e commercianti del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano. I mercantì dell'Egitto tolemaico e romano furono indubbiamente in relazione con questi Ḥimiariti; forse contatti ostili con Roma si ebbero in occasione della spedizione di Elio Gallo nella penisola arabica, durante l'impero di Augusto. Alcuni grandi serbatoi d'acqua scavati nella roccia presso Aden sono da alcuni viaggiatori ritenuti opera romana.
Bibl.: Per la geografia, cfr. Report on Aden Harbour by Aden Commission (pubbl. uffic.); Statistics of British India (pubbl. uff.); Dominions and Dependencies of the Empire, in Britihs Empire series, Londra 1924; C. P. Lucas, Historical Geography of the British Colonies, Londra 1906, 2ª ed., I, oltre alle opere generali sull'Arabia.
Per la storia, cfr. Sprenger, Die alte Geographie Arabiens, Berna 1875, p. 80; Krüger, Der Feldzug des Aelius Gallus, Wismar 1862; Glaser, Geschichte u. Geographie Arabiens, Berlino 1890, II; Schur, Die Orientpolitik des Kaisers Nero, Lipsia 1923.