adolescenza: Novelty seeking
L’adolescenza è un periodo molto particolare dell’ontogenesi, che si ritrova nell’uomo come in tutti i mammiferi, caratterizzato da una notevole plasticità nervosa a livello cerebrale. In tale periodo ha luogo un processo di sovrapproduzione ed eliminazione di neuroni, neuriti e sinapsi, con la maturazione di molti sistemi di neurotrasmissione; le aree cerebrali più evolute, quali l’ippocampo, il sistema mesolimbico e infine la corteccia prefrontale, vanno incontro a definitiva maturazione. Pertanto in corrispondenza dell’adolescenza avvengono le transizioni più significative nello sviluppo cognitivo, emotivo, motivazionale e sociale, oltreché sessuale, le quali determinano talune peculiari manifestazioni del comportamento specifiche di questa età. Un tratto temperamentale particolarmente evidente negli adolescenti è la ricerca di novità o di nuove sensazioni (novelty seeking). Tale tratto, secondo Marvin Zuckerman, si caratterizza come ≪necessita di sperimentare continuamente delle sensazioni varie e complesse, sempre nuove≫, che siano gratificanti. Pertanto, sia il coinvolgimento in attività rischiose e stimolanti (per es., gli sport estremi, gli atteggiamenti di sfida con sprezzo del pericolo, ecc.), sia la ricerca e l’uso di sostanze psicoattive, legali o meno, sono tipicamente molto frequenti negli adolescenti umani.
È stato confermato che le differenze individuali nei gradi di novelty seeking dipendono in parte da differenze genetiche a livello del sistema della dopammina (DA): soggetti portatori di varianti alleliche particolari per taluni geni, come per es. quello del recettore D4 (D4DR) ovvero del trasportatore della dopammina (DAT), mostrano dei valori più alti di novelty seeking rispetto a soggetti con un genotipo privo di tali varianti. di sensazioni nuove e spesso associata ad altri comportamenti tipici, come per es. gioco d’azzardo, impulsività, aggressività, ricerca di gratificazioni intense e variegate. Gli individui caratterizzati da un eccessivo manifestarsi di tali comportamenti sono considerati ‘a rischio’ di sviluppare forme di abuso cronico o di dipendenza (per es., cibo, videogiochi, Internet, sostanze psicoattive, ecc.). Alcune caratteristiche neurofisiologiche, riferibili ai tratti comportamentali suddetti e ben evidenziate in soggetti umani adolescenti, si ritrovano in molti altri mammiferi, specialmente nei primati, nei suini di allevamento e negli animali da laboratorio, come ratti e topi. In effetti, nei roditori da laboratorio, l’esperienza della novità (stimoli nuovi o variazioni d’intensità di quelli familiari) è stata associata a un’attivazione nel sistema mesolimbico misurabile come un rapido innalzamento dei livelli di DA nell’area cerebrale del nucleus accumbens. Lesioni sperimentali di questa specifica area impediscono l’espressione dei comportamenti di novelty seeking, quali l’esplorazione di oggetti o ambienti nuovi. Il nucleus accumbens è coinvolto massicciamente nei fenomeni di gratificazione, indotti sia dagli stimoli naturali sia dai farmaci psicostimolanti o da altre sostanze d’abuso. Di conseguenza, anche per l’uomo, soddisfare una pulsione di novelty seeking appare tanto gratificante quanto altri eventi naturali, come mangiare o accoppiarsi. Sono ormai disponibili, anche nel ratto e nel topo, studi sistematici sulle varie fasi dell’adolescenza, definita come un periodo ontogenetico della durata di circa 10÷15 giorni, comprendente i 7÷10 giorni precedenti la pubertà (che si verifica a circa 40 giorni d’età) e i 3÷5 giorni immediatamente successivi. Un tipico picco di novelty seeking, con livelli di massima espressione della motivazione esplorativa, si osserva in ratti e topi adolescenti rispetto a soggetti più giovani o più maturi. Un tale profilo, che può anche definirsi di curiosità, facilita l’esplorazione autonoma dell’ambiente e risulta altamente adattativo in natura. Infatti, vista la nicchia ecologica da essi occupata, gli animali adolescenti, così motivati, lasciano il nido parentale e partono alla ricerca di nuovi territori.
Il fatto che la pulsione verso uno stimolo naturale, quale la ricerca e l’esperienza di sensazioni nuove, sia in grado di agire sugli stessi meccanismi cerebrali della gratificazione, gli stessi sui quali agiscono anche le sostanze psicoattive o droghe, da conto di alcune evidenze epidemiologiche circa il rischio d’abuso di sostanze negli adolescenti. Si comprende facilmente come gli individui cosiddetti novelty (o sensation) seekers (≪che ricercano la sensazione di novita≫) siano molto più inclini all’uso di droghe rispetto ad altri, di diversa età o mossi da altre motivazioni. Poiché il cervello conserva un’elevata plasticità durante tutta l’adolescenza, e poiché le sostanze psicoattive influenzano tale plasticità, un’esposizione massiccia a queste sostanze può indurre modificazioni neuronali note e ben precise, che spiegano lo sviluppo successivo dell’abuso e delle tossicodipendenze. Numerosi studi hanno esaminato le determinanti psicobiologiche della vulnerabilità al consumo di sostanze psicoattive e le conseguenze, sia a breve sia a lungo termine, di una esposizione durante questa delicata fase ontogenetica. Analogamente, studi condotti su modelli animali dimostrano che, quando ratti o topi sono esposti a droghe durante il periodo dell’adolescenza, si generano quegli adattamenti dinamici nei sistemi neurobiologici che, nel loro complesso, determinano una maggiore vulnerabilità nei confronti di una successiva esposizione alle stesse o ad altre sostanze in età adulta. Se è vero che l’individuo già esposto a una qualunque sostanza psicoattiva si ‘sensibilizza’ nei confronti di una successiva esposizione, tale fenomeno è di intensità maggiore se la prima esposizione avviene durante l’adolescenza, con un graduale calo del fenomeno all’aumentare dell’età. In sintesi, da un punto di vista psicofarmacologico, l’adolescenza sembra comportare conseguenze durevoli e più marcate in seguito alla stimolazione da sostanze psicoattive.